il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2024
Casette extralusso d’alta quota: l’ultima guerra delle Dolomiti a favore di ricchi
Dormire sotto le stelle, con un vetro di cristallo sulla testa, in una struttura prefabbricata, un letto matrimoniale e lo spazio per consumare una cena illuminata dalle sole luci e ombre della natura. Cosa può esservi di più perfetto e romantico, due cuori e una scatola di legno e vetro, a 700 euro alla notte, sulle alte cime delle Dolomiti, dove dormono soltanto camosci e stambecchi?
“Vogliamo intercettare la crescente domanda di turismo emozionale, l’esigenza di vivere esperienze intense in un più genuino rapporto con la natura”, aveva detto il governatore del Veneto Luca Zaia, facendo vibrare le corde del lirismo politico, quando aveva presentato la deroga che consentirà di installare due stanze panoramiche, oltre i 1.600 metri, per ogni comune della montagna veneta. Gelida la risposta del Cai: “Il rispetto dell’ambiente naturale passa per l’accettare quanto offre, riducendo al minimo la nostra impronta ecologica”. In una parola: “Ogni casetta non è mai ecosostenibile. Comporta una fondazione, lo scarico di reflui, il trasporto di persone e cose, magari con motoslitte o elicotteri. E poi gli effetti sulla fauna selvatica e sulla flora alpina non sono assenti…”.
Come dire, che alle Dolomiti bastano le stelle, le rocce e i prati per essere belle. “Pensiamo invece a promuovere il recupero di alpeggi e bivacchi, nella loro naturalità e semplicità, raggiungibili autonomamente da chi vuole vivere un’esperienza di contatto diretto con la realtà montana” è il commento della padovana Alessandra Barbieri, presidente della commissione territoriale tutela e ambiente del Cai.
Nel Veneto dell’ancora debordante Zaia, alla fine il potere del voto ha però avuto la meglio. Con i 35 voti della maggioranza e i 9 voti contrari dell’opposizione, la proposta è stata approvata e adesso le casette in quota non sono più un tabù. Con il commento dell’assessore Federico Caner: “Non è un lusso in alta quota, ma un’esperienza unica che può già essere vissuta altrove. Non vogliamo essere secondi a nessuno”.
“Non bastavano la pista da bob di Cortina, il villaggio olimpico, i caroselli di impianti a fune… adesso si sono inventati anche le stanze panoramiche” denunciano invece gli attivisti bellunesi di Peraltrestrade, in prima linea contro i mille tentativi di dare l’assalto alla montagna, diventati ancora più martellanti dopo che Milano-Cortina hanno avuto la bella idea di promuovere le Olimpiadi invernali 2026. La proposta dei cubi sotto le stelle è rimasta a galleggiare per oltre un anno e alla resa dei conti le contestazioni non sono mancate. “Di queste stanze i veneti non sentivano alcun bisogno” ha detto Arturo Lorenzoni, portavoce dell’opposizione in Regione. “Siamo schiavi di uno sviluppo turistico insensato e di vecchi modelli. Lasciamo in pace la natura” taglia corto Giovanna Cenier, presidente di Italia Nostra Belluno. Andrea Zanoni, consigliere regionale: “Adesso sorgeranno ben 172 strutture sopra i 1.600 metri, dando libero passaggio ai fuoristrada dei cacciatori nei sentieri silvo-pastorali”. Cristina Guarda, di Europa Verde: “È l’ennesimo occhiolino del centrodestra a qualche imprenditore, in stile Grande Fratello. Dalla caccia al consumo di suolo, negli anni la maggioranza ha saputo stupirci con effetti speciali che non risolveranno i problemi veri delle nostre montagne”.
Paradossalmente non gode neppure Raniero Campigotto, titolare del rifugio Col Gallina, al Falzarego, che pure è stato il pioniere delle starlight rooms, avendo collocato le prime due sotto la Croda Negra, diventate oggetto di contenzioso con le Regole d’Ampezzo: “Adesso la norma c’è, ma io le stanze le prendo e le porto in Svizzera o a Lampedusa, che me le hanno chieste. Perché a Cortina tutti remano contro, a cominciare dal sindaco che non ti dà nemmeno un appuntamento per discuterne”. A cosa si riferisce? “Dicono che inquinano e poi tollerano 60-70 camper ai duemila metri del Falzarego. Al presidente del Cai rispondo che vada a controllare gli scarichi dei suoi rifugi. Una stanza io la monto in 23 minuti con l’elicottero e la porto via in quattro ore con i camion. E la cassetta dei liquidi io la consegno a valle per smaltirla”.