Corriere della Sera, 20 marzo 2024
L’Ue guarda a destra. Lo dice un sondaggio
Cresce, sì, la destra radicale in Europa. Era già chiaro guardando i trailer delle recenti elezioni nazionali, dall’Olanda al Portogallo. E lo vedremo per intero alle Europee di giugno: per la prima volta la destra potrebbe conquistare più di un quinto dei seggi nel nuovo Parlamento europeo. Ma non sarà un’onda, non così forte, almeno, da stravolgere gli equilibri a Strasburgo: numeri alla mano, una grande coalizione con i popolari, i socialisti e i liberali, sul modello della «maggioranza Ursula», resta lo scenario più solido. A dirlo è una ricerca di Ipsos per Euronews. Che dai sondaggi nei Paesi europei – frutto di quasi 26 mila interviste – fa una proiezione di come potrebbero essere assegnati i seggi e disegna possibili alleanze.
La nuova mappaSi amplieranno entrambe le case che a Strasburgo ospitano la destra: quella dei Conservatori e riformisti, dove il primo partito sarà Fratelli d’Italia, e Identità e democrazia, a trazione lepenista, che ospita la Lega. Nella mappa dell’Europa disegnata da Ipsos, in sei Paesi il primo partito appartiene a questi gruppi. Due per Ecr, e tra questi l’Italia, oltre alla Lettonia, con la sua Alleanza nazionale. Id invece è in testa in Francia (con il Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen), Olanda (Partito per la libertà di Wilders), Belgio (Vlaams Belang) e Austria (Fpö). Ma il blu popolare resta il colore dominante (12 Paesi su 27, inclusi Germania, Spagna e Polonia). I socialisti sono primi solo a Nord (Svezia, Danimarca, Lituania) e Malta.
I numeriIl gruppo Id nelle proiezioni esce rafforzato: eleggerebbe 81 europarlamentari, oggi ne ha 59 (anche per la fuga di alcuni deputati, tra i quali leghisti e lepeniani, verso FdI e Reconquête). A un soffio dal podio (il terzo partito, i liberali di Renew Europe, è a 85, in caduta rispetto ai 102 attuali). E nel derby della destra sorpassa Ecr, il cui gruppo conta nelle proiezioni 76 europarlamentari (oggi ne ha 68). Si mantengono stabili popolari (177 seggi) e socialisti e democratici (136). Calano i verdi (55), sale la sinistra (42).
Se in Italia il movimento più evidente è il travaso dalla Lega a FdI, «in molti Paesi – nota Euronews/Ipsos – la destra radicale cresce a scapito del Ppe». Solo in Polonia il trend è opposto. In Spagna crescono sia popolari sia Vox.
La crescita della destra è cominciata vent’anni fa e continua lenta e costante: dall’8,7% del 2004 all’11,8% del 2009, fino al 18% del 2019. Ora, insieme, Id ed Ecr sono stimati al 21,8%. Nello stesso periodo il Ppe passa dal 36,6% del 2004 al 24,6% stimato per giugno. S&D dal 27,3 al 18,9%.
Le alleanzeE arriva la domanda chiave che si rivolge ai sondaggisti come si faceva con l’aruspice: chi vince? «Solo una coalizione tra popolari, socialdemocratici e liberali potrebbe avere una maggioranza stabile – è la risposta – sebbene maggioranze alternative ad hoc potrebbero essere trovate su singole misure legislative». La coalizione «Ursula» avrebbe 398 seggi su 720, il 55,3%. Con i Verdi, si arriverebbe a 456 (62,9%). Una coalizione di centrodestra che tenga insieme Ppe, liberali e conservatori, estromettendo i socialisti, si ferma a 338: 23 voti sotto la maggioranza. Sotto soglia anche una coalizione più a destra, senza liberali e con Id: 334 seggi (46,4%). I numeri, certo, possono restare solo sulla carta: fresco è il ricordo di cinque anni fa, quando un nutrito gruppo di franchi tiratori prese di mira Ursula von der Leyen, che passò al voto dell’Europarlamento solo di 9 voti e con il soccorso dei 5 Stelle. E c’è da considerare il gioco dei veti incrociati: quanti, nel Ppe, accetterebbero intese con i partiti di destra? La stessa Meloni, che con l’attuale presidente della commissione Ue ha un rapporto consolidato che sembra prefigurare un dialogo anche dopo il voto, ha chiarito che a livello parlamentare una maggioranza che veda insieme FdI e socialisti non ci sarà. «In ogni caso – conclude l’analisi – il Partito popolare europeo e Renew saranno decisivi nel dar forma alle maggioranze nel prossimo Parlamento». Ma c’è un fattore di incertezza, (oltre al fatto che al voto mancano tre mesi). È il comportamento dei membri del gruppo dei «Non iscritti», il Misto del Parlamento europeo. Qui su 68 almeno 28 sono orientati a destra (una dozzina solo da Fidesz, il partito di Orbán, ora nel Misto dopo l’estromissione dal Ppe). Se si aggiungessero a Ecr-Ppe-Id si arriva a 362 su 720: un voto, solo uno, solo sopra la soglia.
I temiAnche se due terzi degli europei credono che il proprio Paese benefici dall’appartenenza alla Ue, solo il 37% ha una buona opinione di quanto fatto dall’attuale Commissione. Le divisioni riguardano soprattutto il sostegno all’Ucraina e i temi ambientali: uno dei simboli della traiettoria di una Commissione che ha approvato e poi parzialmente sterilizzato il Green deal. Sull’immigrazione domina l’insoddisfazione. Ma è la corsa dei prezzi, prima di immigrazione e ambiente, il principale interesse degli intervistati.