La Stampa, 20 marzo 2024
Intervista a Iva Zanicchi
L’aquila di Ligonchio (Reggio Emilia) si racconta dal suo nido in Brianza prima di arrivare oggi alle Gallerie d’Italia di Torino per l’evento Le dive al Festival di Sanremo. Iva Zanicchi compirà 85 anni l’anno prossimo, quando ha deciso che smetterà di lavorare: «Fino ad allora sono ancora in piazza. In aprile farò Io canto family su Canale 5 e poi ho un’idea per una prima serata musicale».Da dove nasce il suo soprannome?«Fu un dirigente Rai a darmelo, quando seppe che venivo dall’Appennino emiliano, poi lo divulgò Mike Bongiorno alla radio che allora era importante come la tv».Come la prese Mina, la tigre di Cremona?«Ci hanno sempre messo in contrapposizione, ma in realtà lei ha iniziato prima e l’ho sempre ammirata. Ha rotto gli schemi femminili, niente guanti e vestitini in scena, ma sbatteva la testa e agitava corpo e capelli. Senza dire della musicalità unica della sua voce».Era più amica di Milva, la pantera di Goro (Ferrara)?«Sì, ma solo perché non era già una star come Mina. All’inizio mi colpi per la sua cofana di capelli rossi e per le ballerine, che io non avevo ancora potuto comprare. Divenne la cantante preferita di mia mamma, un basso naturale, mentre io sono un contralto».Poi c’era Patty Pravo, la civetta di Venezia?«Lei è arrivata dopo, quando lo zoo era già chiuso. Abbiamo avuto in comune solo un parrucchiere a Roma. Certo la sua padronanza scenica è unica».E Orietta Berti, l’usignolo di Cavriago (Reggio Emilia)?«Con lei torniamo in Emilia, siamo molto vicine e abbiamo iniziato insieme al Disco d’oro del 1961. C’era pure Gianni Morandi».Tra le sue varie vicissitudini Lucio Battisti le propose una canzone che non funzionò.«Lui fece il massimo, ma finì fagocitata da altri miei successi popolari. Dieci anni fa l’ho rimessa in un disco: Il mio bambino resta una canzone bellissima».Com’è cambiata la musica italiana?«Per me Modugno è stato dirompente, così come Battisti, moderno ancora oggi, poi i cantautori che se la suonavano e se la cantavano. Noi interpreti puri abbiamo girato il mondo, ma siamo finiti in soffitta per la difficoltà di avere un repertorio importante. Poi i tempi sono cambiati e si è livellato tutto. All’epoca si ascoltavano i Beatles e i Rolling Stones, ma ora c’è un allagamento di musica straniera quando l’italiano è bellissimo. Ricordo che Édith Piaf si rifiutava di cantare in altre lingue rispetto al francese».Gli ultimi Sanremo hanno invertito questa tendenza?«Amadeus ha fatto un miracolo. Nelle case dei ragazzi, compresa mia nipote ventenne, si formano gruppi di ascolto. Ai giovani dico che vanno bene il rap e il rock, ma non dimentichiamo la nostra melodia. Diodato è un esempio positivo».Qualcun altro che le piace?«Lazza, J-Ax e vorrei Annalisa come nipote: è raffinata anche col reggicalze e ha un’intonazione perfetta. Quando si stancherà di cantare canzoni commerciali avrà una grande fortuna, perché queste non rimarranno mentre quelle melodiche sì».Lei resta la donna ad aver vinto più Sanremo?«Sì, tre, mi tallonano Anna Oxa e Gigliola Cinquetti. Speriamo non vadano più al Festival».A sua nipote e alle ragazze di oggi cosa insegna?«Sto sempre dalla parte dei giovani, ma predico educazione e rispetto. Il diritto di manifestare sì, ma con gentilezza e senza fare danni».Il patriarcato esiste?«Sull’Appennino emiliano ho sempre sentito parlare di matriarcato. Da noi in casa comandava la rezdora col mattarello e guai se l’uomo al ritorno dai campi la contraddiceva».E i femminicidi?«Bisogna recuperare il ruolo educativo della famiglia, e anche un po’ di educazione e galanteria. Il maschio di oggi non è più tale. Alla prima difficoltà risulta debole e vigliacco. Anche noi donne abbiamo le nostre colpe, perché abbiamo spaventato gli uomini. I ruoli andrebbero ridiscussi e riequilibrati».Da ex europarlamentare di Forza Italia cosa consiglia a chi si candida alle Europee?«Ho sognato un’Europa forte che non è arrivata per colpa degli Stati e di chi mandiamo a Strasburgo. Servono dunque persone grintose. Io mi sono battuta come un’aquila».Oggi chi vota?«Non sono di sinistra, anche se un mio caro amico è Marco Rizzo, e oggi credo in Meloni».Tradisce Forza Italia?«Tajani è stato un collega eccezionale, ma forse mi piace di più Meloni. E poi vorrei sostenere una donna».Parlando di Berlusconi ha usato spesso la parola amore.«Non sono mai stata una sua donna, né lui me l’ha mai chiesto, ma ci volevamo molto bene. Era generosissimo. L’ho seguito in politica, anche se lui non voleva. Non è riuscito a fare quello che si prefiggeva anche perché lo hanno massacrato e pure lui ci ha messo del suo sulle donne, ma se Forza Italia regge in memoria sua qualcosa vorrà dire».E il figlio Pier Silvio?«Lo conosco fin da ragazzino. Finora è stato in ombra e ha dovuto lottare il triplo, ma si inizia a vedere che Mediaset va bene grazie a lui. E non vedo tanti “figli di” capaci come lui in giro».Com’è la Rai al tempo di Meloni?«Mi pare che tanti professionisti siano rimasti al loro posto, e se fosse vero che lei comanda la Rai allora io dovrei fare il sabato sera». —