il Fatto Quotidiano, 17 marzo 2024
“Quei Banksy sono falsi”. Due mostre nel mirino
“Quei Banksy sono falsi. Opere grossolanamente non autentiche”. C’è un dettagliato esposto su cui stanno lavorando i carabinieri e le procure di Venezia e Ravenna, che scuote il mondo dell’arte contemporanea in Italia. Un’indagine che discute l’originalità di tre lavori esposti presso le due importanti mostre in corso a Mestre (Venezia) e a Cervia (Ravenna) dedicate allo street artist più popolare al mondo, l’inglese Banksy. Artista della cui identità – a parte l’anno e la città di nascita (1974, Bristol) – come noto si conosce poco, ma che nel corso di oltre 30 anni di attività ha realizzato mural e stencil che oggi valgono milioni di euro.
L’esposto, finito anche all’attenzione del Nucleo tutela patrimonio culturale dei Carabinieri, è firmato dal curatore e ricercatore romano Stefano Antonelli, tra i principali studiosi in Italia del pittore britannico. Nel mirino, la mostra “Banksy Painting Walls” organizzata presso il Museo M9 a Mestre e “Banksy a Cervia”, allestita ai Magazzini del Sale. Entrambe sono organizzate dall’associazione MetaMorfosi, presieduta e guidata attivamente dall’ex deputato di Rifondazione Comunista, Pietro Folena (dal 2006 al 2008 fu anche presidente della commissione Cultura, per poi militare anche nei Ds e, per un periodo, nel Pd), da anni impegnato in campo artistico. Con MetaMorfosi, con un ruolo del tutto minore – è assistente curatrice – collabora anche la figlia del sottosegretario alla Cultura, Federico Mollicone.
In merito alla mostra veneziana, Antonelli contesta l’originalità di “Dismaland 3D Rat” e “Dismaland Monkey Tnt”. Si tratta, catalogo ufficiale alla mano, di opere “spray su cartone multiplo” entrambi del 2015 (collezione privata). “Sono dei falsi di bassa qualità, tali opere non sono mai state prodotte da Banksy”, sostiene nell’esposto il ricercatore, che aggiunge: “Plausibilmente tali opere provengono dalla casa d’aste Gigart, asta n. 26, denominata ‘Dismaland Souvenir’”. Folena, contattato dal Fatto, spiega che ma che “le opere di Dismaland sono presentate come tali, e sono riconducibili a Banksy. Anche altre opere, pur non essendo di mano sua sono riconducibili a Banksy e sono esposte in mostra”. Parliamo dell’installazione che Banksy organizzò nel 2015 nel Somerset “dove – spiega Folena – si acquistavano degli oggetti, pur se non firmati da lui o autenticati da Pest Control (la società che vidima le opere di Banksy, ndr) nel mercato acquisiscono grande valore”. Una volta smontata l’installazione, Dismaland diventò una villaggio per rifugiati. “Queste opere vengono da Dismaland, è certo e documentato”, sostiene l’ex deputato. Averle inserite in una sezione a parte della mostra significa che l’avventore sa che quei lavori possono solo “riconducibili” all’artista? La cosa, almeno stando al catalogo, non viene del tutta chiarita.
Alla mostra di Cervia, invece, Antonelli contesta l’originalità di “Love Rat” un “aerosol-pittura a spray su metallo”, un’ “opera presa dalla strada”, specifica il catalogo. Il pezzo è stato prestato a MetaMorfosi dalla Galleria Deodato (estranea alle accuse) per conto di un privato. Folena al Fatto ribadisce la genuinità dell’opera e fornisce il certificato d’autenticità, realizzato dall’inglese Rareandsigned. Il documento, che reca la data “luglio 2020” recita: “Genuine original Rat Love sign in the style of Banksy”, quindi “nello stile di Banksy”. Dicitura che dovrà essere valutata dagli inquirenti. “Le mostre stanno avendo un grande successo, a partire dall’esposizione per la prima volta di tre muri originali affrescati da Banksy, e tutto ciò forse irrita qualcuno”, dice l’ex deputato.
La vicenda rischia di creare un polverone giudiziario su più fronti. Antonelli, raggiunto dal Fatto, ribadisce quanto affermato nell’esposto, dicendosi deciso ad andare “fino in fondo”. Il curatore conferma di avere un contenzioso economico in corso con MetaMorfosi, ma spiega: “C’è in gioco la credibilità di un intero settore”. D’altro canto, è possibile che MetaMorfosi e i due musei decidano di intraprendere a loro volta azioni legali.