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 2024  marzo 17 Domenica calendario

La fabbrica delle lauree facili

Un recente studio, lo cita la Fondazione Einaudi, ha evidenziato come, in media, le spese mensili per un universitario fuorisede siano comprese tra i 700 e i 1.000 euro al mese, incluso alloggio, vitto, bollette, eventuali mezzi di trasporto e il materiale didattico. Considerando un triennio di università, rette incluse, i costi si aggirerebbero tra i 35 e i 40mila euro. Un salasso per una famiglia. L’università telematica può costare, nello stesso periodo, da 4.500 a 9.000 euro, non ti costringe a emigrare e i tre anni di retta spesso includono la palestra e la foresteria. Il risparmio è netto e aiuta gli svantaggiati. Costi contenuti, offerta a misura di studente. Bene. E la qualità di questi atenei a trazione digitale? Ci affidiamo al rapporto dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, Anvur, per capire. Il dossier spiega come gli atenei immateriali si collochino «quasi sempre al di sotto della valutazione media ottenuta dalle università tradizionali italiane, guardando sia alla ricerca prodotta, sia alla capacità di fornire una formazione di tipo dottorale di alta qualità». Al di sotto della media, ecco. Sull’insegnamento, solo un ateneo telematico su undici ha ottenuto un giudizio «pienamente soddisfacente», e questa è la romana Uninettuno, nata nel lontano 1992 sui mattoni della ricerca. Tre università a distanza sono risultate “soddisfacenti” (Pegaso, Mercatorum e Giustino Fortunato, con voti comunque al di sotto del “6”). Sette hanno ricevuto un giudizio “condizionato”: richiedeva, quindi, l’adempimento di alcune condizioni, soddisfatte successivamente da cinque atenei.
Il genitore dell’università telematica moderna, e dei mali del settore, è stato senza ombra di dubbio il Cepu. Il Consorzio europeo per la preparazione universitaria, da cui l’acronimo, nacque nel 1995 sulle ceneri della Scuola Radio Elettra di Torino, loro pionieri della formazione per corrispondenza a partire dal 1951. Per arrivare agli studenti svogliati d’Italia, il Consorzio nella seconda metà degli Anni ’90 coinvolse sportivi indifferenti a qualsiasi tipo di studio: Alessandro Del Piero e Bobo Vieri, Valentino Rossi, poi Carolina Kostner. Vittorio Sgarbi sarà testimonial del marchio: incasserà il gettone, ma si opporrà alla figlia che intendeva studiare sulle dispense dell’azienda di Sansepolcro. Amico storico di Polidori è stato Antonio Di Pietro, vecchio compagno di classe. Il Cepu conobbe un successo oltre l’immaginabile: ancora nel 2007 impartiva aiuti universitari in 102 sedi, vantava un fatturato di 180 miliardi di lire e più di 80.000 iscritti.
In parallelo alla sua crescita travolgente, l’azienda sarà sanzionata per pubblicità ingannevole. Più volte, a causa di claims inveritieri come: “Insieme a Cepu, gratuitamente”. E, ancora: “Diventi avvocato senza (dare) l’esame di abilitazione”. La scuola privata e a distanza, che aveva oggettivamente fatto da apripista a un fenomeno industriale, nel 2001 subì una prima inchiesta sulla sede di Urbino: compravendita di tesi di laurea, era l’accusa. La montagna di contributi previdenziali non pagati ai dipendenti e alcuni affari andati male in Libia avrebbero creato le precondizioni per un fallimento fragoroso, che si consumò nel 2015: l’azienda aveva 122 milioni di lire di debiti, di cui 38,4 verso l’Inps. Nel marzo 2021 il fondatore Francesco Polidori, oggi 76 anni, viene arrestato dalla Procura di Roma con l’accusa di bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. La fiduciaria di Cepu, Cedu srl, era registrata in Lussemburgo e controllata da Panama. La Guardia di Finanza sequestra 28 milioni di euro, collegati a una girandola di società, viventi e defunte.
L’erede e-Campus e i 500 esamifici. Al Sud
Il link tra le telematiche pioniere e quelle che oggi vogliono guidare un sapere online finalmente credibile è rappresentato, esattamente, dall’Università telematica e-Campus Novedrate. Patron e fondatore, e presidente dell’omonima fondazione, è sempre lui, Francesco Polidori, che ha lasciato i resti di Cepu ai due figli, per un breve periodo è stato ambasciatore di San Marino in India ed è diventato proprietario anche della Link Campus University di Roma, libero ateneo non telematico fondato dall’ex ministro dc Vincenzo Scotti.
