Corriere della Sera, 18 marzo 2024
Il ritorno delle «guerre stellari»
Il fantasma delle «guerre stellari» dell’era reaganiana torna ad agitare le superpotenze. L’azienda di Elon Musk, SpaceX, è coinvolta secondo l’agenzia Reuters in un programma da 1,8 miliardi di dollari per creare una costellazione di satelliti spia al servizio dell’intelligence americana. Come nell’«Iniziativa di Difesa strategica» di Reagan degli anni ‘80, l’obiettivo dichiarato è la supremazia tecnologica in orbita, cui oggi si aggiunge la volontà di una sorveglianza globale senza eguali. Se all’idea servisse uno slogan, la dichiarazione di una fonte citata da Reuters sembra pronta all’uso: «Nessuno potrà nascondersi». Il riferimento è alla capacità di vedere ovunque e in ogni istante dei nuovi satelliti, sviluppati da una divisione di SpaceX chiamata (non a caso) StarShield, scudo stellare. Una versione militare della StarLink che sta creando un accesso globale a Internet dallo spazio e che si è rivelata imprescindibile nei teatri di guerra, dall’Ucraina alla Palestina. Il dispiegamento militare in orbita rischia di innescare una spirale di contromisure da parte degli avversari, in un circolo vizioso che erode la sicurezza collettiva, in barba all’«Outer Space Treaty», trattato di non proliferazione nucleare nello spazio firmato nel 1967 da Usa e Urss. Ma il Pentagono non ha intenzione di restare indietro, dopo l’allerta sulla capacità di colpire i satelliti che Mosca starebbe sviluppando e con la Cina che lavora su una sua costellazione di dispositivi in orbita.