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 2024  marzo 19 Martedì calendario

L’isolamento di Matteo Salvini

Difficile ridurre tutto al semplice imbarazzo. I continui ammiccamenti di Matteo Salvini nei confronti di Vladimir Putin provocano un misto di nervosismo e preoccupazione. Ormai, non solo negli alleati di governo, ma anche tra i leghisti più moderati. Nervosismo per l’ambiguità in cui il leader del Carroccio trascina l’esecutivo e il partito sul piano internazionale, e preoccupazione perché «non è più comprensibile il motivo di queste posizioni», ragionano nelle chat interne alcuni deputati e senatori della Lega: «Queste sue uscite ci mettono in difficoltà e ci confinano in una nicchia elettorale».Se nel partito c’è chi considera «fuori luogo» l’entusiasmo con cui Salvini ha legittimato la vittoria di Putin, sono ancor più numerosi quelli che leggono «persino peggiore» la successiva precisazione offerta con una nota firmata Lega, in cui non si vuole dare un giudizio «né positivo né negativo» di quel voto. È soprattutto l’incomprensibilità di queste ostinate posizioni in favore di Putin a inquietare i parlamentari leghisti. Considerazioni condivise con i tanti colleghi di Forza Italia e di Fratelli d’Italia che li hanno raggiunti telefonicamente, nella giornata di ieri, per chiedere spiegazioni, «e noi non sapevamo come rispondere», racconta, demoralizzato, un deputato del Carroccio.Che sia stato un errore comunicativo se ne devono essere resi conto anche i fedelissimi del leader, assistendo alla valanga di reazioni sdegnate che ha travolto le sue pagine social. Il “sentiment negativo”, registrato per Adnkronos dalla società Vis Factor sulle pagine personali di Salvini, dopo le parole sulle elezioni russe ha raggiunto un livello record dell’84% delle interazioni. E un commento su tre, sotto i post di Salvini, ieri, era un insulto o ci si avvicinava. Nessuno, nella Lega, si azzarda quindi a seguire il capo su questa strada. Neppure chi gli è più vicino. Sembra impossibile, poi, pensare che uomini atlantisti e moderati come il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, o il presidente della commissione Difesa di Montecitorio Nino Minardo, possano condividere l’euforia del loro leader per l’esito del voto in Russia.La Lega salviniana è sempre stata granitica, un partito con una voce sola, ma adesso capita sempre più spesso che emergano posizioni dissonanti. Quando poche settimane fa Salvini, ad esempio, aveva espresso dei dubbi sulla natura della morte di Alexey Navalny, con parole che erano state lette come un tentativo di scagionare Putin, Minardo si era esposto in difesa di chi crede «nella democrazia e chiede giustizia e verità», schierandosi al fianco di Navalny e non di Putin, rivendicando quella che per lui è una «scelta tra gulag e libertà». Ma a distanza di quasi un mese da quei giorni, l’impressione è che ora si preferisca lasciare Salvini da solo, piuttosto che schierarsi sul fronte opposto, quasi siano tutti in attesa del redde rationem dopo le Europee.Il disagio dei leghisti moderati, però, si sta allargando e inizia a essere condiviso anche da chi, inizialmente, si professava “salviniano doc”. Una marea silenziosa che agita i vertici del partito. Tanto da far temere al leader un flop in occasione della kermesse sovranista del gruppo europeo “Identità e democrazia”, che si terrà il prossimo sabato a Roma. È stato già scritto della simbolica assenza dei tre governatori del Nord, Massimiliano Fedriga, Luca Zaia e Attilio Fontana. Ma sembra che lascerà la sua poltrona vuota anche la presidente dell’Umbria Donatella Tesei, per «un impegno istituzionale a cui non posso mancare», fa sapere a La Stampa. È un elemento di novità non solo per la sintonia sempre mostrata tra Tesei e Salvini, ma anche perché l’evento di Roma è stato costruito soprattutto per i territori del Centro Italia. Le cose però rischiano di andare peggio di così.Nel quartier generale leghista di via Bellerio hanno il sentore che a dare buca saranno anche i parlamentari, poco entusiasti all’idea di sedersi fianco a fianco con gli esponenti dell’ultradestra europea con cui Salvini si è alleato. Non a caso, dai piani alti del partito è stato inviato un messaggio a tutti i deputati e i senatori, per evitare una sala vuota: «Anche se non rientri tra le regioni a cui è indirizzato l’evento (Abruzzo, Campania, Lazio, Marche, Molise, Toscana e Umbria) la tua partecipazione è comunque gradita – si legge -. Ti chiediamo di dare conferma entro la fine della giornata». Difficile faccia breccia, ma comunque vada, da una parte e dall’altra, sarà un modo per iniziare a contarsi. —