Qui ci interessa e-Campus, di cui osserviamo le prestazioni contemporanee: 3.815 immatricolati nel 2023-’24, in sensibile discesa rispetto ai due anni precedenti. Il voto ottenuto da Anvur nel luglio 2016 fu di 4,21, decisamente basso, e diventò “soddisfacente” solo quattro anni dopo. Il decreto di autorizzazione a erogare corsi universitari è stato concesso dal ministero dell’Istruzione nel 2006, nonostante il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario, la struttura di controllo precedente ad Anvur, avesse espresso parere negativo. Oggi l’ateneo con sede nel Comune di Novedrate, in provincia di Como, dichiara 62 corsi di laurea. I docenti stabili, ordinari e associati, sono 88. E 366, quattro volte tanto, quelli a contratto.
Dell’università padana a distanza non si conosce la composizione societaria, non è iscritta al registro delle imprese. Oltre al campus comasco, la scuola ha saldato collegamenti con 499 “poli” nel resto del Paese, quasi tutti al Sud. Per il recupero scolastico a Palermo si è affidato, tra gli altri, all’Associazione evangelica rapporti esterni. Alcune società sono collegate alla concorrente Unicusano, in un mischione di identità aziendale. Interessante è la consorziata Start to fly con sede a San Marino, società attraverso cui Docenti.it – affiliata, appunto, a e-Campus – piazza insegnanti negli istituti privati di Italia dietro pagamento anticipato.
L’università dell’intramontabile Polidori consente di studiare, e ottenere certificazioni, con gli atenei sistemati a Tirana, in Albania. E a Bucarest, in Romania. In alcuni comuni dell’Italia meridionale, poi, i centri di formazione che lavorano con e-Campus sono sovradimensionati rispetto agli abitanti e, quindi, agli studenti venti-trentenni che rappresentano il bacino di riferimento. Sei poli si trovano a Manduria, 30.000 residenti nella provincia di Taranto: un centro ogni 5.000 persone quando non c’è traccia di un dipartimento o di una sede distaccata di un’università tradizionale. Cinque poli a Vibo Valentia, comune capoluogo calabrese di 31.000 abitanti. Roma guida il carrozzone con 26 poli.
L’Università e-Campus il 6 febbraio 2023 ha versato 30.000 euro alla Lega per Salvini. Francesco Polidori ne ha aggiunti 10.000 personali.
L’Unicusano del parà: “Ho più soldi di tutti voi”
Ecco Unicusano, sede nella periferia nordovest di Roma. È la telematica di cui si parla di più perché è affidata al sindaco di Terni, il corpacciuto livornese Stefano Bandecchi, 63 anni, amministratore delegato della società e di tutto il mondo che le gira intorno. Pescatore e manovale, paracadutista con una missione al petto, in Libano, insieme alla Folgore, Bandecchi ha valutato l’università da lui controllata 2,4 miliardi di euro. Ha 308 dipendenti, quasi tutti a tempo indeterminato. Nel Consiglio di amministrazione siedeMatteo, il figlio di 33 anni. Fino al 31 maggio scorso, Bandecchi senior è stato presidente della Niccolò Cusano garantendosi uno stipendio da 4 milioni il mese. Con l’elezione a sindaco, ha lasciato incarico e busta paga: ora riceve, dall’amministrazione locale però, 5.200 euro mensili.
Nel giugno 2015 Unicusano aveva ricevuto un 5 “condizionato” come valutazione universitaria, cinque anni dopo è diventato un “soddisfacente”, niente di più. Tuttavia, il suo corso di Ingegneria industriale è stato indicato come il secondo del Paese, meglio del Politecnico di Milano..
L’ateneo, fondato a Roma nel 2006, ha ottenuto la licenza per consegnare lauree legali, merce pregiatissima, dalla ministra dell’Istruzione Letizia Moratti: il penultimo Governo Berlusconi era già caduto. L’autorizzazione era figlia del decreto Moratti-Stanca del 17 aprile 2003, a sua volta ispirato da una scelta dell’Unione europea. Un atto dovuto, pensò in verità il centrodestra, viste le generose elargizioni di Bandecchi a Forza Italia: «Sono stato il secondo sponsor del partito dopo la famiglia Berlusconi».
