ItaliaOggi, 20 marzo 2024
Periscopio
Il mondo è zeppo di gruppi rabbiosamente concentrati su se stessi, ciascuno incapace di considerare la vita umana nel suo insieme, ciascuno smanioso di distruggere la civiltà piuttosto che arretrare d’un passo. Bertrand Russell, Elogio dell’ozio, Longanesi & C. 1964.
In base a una legge entrata in vigore nel luglio del 2022 tutti i bambini russi saranno incoraggiati a entrare nell’organizzazione dei Pionieri (come ai tempi dell’Urss). Nelle scuole ci saranno lezioni settimanali sulla (…) situazione geopolitica e sui «valori tradizionali». Come ha detto il ministro dell’Istruzione, Sergei Novikov, è il momento d’inculcare nei giovani «la nostra ideologia». Ha aggiunto, durante un seminario organizzato dal ministero a luglio, «dobbiamo cambiare le coscienze». Franceschelli e Varese, La Russia che si ribella, Altreconomia 2024.
La recrudescenza delle minacce nucleari da parte di Putin è un segno che non lascia spazio alle interpretazioni: l’autocrate sta perdendo le staffe. Lo testimoniano alcuni degli ultimi eventi, a cominciare dall’eliminazione di Alexei Navalny. Poi c’è stato il divieto a uno sconosciuto candidato contrario alla guerra, Boris Nadezhdin, di presentarsi alle elezioni. Come se Putin avesse qualcosa da temere da un simile concorrente! All’alba del terzo anno di guerra, queste non sono le azioni d’un leader sicuro della vittoria finale. Il despota [è] consapevole che, nonostante le recenti – ma millimetriche – conquiste del suo esercito, non riuscirà ad avere la meglio senza una totale militarizzazione della società russa. Le Point (dal Foglio).
È ora che l’Occidente si prepari a una campagna d’informazioni rivolta al popolo russo con tutti i mezzi disponibili, come fu fatto durante la Guerra Fredda. Il popolo russo non sa il disastro cui sta andando incontro. Ben Hodges 1, ex comandante in capo delle forze armate Usa in Europa (Marco Cecchini, HuffPost).
In Europa esistono (…) persone che detestano la democrazia e la società aperta occidentale. Persone che hanno in odio le libertà di cui si gode in questa parte del mondo. Sono schierate con Putin nella guerra in Ucraina e apprezzano il tiranno. Pronte ad abbracciare chiunque, anche il diavolo, pur di dare addosso agli americani. A destra come a sinistra ci sono persone così. E alimentano il consenso per i movimenti politici filo-putiniani. Si noti che anche le simpatie per Hamas di tanti giovani occidentali sono un aspetto della stessa sindrome. (…) Diciamo che fra simpatizzanti per Putin e simpatizzanti per Hamas, in Europa c’è un consistente bacino a cui possono attingere i movimenti totalitari di oggi e di domani. Angelo Panebianco, Corriere della Sera.
«Chi vota ha ragione»: un caso le parole di Salvini. Gelo di Tajani. Meloni: noi coesi. Corriere della Sera.
[Ma] dei tre – Salvini, Meloni e Tajani – l’unico a non aver cambiato idea su Putin è il leader della Lega. La linea di Francesco Cundari.
Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile. Giorgia Meloni, quattro anni fa (dal Foglio).
Navalny è stato escluso dalle elezioni. [Ah, questo gli è successo: «è stato escluso»]. Antonio Tajani, ministro degli esteri e vicepremier.
Soltanto una disperante imbecillità o (…) una sconfinata malafede può insistere sul fatto che dopotutto, per quanto spiacevole e deplorevole, la violenza di cui è stato vittima Maurizio Molinari [al quale è stato impedito di parlare all’università di Napoli] si è risolta in una conferenza annullata. Che è come dire che la devastazione del negozio d’un ebreo dopotutto si risolve in qualche vetro rotto. Iuri Maria Prado, Linkiesta.
La situazione nelle università è talmente grave che ci aspettiamo che si intervenga in maniera decisa per tutelare gli studenti ebrei. C’è bisogno di un presidio delle forze dell’ordine. Non si può più sottovalutare questo clima d’odio. Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche.
L’attenzione di tutti si è ovviamente soffermata sulla bandiera bianca che Papa Francesco ha chiesto all’Ucraina di alzare. [Ma] il Papa ha fatto di più. Ha [equiparato] Israele, uno Stato democratico, e Hamas, un’organizzazione terrorista autrice del più sanguinario pogrom dopo il 1945: «La guerra la fanno in due, non in uno». Israele e Hamas sono messi sullo stesso piano di responsabilità: non un aggressore, Hamas, e un aggredito, Israele. Carlo Panella, Linkiesta.
Qual è il confine fra la libertà di espressione e il diritto di manifestare il dissenso? Difficile non rilevare il doppio standard con cui la questione viene affrontata, specie a sinistra. Da un lato la breve, silenziosa, interruzione d’una lezione come quella attuata dai giovani di Forza Italia viene classificata come squadrismo; dall’altro azioni effettivamente squadristiche vengono derubricate a legittime manifestazioni del dissenso nei casi, sempre più numerosi, in cui a un relatore viene impedito fisicamente di parlare. Penso a quel che è successo nei giorni scorsi al giornalista David Parenzo o al direttore di Repubblica Maurizio Molinari, ma anche ai numerosi casi del passato in cui – spesso in nome dell’antifascismo – è stata negata la parola a personaggi sgraditi ai collettivi studenteschi. Luca Ricolfi, la Ragione.
Nel secolo scorso era più faticoso e costoso disseminare falsità, ti serviva una tipografia, o una stazione televisiva. Certo, potevi andare in giro per i bar a raccontare storie una persona alla volta. Ma non avevi lo stesso effetto. Ora non ci sono barriere. Viralità vuol dire questo. Oggi il costo di creare falsità è zero. Sasha Issenberg (Giulio Silvano, il Foglio).
Trump (…) è un uomo pericoloso, un fascista dalla testa ai piedi. Speriamo che non sia rieletto. Ben Hodges 2.
Tridico, stretto collaboratore di Conte, non poteva essere più chiaro: l’alleanza Pd-5S si può fare se Calenda e Renzi si fanno da parte (…) e se quella parte del Pd che non condivide le scelte di Elly Schlein abbraccia la strategia del silenzio. (…) Una volta azzerate le voci critiche, l’intesa Conte-Schlein può prendere forma. A quel punto si risolve anche il tema della leadership. Spetterà senza dubbio a Giuseppe Conte: più scaltro, più rapido nei movimenti, più abile nel fare il populista. Stefano Folli, Repubblica.
Ha una tale faccia da schiaffi che non oso darglieli. Roberto Gervaso.