il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2024
Intervista a Franco Cardini
Franco Cardini, storico medievista, studioso di sistemi politici, nel mondo ci sono oggi più autocrazie che democrazie…
Il voto libero sta scomparendo in tutto il mondo. Ci sono forme nuove, diciamo. Ma la semplificazione per cui Putin è un autocrate e qui è il paradiso delle libertà è una mistificazione.
Partiamo dai distinguo dell’Occidente su autocrazie amiche e nemiche. L’Egitto per la premier Meloni va bene, la Russia no.
Quali elementi costituzionali portano Meloni a stabilire che l’Egitto di Al Sisi vada bene e la Russia di Putin no?
L’invasione di un paese sovrano?
Anche l’America ha più volte invaso e attaccato paesi sovrani, ma siamo rimasti amici di Washington. Le democrazie liberali nella storia spesso sono state aggressori di altri Stati. Mi devono spiegare anche perché la non soluzione del caso Regeni va bene e la non soluzione del caso Navalny non va bene. Il punto è che siamo nel blocco Nato, completamente allineati agli Stati Uniti. Il resto sono davvero chiacchiere difficilmente sostenibili.
Non vorrà dire che le democrazie occidentali siano uguali alla Russia?
Le nostre democrazie sono zoppicanti, ma mica da ora. Nelle nazioni occidentali più della metà delle persone non va più a votare. Certo che la Russia, che definirei democrazia autoritaria e non autocrazia, è caratterizzata da restrizioni nell’esercizio del potere democratico. Ma anche qui il meccanismo di scelte, seppur quantitativamente più largo, è sempre più qualitativamente ristretto. Sono delle oligarchie che scelgono i candidati.
Abbiamo ancora un sistema con più partiti. In Russia c’è di fatto il partito unico, no?
In Russia, Putin e pochi sodali disegnano la Duma. Da noi è maggiore il numero dei partiti, ma siamo sempre di fronte a piccole élite con poche unità che scelgono le liste. E la sostanza, in presenza di un’astensione sempre più elevata, è quella di oligarchie che sono solo apparentemente alternative.
Be’, nei nostri sistemi il potere è contendibile. O no?
Da noi i partiti e i loro rappresentanti sono formalmente più liberi. Ma la sovranità è limitata, questo è evidente. In politica estera e in economia ci sono tutte queste differenze fra destra e sinistra. Direi proprio di no. E questo è determinato anche dal fatto che ospitiamo circa 140 basi americane sul nostro suolo. C’è una differenza fra paese legale e paese reale, fra alto e basso: il basso è la metà di cittadini che non si riconosce nel sistema e non va a votare. Ma a governare e decidere, per conto di qualcun altro, sono le oligarchie. Ad esempio l’Occidente esita a condannare Israele, che dell’Occidente fa parte, su quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza. Eppure per Putin è stato oggetto di un mandato di arresto internazionale per molto meno di quanto sta facendo Netanyahu ai palestinesi.
Non si può sostenere, però, che in paesi come Russia o Cina sia consentito il dissenso, mentre da noi lo è.
Noi siamo più vicini a loro di quanto si pensi anche da questo punto di vista. E sarà sempre peggio. Quello che mi rifiuto di fare è tirare una linea tra libere democrazie e tirannide, perché non è così.
Può paragonare mai i nostri Parlamenti a quelli di Russia e Cina?
Soprattutto in Cina in Parlamento, le posso assicurare, finiscono persone ultracompetenti e preparate. Con grandi specializzazioni tecnologiche e organizzative. Quindi dal punto di vista qualitativo non c’è partita. Poi mi può fare un discorso di uniformità politica al proprio governo. Ma come dicevo prima poi, anche da noi, rispetto alle grandi scelte di politica internazionale o di sistemi economici, l’uniformità emerge eccome, la scarsa qualità non è affatto compensata quindi da una quantità di punti di vista che compare solo prima delle elezioni e poi svanisce.