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 2024  marzo 22 Venerdì calendario

Intervista a Marc Marquez

PORTIMAO – Ha ritrovato il sorriso, quello vero. Merito anche di una torta che gli hanno tirato in faccia i ragazzi del team Gresini, la sua nuova famiglia italiana. Marc Marquez il mese scorso ha compiuto 31 anni. «Mi sembra ieri, che ne avevo 20». Chissà se tornerà ad essere veloce come allora. «Non so. Sono solo più esperto». Otto titoli mondiali, poi un braccio rotto e quattro anni di calvario. Addio Cannibale? «La vita mi ha dato una lezione. Mi sono rimesso in gioco. Ho una montagna davanti: provo a scalarla, divertendomi». Il fantasma di Valentino, i soldi in banca, le rinunce di quando era bimbo, il trasloco a Madrid. La fidanzata. «È quella giusta». Tifa Alcaraz, perché ha la sua stessa passione, e gli piace Sinner: così elegante. «Bella sfida. Un po’ come Marquez e Bagnaia, o no?». Ride, e si racconta.Marquez su una Ducati: chi l’avrebbe detto.«Vedo la vita in maniera diversa.Voglio ancora vincere, l’ambizione è sempre la stessa. Mi sento competitivo: ma per sapere la verità, dovevo salire sulla moto migliore e finire tra i primi cinque. I migliori».Appunto: all’esordio in Qatar, un quarto e un quinto posto.Dicono che abbia pure rallentato, per prudenza.«Non sono diventato più prudente: ho capito che devo fare le cose al momento giusto. Prima conoscevo a memoria la mia moto, sapevo il limite e cercavo di superarlo. Ora ci sono tante cose della Ducati che devo ancora scoprire, imparare.Spero non accada, ma forse durante l’anno vedrete degli errori incomprensibili anche per me: è normale, quando sei in una situazione nuova».L’importante è divertirsi.«È solo così che ottieni il massimo. A novembre sono entrato nel box Gresini, la prima volta: mi hanno trattato da persona normale, come piace a me. È scattato qualcosa. A febbraio, la torta in faccia. C’è fiducia, si lavora bene. Con leggerezza».Pensa che soddisfazione sarebbe: vincere il nono titolo, raggiungendo il Doc, e proprio con la moto con cui Valentino era naufragato.«C’è chi ha vinto tanto e ha avuto una carriera relativamente semplice, chi invece ha subìto dei brutti infortuni. Ogni campione va valutato da solo. E poi, sono arrivato alla Ducati in un momento diverso da quello in cui è arrivato lui. A ciascuno la sua epoca, problemi, carriera. Il fantasma di Valentino non mi crea problemi. Quello che mi ha creato problemi sono stati questi anni difficili, e la montagna che mitrovo davanti».Ma ha rallentato lei o hanno accelerato i piloti più giovani?«L’altro giorno avevo 20 anni, correvo con avversari che ne avevano 31. Adesso sono io, quello che ha 31 anni. Da ragazzo sei fresco, pieno di energia. Non ti sei fatto male, non avverti il pericolo. Oggi, quando rivedo certe gare del 2013, capisco che molte cose sono girate per il verso giusto. Guardo quelle corse e penso: non lo rifarei, perché potrei cadere. Rispetto ad allora sono una persona più esperta».Molti scommettono: è guarito, sarà ancora più forte di prima.«Cercherò di essere veloce come allora, ma le moto – la Honda di un tempo, la Ducati odierna – sono differenti».C’è un altro sportivo spagnolo che fa impazzire: Carlos Alcaraz.Sembra il giovane Marquez.