La struttura universitaria si allarga in grandi spazi, immersi nel verde. Due aule magne, undici dipartimenti, mensa ciclopica al meno uno, camerate per il sonno di 220 studenti. Unicusano dichiara 45.000 iscritti (nel 2022 il ministero ne certificava 26.140) e offre 30 corsi di laurea. Offre preparazione universitaria, sì, e altro. All’interno della struttura, realizzata a fianco di una scuola conventuale, ci sono due radio e due tv, quindi un quotidiano di informazione online, Tag 24,e la casa editrice Edicusano. «Io sono un pubblicista miliardario», ama dire il padrone. In tv va forte il programma di cucina della concorrente del Grande fratello 6, Clarissa Maconnen Hailé Selassiè, sedicente pronipote dell’ultimo imperatore d’Etiopia. Mestola e spezia in un ambiente tutto rosa. In questo habitat variegato, l’università fattura 80 milioni di euro l’anno.
Un docente ha raccontato a Repubblica, questo nel 2013, le modalità di studio e di esame in ateneo: «Dalle sedi esterne arrivano compiti d’esame copiati parola per parola dalle stesse mie dispense, da Google, da Wikipedia. Nemmeno si disturbano a cambiare le virgole, la metà dei testi è palesemente riprodotta». Una studentessa di Psicologia ha abbandonato il corso quest’anno, tre mesi dopo l’iscrizione: «Non è uno studio serio», ha spiegato, «preferisco non laurearmi».
Il 19 gennaio 2023 la Guardia di finanza ha contestato a Bandecchi e alla sua struttura l’evasione fiscale sequestrando 21 milioni di euro. La replica dell’amministratore è arrivata con un messaggio destinato ai lavoratori interni: «Confermo il mio pensiero: io ho molto meno da temere di loro». Con l’inchiesta, il fondatore ha interrotto i rapporto con la Guardia di finanza, di cui aveva fin qui laureato quattrocento ufficiali. Secondo i finanzieri, Bandecchi e tre collaboratori in consiglio d’amministrazione hanno abusato del regime di esenzione dalle imposte, previsto sui redditi derivanti dagli enti universitari, per svolgere attività commerciali. La compravendita immobiliare, per esempio. Il confezionamento di generi alimentari. La gestione di centri benessere, peraltro collocati vicino all’ateneo. A Bandecchi sono state contestate spese personali addossate all’università: viaggi in aereo a Miami e Toronto, capodanni a Dubai e alle Bahamas. Tra i vari investimenti, l’inchiesta ha fatto emergere il leasing di un elicottero e l’acquisto di quattro auto di lusso, tra cui una Ferrari gialla e una Rolls Royce Phantom. Sono nel garage di Via Gnocchi, sequestrate. Le ha acquistate l’università, con le rette esentasse degli studenti.
Questo è il punto, e pure l’accusa. Un Bandecchi ispirato dalll’inventore del Cepu ha trasferito ad attività lucrative denari su cui, per statuto e Costituzione, non si pagano tasse. Del pioniere Polidori, Stefano Bandecchi ha fatto sua, poi, la cultura della creazione di società da aprire e chiudere vorticosamente. Di ventitré è titolare o rappresentante, altre tredici le ha possedute nel recente passato: fanno tutto meno l’educazione di terzo livello. Nel 2017 Bandecchi ha comprato, per dire, i 2 milioni di debiti della Ternana calcio srl e l’ha guidata con piglio ducesco e qualche sputo sui tifosi fino al 29 maggio 2023, quando, grazie alla popolarità derivante dal calcio, è diventato il sindaco di Terni.
