Corriere della Sera, 20 marzo 2024
Intervista a Sergio Tulliani
ROMA Quattordici anni dopo, risponde al cellulare. Sergio Tulliani non ha cambiato il numero di telefono: «Sto a terra», dice il papà di Elisabetta e Giancarlo, funzionario dell’Enel in pensione. Sono passate 24 ore dalle richieste di condanna dei pm per Gianfranco Fini (8 anni), la sua compagna Elisabetta Tulliani (9 anni), il fratello Giancarlo Tulliani (10 anni) e anche per lui, Sergio: 5 anni di carcere. «Ma a 81 anni – dice – non ho più paura di niente, sono cresciuto nell’Azione Cattolica, il mio maestro di vita è stato il cardinale Ugo Poletti e posso giurare davanti a Dio che è tutto falso, sono tutte cose inventate».Fini e i Tulliani sono accusati di riciclaggio, legato alla compravendita, nel 2008, dell’ormai famigerata casa di Montecarlo lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale alla sua morte (nel 1999) e finita invece nella disponibilità del cognato di Fini. Nel 2010 venne fuori la storia e iniziò lo scandalo, anzi «la telenovela» come la definì all’epoca Rita Marino, la storica segretaria personale dell’ex leader di An.
Eppure lunedì in aula Elisabetta Tulliani ha ammesso per la prima volta qualcosa: «Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello Giancarlo di comprare la casa di Montecarlo. Non ho mai detto a Fini la provenienza di quel denaro, ero convinta fosse di mio fratello».
«Ma Elisabetta è esaurita, sparla e straparla – è la reazione a caldo del padre – Per fortuna, malgrado tutto, lei e Fini sono rimasti uniti». Lui dice di non essere mai entrato nella casa di boulevard Princesse Charlotte 14, dove viveva Giancarlo, oggi latitante a Dubai: «Macché latitante – s’indigna Sergio – Giancarlo ha sempre lavorato a Dubai, poi si era trasferito a Montecarlo e infine è tornato lì». Mute di cronisti, nel 2010, gli diedero la caccia nel Principato: Tulliani jr andava in giro con una Ferrari F458 blu da 197 mila euro, sui rotocalchi comparvero le foto della sua «dolce vita» monegasca, la fidanzata con ai piedi le zeppe di Prada. Il padre lo ha sempre difeso: «Giancarlo ha studiato dai preti, è semplice e onesto».
L’ex deputato Pdl, Amedeo Laboccetta, 76 anni, per questa storia nel 2017 si fece 17 giorni a Regina Coeli, accusato di associazione a delinquere e peculato insieme al magnate del gioco d’azzardo lecito in Italia, Francesco Corallo, di cui era amico («Ma non lo sento più»). Accuse per entrambi ora prescritte.
Erano di Corallo i soldi utilizzati da Giancarlo Tulliani per comprare la casa di Montecarlo: «Fini perciò la smetta di mentire e dica la verità – attacca Laboccetta —. Lui ha rubato i sogni alla destra italiana. Ho scritto tutto in un libro del 2015 poi acquisito agli atti dai pm. Nel 2004 Fini mi chiese di organizzargli una vacanza nelle Antille (dove Corallo aveva la base, ndr), disse che voleva vedere da vicino gli squali... Lo sfogo l’altroieri in aula della Tulliani? Solo un colpo di teatro. Della serie “Tengo Famiglia”...».
Paolo Fabri, il nipote della contessa Colleoni, che lasciò la casa al partito «per continuare la buona battaglia», è soddisfatto: «Credo che alla fine verranno tutti assolti – dice da Bergamo – però almeno per la prima volta in aula è stato riconosciuto l’uso personale della dimora. Ma Montecarlo è solo la punta dell’iceberg: mia zia lasciò anche una casa ai Parioli dove Storace piazzò la sede del Giornale d’Italia, una in viale Somalia data a un dirigente, un’altra a Ostia. E poi la tenuta di Monterotondo che il partito si sbrigò a rendere edificabile, tagliando gli albicocchi e gli ulivi e ora ci sono tante palazzine. A me lasciarono solo la gatta della zia, Piumina. Poi morta anche lei».