la Repubblica, 18 marzo 2024
Spread ai livelli dell’era Draghi eppure Meloni non può esultare
ROMA – Uno spread così basso, 126 punti venerdì, non si vedeva dal governo Draghi, iniziato a 100 e finito a 250 in quell’estate 2022 che ha aperto poi la strada all’esecutivo delle destre. Per la premier Meloni si tratta di un riconoscimento: «Siamo una nazione virtuosa». Potremmo arrivare a 110, ipotizza il ministro dell’Economia Giorgetti. «Pochi potevano immaginarlo fino a qualche mese fa», dice alFinancial Times.La notizia in sé è positiva. Perché lo spread misura la differenza tra Btp e Bund, cioè del rendimento tra i titoli italiani e tedeschi a dieci anni. In buona sostanza il costo del debito del Paese e dunque la sua solidità.Nel 2011 schizzò al record di 575 punti: significa che i titoli del nostro debito pubblico costavano il 5,75% in più di quelli tedeschi. Italia sul baratro, costretta a pagare carissimo gli investitori che non si fidavano, governo Berlusconi esautorato, tecnici al governo con la cura Monti-Fornero, dal fisco alle pensioni.Altri tempi. Eppure niente è come sembra, ora che festeggiamo un differenziale molto più esiguo all’ 1,26%. L’entusiasmo andrebbe forse ridimensionato. E se c’è chi spera in un tesoretto da usare magari nella prossima legge di bilancio (che parte zavorrata da 15 miliardi tre cuneo e Irpef da rinnovare) si sbaglia di grosso.«Siamo intanto il Paese dell’Eurozona con lo spread più alto», osserva Giampaolo Galli, direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani. «Di sicuro più alto dei Paesi ex Piigs: il Portogallo sta a 63, l’Irlanda a 37, la Grecia a 93, la Spagna a 80». Il vento è girato per tutti gli ex pariad’Europa.In particolare le economie del Sud crescono in modo più solido e continuo di quelle del Nord. La Germania arranca, fatica ad uscire dalla recessione, l’Italia riesce persino a sorpassarla, per ora.«Di sicuro pesa la percezione dei mercati sulla durata del governo in Italia che forse sarà più lunga di altri», dice Galli. «Ma sullo spread basso agisce anche il nuovo meccanismo messo in campo dalla Bce, il Tpi: la Banca centrale interviene se lo spread aumenta troppo, perché a quel punto rende inefficiente la trasmissione della politica monetaria. Gli speculatori lo sanno».Una combinazione di fattori – governo prudente nelle manovre, stretta sulla spesa e sulle pensioniin particolare, oltre all’ombrello della Bce – consentono in questo momento all’Italia di respirare. «Ma uno spread basso per due mesi serve a poco», dice Galli. «Per avere un reale vantaggio, dovrebbe rimanere a questo livello più a lungo».Questo è il punto. Spiega ancora Galli: «Non dimentichiamo che il nostro debito ha una vita media di circa 7 anni. Quindi ogni variazione dello spread ha un effetto dilazionato sul costo medio del debito: si scarica man mano che scadono i Btp e vengono rinnovati ai nuovi tassi».Che per ora sono ancora alti: al 3,72%, faceva notare lo stesso Financial Times, nell’articolo stracitato a destra. Il tasso dei Bund tedeschi è cresciuto di più (altro motivo di uno spread migliore per noi): dal 2% di inizio gennaio al 2,43%, pur sempre oltre un punto in meno dei nostri titoli.La spesa per interessi dell’Italia, vero nodo, sembra dunque destinata a restare oltre il 4% del Pil, come indicato dal governo nella Nadef. Tesoretti alle viste: nessuno.