La Stampa, 20 marzo 2024
Biografia di Luigi Einaudi
Luigi Einaudi venne nominato governatore della Banca d’Italia il 5 gennaio del 1945, quando la guerra non era ancora finita. Le macerie ingombravano le strade di moltissime città, disoccupazione e inflazione galoppavano. Fu contemporaneamente anche ministro del Tesoro e delle Finanze del quarto governo De Gasperi ed ebbe il coraggio di realizzare una dura politica economica per uscire rapidamente dall’inflazione: stretta creditizia, aumento del tasso di sconto e delle riserve obbligatorie delle banche determinarono nuove “regole del gioco” con una rilevante presenza dello stato. In pochi mesi l’inflazione scese fortemente e, anche grazie agli aiuti del Piano Marshall, si delineò la strada della ripartenza con la ricostruzione e il Piano Fanfani: la via del “miracolo italiano” era aperta.Sulla spinta di quest’eccezionale virata, caduta la candidatura Sforza, venne eletto Presidente della Repubblica l’11 maggio 1948. Il suo settennato fu caratterizzato da sobrietà, assenza di retorica, discrezione. Ho cercato a lungo una fotografia che lo raffigurasse allegro, ottimista e ho trovato al massimo qualche cauto sorriso: dopo un ventennio di grida mussoliniane, la sua voce ferma e tranquilla era probabilmente un antidoto necessario per un paese traumatizzato.Luigi Einaudi, però, non era certo un uomo placido e rilassato. Si può anzi dire che fosse un vulcano di attività senza darlo a vedere. Venuto a Torino dalle colline delle Langhe, dove era nato, intraprese subito due carriere parallele, il giornalismo e l’attività universitaria, riuscendo a inquadrare nella seconda l’esperienza acquisita nella prima. Fu inviato da La Stampa a seguire lo sciopero dei portuali di Genova nel dicembre 1900, dopo aver seguito quelli del biellese del 1897; vide da vicino la durezza di quelle condizioni di lavoro, ne fu turbato ed ebbe il coraggio di descriverle senza attenuanti e senza retorica. Scriveva in maniera estremamente rapida, precisa, con poche correzioni e questi articoli di cronaca costituivano materiale per spiegare, in altri suoi interventi, su periodici come La Riforma Sociale i meccanismi dell’economia. Nel 1903 passò al Corriere della Sera dove scrisse per il resto della vita, stabilendo un ponte tra la cultura specialistica dell’economia e il desiderio di sapere di una classe media non tutta schiacciata sull’attualità. Successivamente cominciò collaborare con The Economist (dove gli articoli, di regola, non erano firmati e portavano la dicitura “dal nostro corrispondente italiano") e continuò a farlo durante gli anni bui del fascismo, inviando i suoi pezzi in maniera riservata.Anche la sua attività universitaria è stata densissima, soprattutto nel campo della scienza delle finanze. Il suo liberalismo non voleva certo uno stato debole e sarebbe sicuramente indignato per certi attuali aspetti dei mercati finanziari internazionali e dei guadagni stratosferici di alcuni finanzieri globali. Le sue lezioni di politica sociale (tenute nel 1944, prima di decidere di andare in esilio in Svizzera) sarebbero da consigliare a chiunque vuole intraprendere seriamente una carriera politica. Con lui si laureò, tra gli altri, Palmiro Togliatti e nel 1946 ci fu tra loro un interessante carteggio. Le sue lezioni erano seguite anche da Antonio Gramsci.Gli interessi di Luigi Einaudi non si fermano però qui. L’agricoltura, l’agire concreto, la coscienza di un ruolo sociale degli imprenditori lo portarono ad acquistare vigneti, facendo bene attenzione alla posizione, all’esposizione e alla qualità del terreno e investendo in macchinari moderni. Non interveniva direttamente nell’attività produttiva ma la delegava ai mezzadri e probabilmente considerava la mezzadria come un esempio efficace di distribuzione dei redditi. Si racconta che non abbia mai mancato una vendemmia, anche quando era Governatore e Presidente. Accanto all’agricoltura, i libri. Fu un grande bibliofilo, cominciò a raccogliere documenti ed edizioni rare degli economisti del passato; e mise assieme forse la più grande biblioteca italiana di economia e storia. E se devo immaginarmelo in un momento di rilassamento, lo vedo così: con in mano un bicchiere di uno dei suoi ottimi vini, mentre legge uno degli amatissimi libri della sua biblioteca. —