All’attenzione della Procura di Roma si è posto il finanziamento di svariate campagne elettorali. Ricordiamo, Stefano Bandecchi è tuttora il sindaco di Terni, dopo le dimissioni date l’8 febbraio scorso e negate dopo venti giorni. È, quindi, il coordinatore di Alternativa Popolare, fondata da Angelino Alfano. Unicusano – non il suo amministratore – ha versato 100.000 euro al partito che l’amministratore dirige, in due tranche. Altri 50.000 euro li ha bonificati la Società per le scienze umane, che ha sede nella stessa Don Gnocchi 3. Sessantamila euro dell’università erano previsti per la campagna elettorale di Francesco Rocca, candidato presidente della Regione Lazio per Fratelli d’Italia, ma lui li ha restituti, sdegnato, dopo il sequestro della Finanza. Ottantamila euro sono andati all’europarlamentare della Lega Angelo Ciocca, altro laureato Unicusano. E Bandecchi ha finanziato Antonio Tajani, ora ministro degli Esteri, e Luigi Di Maio, in quel ruolo quando passò a visitare l’università telematica. Nel complesso, la Finanza ha ricostruito 450.000 euro di erogazioni a partiti e politici. «Da libero cittadino ricco, finanzio chi voglio senza rendere conto a nessuno».
Tra i cinquanta politici che si sono laureati all’Università degli studi Niccolò Cusano, c’è il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Laurea in Giurisprudenza, a 44 anni, dopo un periodo trascorso alla Sapienza di Roma. «Avevo interrotto gli studi per i figli, il lavoro». L’amministratore di Unicusano deve molto all’attuale ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini: «È stata lei a spingere Tajani a presentarmi Silvio Berlusconi», ha rivelato. La ministra non ha mai detto una parola sulle inchieste – penali amministrative, giornalistiche – aperte sul padre padrone dell’università di Via Don Gnocchi.
Nel novembre 2021 Stefano Bandecchi ha licenziato in tronco un intero blocco di dipendenti la sera, per riassumerlo, tutti insieme, la mattina dopo. «Eravamo come marionette nelle mani del burattinaio», hanno raccontato i lavoratori a Roma Today. Nella prima, e più acuta, fase del Covid, tra marzo e aprile del 2020, ha obbligato settanta impiegati a restare all’interno del campus, giorno e notte. In un audio registrato su WhatsApp, inviato ancora una volta nell’obbligatoria chat dei dipendenti, si sente l’amministratore urlare: «Avete ricevuto tutti una mail che vi parla delle vostre ferie arretrate, quella mail è azzerata. Quella mail non conta un beato ca…o. Adesso vanno in ferie soltanto quelli che stabilisco io, perché stanno a casa a non fare una sega». Parla, anzi ordina per WhatsApp, padron Bandecchi. In chat è il solo abilitato ai messaggi: non si può replicare, non si può uscire. Un Grande fratello, questo di matrice orwelliana, che il 13 marzo 2022 così minaccia: «Se non vedo i posti sostituiti senza tante chiacchiere e senza troppe telefonate, allora comincerò a licenziare e a mandare in cassa integrazione quelle persone che oggi non servono a questa azienda... Ho molti più soldi di voi e molte più conoscenze di voi per fare come c…o mi pare…».
Figlio di un camionista comunista e di mamma massaia, un fratello morto di eroina, quattro esami alla laurea in Psicologia, l’imprenditore di Livorno ha affermato di voler esportare in politica, e nel Paese, il modello Unicusano. È all’interno di un partito cattolico, ma si definisce «riformista, radicale e anche un po’ liberale». Aspira, è la verità, ad affermarsi come un nuovo Silvio Berlusconi, di cui parla con devozione. È stato vicino al Movimento sociale italiano e nel 2005 si è candidato con Forza Italia alle Regionali del Lazio. Non fu eletto. Nel 2013 ha sostenuto, con un partitino proprio, la candidatura a sindaco di Roma di Gianni Alemanno, poi sconfitto da Ignazio Marino. Sperava di entrare in Parlamento alle ultime elezioni legislative con Italia Viva, ma Carlo Calenda ha bloccato tutto: «Quello è matto».
L’uomo alla fine è diventato sindaco della rossa Terni, rossa almeno fino a quando lì si lavorava l’acciaio. Al ballottaggio, il 29 maggio 2023, ha battuto il candidato del centrodestra con il 54,62 per cento. Si è dimesso dopo undici mesi, poi ci ha ripensato. Nel frattempo ha dato del “coglione” al responsabile della comunicazione della giunta. Ha insultato il capogruppo di Fratelli d’Italia minacciandolo: «Ti saltano via tutti i denti dalla bocca». Ha definito fisiologico il femminicidio e detto che «un uomo normale guarda il bel culo di una donna e forse ci prova anche e se ci riesce se la tromba».