«Ha un carattere, un’audacia, unagarra straordinari: in partita fa dei punti che tra dieci anni nessuno proverà a fare. Sono colpi che si provano solo in allenamento, lui li tira fuori in partita. Carlos mi piace per il carisma: trasmette delle cose che fanno entrare il pubblico dentro il match, le sue reazioni sonosempre naturali. In un certo senso mi assomiglia. Viviamo entrambi con la massima passione per quello che facciamo. Meglio Alcaraz o Nadal? Rieccoci: Rafael ha 36 anni, ha avuto tante lesioni. Carlos è fresco. Non si possono paragonare».L’avversario di Alcaraz si chiama Jannik Sinner: lo conosce?«Ma certo. Forte, pulito, elegante.Come Bagnaia. Mettiamola così: Alcaraz-Sinner è un po’ come Marquez-Bagnaia, o no? (ride )».In queste stagioni lei deve avere guadagnato una montagna di soldi: che se ne fa?«Li metto in banca! È vero, ho guadagnato molto: ma questo non mi ha cambiato. Magari ho una casa con più comodità, però sono lostesso di un tempo. Non sono ossessionato dal denaro. Il mio unico obiettivo è fare il pilota, accanto a me c’è una squadra di persone che si occupa di investimenti e questioni legali. Sono gli stessi dal 2013, a parte il manager. Abbiamo creato Vertical Management, un’agenzia che segue alcuni sportivi. Ma io non posso distrarmi, devo restare concentrato sul mio lavoro. È troppo importante».Però si è fidanzato con Gemma Pinto: influencer, modella.«Quando hai la fortuna di trovare la donna giusta, ti aiuta. E in questo caso mi sta aiutando. Molte volte chi è innamorato cambia il suo stile di vita, per amore. Uno sportivo non può permetterselo. La tua compagna deve capirlo. Poi naturalmente tocca a te, adattarti alle sue esigenze quando hai del tempo libero. È una questione di dare e ricevere».Ora vive a Madrid. Addio alla quiete di Cervera, alla Catalogna.«La mia vita non è cambiata. Sto un po’ fuori città, ci sono 2-3 circuiti dove posso andare ad allenarmi quando voglio. Il metodo, la preparazione: tutto uguale. E ilpassato fine settimana mi sono messo al volante, 4 ore dopo ero a Cervera: ci sono rimasto qualche giorno, sono rientrato. Ora il mio corpo mi permette di fare le stesse cose di dieci anni fa: il vero cambio è stato durante l’infortunio, quando passavo tutto il tempo con dottori e fisioterapisti, senza riuscire a preparami. E a riposare».A cosa ha rinunciato, da bambino, per diventare il Cannibale?«I miei amici andavano in campeggio. C’era la squadretta di calcio del paese. Ma il sabato e la domenica non potevo stare con loro: andavo in pista con mio padre.Una volta, a 8 anni, gli ho detto: papà, vorrei giocare al pallone. Lui e la mamma non mi hanno mai spinto a fare qualcosa: “Il calcio è più facile e mi costerà meno, però decidi tu”, mi ha risposto. Ho deciso. E non mi sono pentito, anche se un po’ certe giornate mi sono mancate».Chi è stato l’avversario più forte?«Jorge Lorenzo è quello che mi ha impressionato di più, a livello di velocità, quando sono arrivato in MotoGp. Per astuzia, Valentino: nessuno come lui, capace di ottenere il 100% da ogni situazione.Come talento puro, nessun dubbio: Dani Pedrosa».Valentino ha corso fino a 42 anni. E lei?«Io voglio vivere il momento. Non so quando dirò basta. Se me lo avessero chiesto prima dell’infortunio, avrei risposto: arrivo a 50 anni. Ma dopo quello che è successo, il corpo è cambiato. E anche la mente. Però è stata la principale ragione per cui ho scelto la Ducati: volevo allungare la mia carriera sportiva. Non per vincere, ma per provare a divertirmi per molti anni ancora. Mi chiedete se mi piacerebbe vincere questo Mondiale? Sì. Volete sapere se sono pronto già adesso, qui a Portimao?No. Non ancora».©RIPRODUZIONERISERVATA