il Fatto Quotidiano, 22 marzo 2024
Intervista a Gianna Nannini
“Sono nata nel 1983”.
Gianna Nannini, a giugno compirà 70 anni…
La nascita non è obbligatoria come la morte. L’età anagrafica è una violenza. Io nell’83, mentre scrivevo Fotoromanza, persi me stessa. Sperimentai l’io diviso, la vera follia. Non capivo più chi fossi. In casi simili ti ricoverano o ti affidano alla famiglia, che si vergogna del tuo modo di essere, delle cose che potresti fare, del disordine che crei come una bambina.
Come ne uscì?
Lo racconterò nel film autobiografico, dal 2 maggio su Netflix. Capirete attraverso un personaggio cosa ha fatto la mia mente. Vedevo il passato e il futuro.
C’entravano le sostanze psicotrope, che ammise di aver provato quasi tutte tranne l’eroina?
Purtroppo no. Non posso delegare alle droghe la responsabilità di quel che mi accadeva. Bisognerebbe chiedere a chi lavorava con me, molti non ci sono più. Era stress, una serie di eventi. Avevo fatto Sogno di una notte d’estate con Salvatores, non dormivo. Mi chiedevano le hit, così ecco il corto circuito. Un tilt cerebrale.
Oggi i giovani artisti crollano e lasciano. Lei aveva qualcuno che la sosteneva?
Il mio staff mi spingeva in tv. Se rivedete le interviste con Bongiorno o la Carrà si nota che non ci stavo con la testa. Ce n’è voluto per tornare dritta. Scrivere canzoni era come affrontare anni di analisi. Mi ripresi con Scandalo: preoccupava i discografici, era punk e non pop.
1983 è il pezzo d’apertura dell’album che esce oggi, Sei Nel L’anima(scritto così). Un furioso rock con un verso-chiave: “Sono nata senza genere”.
È così. Non ho un’etichetta sessuale, non appartengo. L’anima è senza genere.
Lo capì subito?
Quando sei piccola non puoi comprendere la tua natura. La società amplifica il divario tra bianco e nero, maschio e femmina. Nell’adolescenza tutti hanno difficoltà a percepire la propria sessualità. Dopo la cogli, eccome.
Quel primo brano prelude a una magnifica sequenza di inediti, tra i più intimi e riusciti della sua carriera.
È un viaggio per dire molto su di me. 1983 mi ha aperto i chakra, il resto dell’album è soul. Anima, appunto. In origine dovevano esserci cover di classici blues, rock, r&b. Ma ci siamo imbattuti in un mare di problemi per i diritti, così ho scelto di scrivere musica nuova.
Una cosa non sua è rimasta lì in mezzo: Il buio dei miei occhi è un rifacimento in italiano di I’d rather go blind di Etta James.
Gli eredi degli autori di Etta sono stati gli unici a concederci i permessi. Con gli altri ci siamo infilati in questioni allucinanti su proprietà e cataloghi. Insieme a Pacifico, che è uno dei tre produttori del disco, e De Gregori, esperto di Dylan, volevamo lavorare su una traduzione di It’s all over now, che avevo già cantato a Vienna, in inglese, per un tributo a Falco. Stesse grane per Cozmic Blues di Janis Joplin. Eravamo pronti a rielaborare perle di Motown, ma nisba. Abbiamo lasciato perdere.
La conclusiva Mi mancava una canzone che parlasse di te, con la sua voce e la chitarra di Raul Refree, può spezzare in due chi la ascolta.
Io stessa fatico a risentire alcuni brani. Devo uscire dalla stanza, mi schiantano. In quel particolare caso tentai l’impresa di ritrovare gli accenti del corpo.
L’album, il film, la riedizione di Cazzi Miei, libro del 2016 con una nuova prefazione. Un tour europeo da novembre…
Faremo i grandi palazzetti. Zurigo, Monaco. Il pubblico tedesco fu il primo ad accogliere il mio rock, continentale e mediterraneo. Conny Plank, che ora non c’è più, mi esortava a mettere la radice italiana nella musica, i mandolini e gli echi sinfonici dentro l’Europa, quel suono che lui stava inventando.
Andrebbe pure a Mosca, per la pace?
Non so neanche se potrei raggiungerla. In Russia ci sono solo stata per una mostra con Pistoletto.
Una volta lei scalò la facciata dell’ambasciata francese a Roma per l’ambientalismo. Perché oggi il grande rock rinuncia ai gesti clamorosi?
Parigi voleva effettuare test nucleari a Mururoa. Con gli amici di Greenpeace ci issammo sul balcone della sede diplomatica. Cantai da lì sopra per due ore. Le azioni eclatanti del rock valgono infinitamente di più del chiacchiericcio politico. La fisicità racconta tutto quel che è necessario. Spero in un domani in cui tornare a farsi sentire. Con sincerità, però.
Che intende?
Facile farsi belli con le cause altrui, quando esce un tuo nuovo disco. La solidarietà è sana se non ne trai vantaggio, se non la sfrutti per i like. Tanto tempo fa scrissi Sex Drugs and Beneficenza e sono rimasta di quell’idea. Si partecipa ai progetti giusti, ma non per la visibilità.
Spunta Dio, in questa sua indagine sull’anima?
Magari non c’è.