La campagna acquisti nelle università tradizionali
Il mondo delle telematiche, fotocopia dopo fotocopia, è cresciuto. I suoi amministratori, con la liquidità accumulata, hanno iniziato a guardarsi intorno, cercando di liberare gli atenei di proprietà dalla fama che nel tempo li aveva tenuti all’angolo: «Avete pochi professori e non di prima scelta». Le università online si sono rivolte, in maniera naturale, alle blasonate strutture storiche. La Pegaso, la più ambiziosa del lotto, ha colto al balzo il mancato rinnovo del direttore generale David Vannozzi da parte del Consorzio interuniversitario pubblico Cineca e l’ha chiamato a dirigere, con lo stesso grado, la telematica di Napoli. A 430.000 euro l’anno più benefit, il triplo della retribuzione che si può ottenere in un’università pubblica. Nel Nucleo di valutazione della stessa Pegaso è entrato Vincenzo Tedesco, direttore generale del Politecnico di Torino tuttora in carica. Pierpaolo Limone, esperto di processi didattici, eletto nel 2020 rettore dell’Università di Foggia – il più giovane “magnifico d’Italia”, allora –, ha lasciato a metà mandato un ateneo attraversato da veleni nei dipartimenti e nel gennaio 2023 ha assunto la guida accademica di UniPegaso.
Uno degli acquisti più sensibili del mondo online è stato quello di Paolo Miccoli, 77 anni, chirurgo formatosi a Pisa e da gennaio 2018 a gennaio 2020 presidente esattamente dell’Anvur, l’agenzia che ha offerto “4” e “5” nei suoi giudizi sulle telematiche. Bene, tre anni dopo aver lasciato la struttura pubblica, Miccoli ha accettato l’offerta della presidenza di United, associazione di rappresentanza delle università digitali. Ne rappresenta sette su undici. Cattedratico in pensione, il professore riceve 30.000 euro lordi l’anno più le spese. A Repubblica racconta: «Avrei voluto avviare un lavoro di traghettamento degli atenei verso uno standard qualitativo superiore, ma come presidente mi sono dovuto subito impegnare per contrastare il Decreto ministeriale 1154 del 2021, considerato insostenibile dalle università che rappresento». La riforma, approvata sotto il Governo Draghi, chiede alle telematiche lo stesso rapporto professori-studenti esistente nell’università convenzionale, «ma l’insegnamento a distanza è un’altra cosa, lo è in natura», dice Miccoli. «Credo che il sistema dovrà accettare un rapporto di 3 a 1 tra le due realtà: laddove un docente della Sapienza deve seguire 50 alunni, a un professore della Pegaso deve essere consentito di seguirne 150».
Da Somma Campania all’Europa (con un miliardo in tasca)
Si diceva di UniPegaso, da poco venduta da Danilo Iervolino, imprenditore napoletano di 46 anni, a un fondo finanziario britannico, Cvc. Oggi Multiversity, la pluriuniversità telematica che ha ceduto, è il primo gruppo di Education in Italia, il secondo in Europa. Iervolino l’ha lasciata per un miliardo di euro e 81 milioni. Ci si è comprato, tra le altre cose, una casa affrescata nel centro della capitale, con le statue in marmo e l’affaccio sul Foro Romano.
L’attività della famiglia si è sviluppata, con costanza, attorno alla città di Napoli. E sempre dentro il perimetro delle scuole private. Il nonno e poi il padre, avvocato di Palma Campania, allestirono il business: fu quest’ultimo a fondare le Scuole paritarie Iervolino. Negli anni ’80 gli istituti di casa hanno aiutato studenti a recuperare anni scolastici persi: «Due anni in uno», era la filosofia spesa. Danilo Iervolino avvista un pezzo di futuro nel corso di un viaggio giovanile negli Stati Uniti. È in visita all’Università di Phoenix, college online dell’Arizona per “adulti lavoratori”, e scopre l’e-learning, i programmi di formazione digitale. Un’illuminazione.
