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 2024  marzo 16 Sabato calendario

Periscopio

Mentre il mattino si svegliava sopra la guerra, / indossò i suoi vestiti, varcò la soglia, e morì; / le serrature allentate saltarono a uno scoppio: / cadde li dove amò, sul marciapiede esploso, / nella funebre polvere del suolo massacrato. / Dite alla strada capovolta che egli arrestò un sole / ed eruttò fiamme e virgulti dai crateri degli occhi /Quando tutte le chiavi caddero dalle toppe e tintinnarono. Dylan Thomas, Tra le vittime dell’incursione all’alba... (in Poesie, Mondadori 1971).

Trovato impiccato il numero due di Lukoil. L’azienda parla di «morte improvvisa», i media d’apparente «suicidio». Vitaly Robertus, vicepresidente della Lukoil, allunga la lista dei manager scomparsi misteriosamente in Russia. [Robertus] è il quarto alto dirigente del colosso petrolifero russo deceduto in meno di due anni, dopo che nel marzo 2022 l’azienda criticò pubblicamente l’invasione dell’Ucraina. il Messaggero.
Putin non è un politico, è un gangster. Alexei Navalny [era] odiato da lui proprio perché ha sempre apertamente descritto Putin e i suoi alleati come gangster che hanno preso e usato il potere per arricchirsi e soddisfare le proprie ambizioni personali. Con la sua brutalità, il suo cinismo, la sua inclinazione alla violenza, la sua passione per il lusso ostentato, la sua disponibilità a mentire e a uccidere, Putin è il leader d’un gruppo mafioso. Tutti i suoi discorsi su religione, storia, cultura e politica possono fuorviare gli occidentali. Ma in Russia tutti sanno che i gangster hanno sempre amato ostentare grandi croci, posare nelle chiese e presentarsi come combattenti per una giustizia superiore e per i valori tradizionali, che nella loro concezione si riducono al codice di condotta spietato dei criminali di professione. Yulia Navalnaya, Washington Post (dal Foglio).

Gangster e (naturalmente) cekista. ItaliaOggi.
In un bollettino della Ceka di Moransk si disse che da quel momento in poi per ogni comunista ucciso sarebbero stati giustiziati dieci [controrivoluzionari ucraini], numero elevato a «centinaia» nell’appello cekista di Torok. Ma a giugno 1919, il presidente della Ceka, Latsis, annunciò sulle Izvestija di Kiev che, a fronte di altri attentati, sarebbero stati fucilati per rappresaglia «gli attivisti del Partito socialista-rivoluzionario attualmente detenuti, non solo qui in Ucraina, ma anche nella Grande Russia». Roberto Massari, Se questi sono uomini, Massari Editori 2024.
Oleksandra Matviichuk, la leader del Centro per le Libertà Civili, l’organizzazione ucraina per i diritti umani che nel 2022 ha vinto il premio Nobel per la Pace assieme alla russa Memorial (…) ricorda come le truppe russe abbiano commesso orribili crimini di guerra non solo in Ucraina, ma anche in Cecenia, in Georgia, in Moldavia, in Mali, in Libia, in Siria e in altri Paesi del mondo: «Non sono mai stati puniti e credono di poter fare tutto quello che vogliono: è per questo che ci troviamo di fonte a un numero senza precedenti di crimini di guerra da quando la Russia ha cominciato l’invasione dell’Ucraina. Solo la nostra organizzazione ha documentato 64 mila episodi: un numero enorme, ma che è appena la punta dell’iceberg». Luigi Ippolito, Corriere della Sera.

La guerra elettronica russa fa un salto di livello: un attacco cybernetico ha messo fuori uso i sistemi di comunicazione dell’aereo sul quale viaggiava il ministro della difesa britannico Grant Shapps, con un’azione definita da Londra «follemente irresponsabile». Il velivolo della Royal Air Force tornava dalla Polonia volando a poca distanza dall’enclave russa di Kaliningrad quando un attacco elettronico proveniente dal territorio controllato da Mosca ha disabilitato per 30 minuti il sistema di navigazione satellitare e impedito ogni connessione internet a chi era a bordo. Corriere della Sera.
Giovedì il Monde ha aperto la sua edizione sulla metamorfosi di Macron, «colomba divenuta falco». Dalla volontà di «non umiliare la Russia«, di mantenere una linea di dialogo col capo del Cremlino, a una «radicalizzazione per delusione», come ha riassunto un ministro del governo francese: ossia la convinzione che per Putin esista solo il rapporto di forza, ed è necessario, per tutta l’Europa, passare alla fase successiva.il Foglio.

[Macron] ha deciso di prendersi in carico la difesa dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo libero, mentre gli imperialisti criminali di Mosca non hanno nessuna intenzione di avviare alcuna trattativa di pace (cui credono solo i saltimbanchi dei talk show, i selfisti del Cremlino e i populisti delle pampas). Christian Rocca, Linkiesta.
L’euromaccartismo è modulato in normative Ue nelle quali si bolla la disinformazione russa mentre quella ucraina è accettata senza verifiche. Coloro, giornalisti o meno, che criticano la narrativa [brrr] della Nato divengono agenti di disinformazione. Il primo è Assange, torturato [?] nel cuore dell’Europa e imprigionato da più d’un decennio senza processo. Questo il panorama, c’è da avere paura. Elena Basile, il Fattosky quotidiano.
Sorpresa: non ha fatto notizia la dichiarazione di Robin DiAngelo, studiosa americana di teoria critica della razza, secondo cui la scena della creazione nella Cappella Sistina è l’epitome della convergenza fra suprematismo bianco e patriarcato. Eppure c’erano tutti gli ingredienti giusti: un’accademica di gran moda [e] un’icona artistica globale, presente alla mente di chiunque, con gli indici di Dio e dell’uomo che si toccano. Invece (…) la dichiarazione (…) ha lasciato indifferenti i media tradizionali, salvo finire sbertucciata su testate destrorse come il New York Post o la National Review. Potrebbe essere dovuto alla magra figura che l’intellettuale ha rimediato nel commentare l’opera d’arte. [DiAngelo ha infatti sostenuto] che Michelangelo ha rappresentato Dio che tocca Davide, e non Adamo. Antonio Gurrado, il Foglio.

E in Italia? In Italia la politica interna è diventata più remota della politica estera. ItaliaOggi.
Ovviamente [Salvini] spera in Trump. A lui sono rivolti i suoi pensieri quando si scaglia contro Ursula Von der Leyen e invoca «meno Europa». Ma deve quanto meno attendere novembre e non è detto che la crisi della Lega non esploda prima. Anzi, è alquanto probabile. Stefano Folli, Repubblica.
È così mediocre che fa sentire mediocre anche te. Roberto Gervaso