Si laurea in Economia e commercio con una tesi sul franchising, che gli garantisce una collaborazione con i docenti dell’Università di Salerno, dove il padre, peraltro, insegna. È il più intraprendente di casa, si associa con il fratello Angelo in diverse imprese del ramo: J.J.J. Scuole, Job service. Il 25 maggio 2005 costituisce l’Università telematica Pegaso spa, posizionandola all’interno di un piccolo locale di Napoli. L’anno successivo ottiene dal ministero dell’Istruzione la necessaria abilitazione: nella prima stagione l’ateneo conterà 65 studenti. Danilo Iervolino è l’amministratore delegato di UniPegaso e nella proprietà ci sono entrambi i fratelli: Angelo e pure Raffaele, hanno il dieci per cento a testa. Nell’aprile 2013, ha raccontato l’Espresso, Angelo Iervolino finisce agli arresti domiciliari: un’inchiesta ipotizza l’associazione a delinquere al fine di commettere falsi in atto pubblico e sopprimere atti pubblici. Per gli inquirenti il fratello Angelo era il proprietario occulto dell’Istituto paritario Vittorio Emanuele II di Nola, uno dei tanti diplomifici di quell’hinterland a bassa scolarità. Gli indagati, secondo l’accusa, contribuivano a falsificare i registri di classe: anche gli assenti risultavano presenti e figuravano in aula alunni che non erano mai stati iscritti. Le accuse non sono mai arrivate in tribunale: Angelo Iervolino si è spento per una leucemia, che gli ha impedito di provare l’estraneità alle contestazioni.
Con lo scavalco del primo decennio, l’ateneo conosce il successo commerciale e una consacrazione politica: Berlusconi coinvolge UniPegaso nell’iniziativa dei club Forza Silvio. La rete di relazioni di Danilo Iervolino, fin dall’inizio, viene coltivata dall’avvocato e poi professore Francesco Fimmanò, presto promosso a direttore scientifico dell’ateneo online. UniPegaso ospita, a congressi e premi, i vertici dell’Antimafia, della Cassazione, della Corte dei Conti, della Federcalcio, parlamentari di destra e di sinistra. Iervolino strappa all’Università pubblica di Chieti-Pescara il pro-rettore Giuseppe Paolone, ma la qualità del servizio dell’ateneo per molto tempo resta sotto standard. Insufficiente. Lo sottoscrive, nel 2012, Anvur.
Dopo nove anni di attività, Iervolino ha già stipulato 385 convenzioni (con l’Università del Molise e con atenei lituani, ucraini, albanesi, con Asl e ordini professionali), ma si sente sotto attacco. Il ministero dell’Istruzione evidenzia come la crescita troppo rapida del numero degli iscritti possa rappresentare un problema. La Pegaso, dice un suo dossier, rischia di produrre titoli legali «il cui contenuto non è comparabile con quello delle altre istituzioni universitarie». L’ateneo online cresce fino a 65.000 studenti, ingaggia docenti come Bruno Vespa, Mario Giordano, Giorgio Mulè.
È nell’estate 2019 che Iervolino decide, sono trascorsi quasi quindici anni dallo scantinato degli esordi. Sì, vende la creatura al fondo Cvc Capital Partners: 250 milioni di dollari per il 50 per cento della quota. L’1 ottobre 2019 nasce Multiversity spa con 10 milioni di capitale sociale e 49 dipendenti. Unipegaso è ora sotto lo stesso tetto dell’Università Mercatorum di Roma, fondata dalle Camere di Commercio italiane, già appartenuta all’imprenditore- editore Antonio Angelucci. La proprietà di Multiversity passa alla Paganin investments, con sede in Lussemburgo. Tra settembre e novembre del 2021, l’imprenditore di Somma Campania vende tutto, la cifra dell’acquisizione è di 1.081.048.297 euro. Danilo Iervolino resterà presidente e amministratore delegato ancora per due mesi.
Multiversity ad ottobre 2022 ingloba la San Raffaele Roma, ottomila iscritti, e dichiara 145.000 studenti e 1.000 docenti (per il Mur gli iscritti si fermano a 27.887). Presidente della società diventa l’ex presidente della Camera ed ex magistrato Luciano Violante, amministratore delegato è Fabio Domenico Vaccarono, già presidente di Google Italia. Danilo Iervolino, che nel 2020 ha finanziato con 20.000 euro la rielezione di Vincenzo De Luca a presidente della Regione Campania e deve affrontare un processo per corruzione, acquista uno yacht da 47 metri, lo consegneranno l’anno prossimo.