la Repubblica, 17 marzo 2024
Drone Rai sulla casa dell’editore di Gedi. E John Elkann querela “Porta a Porta”
TORINO – È stata la sicurezza ad accorgersi di quegli “occhi” indiscreti che ronzavano dall’alto per carpire immagini private, usando le eliche di un drone per superare le barriere dei cancelli. Un’intrusione subito stoppata, escogitata da una troupe di “Porta a Porta”che nei giorni scorsi si è posizionata nei pressi della villa di John Elkann in collina a Torino. L’obiettivo dello storico talk politico della Rai era quello di girare un servizio, utilizzando l’arma delle videocamere pilotate da remoto per osservare dall’alto quanto stesse succedendo nell’abitazione privata dell’ad di Exor, nonché presidente del Gruppo Gedi, che editaLa Repubblica.Il principale talk della tv di stato che vuole guardare in casa di un editore: quanto accaduto è, per gli avvocati Paolo Siniscalchi, Federico Cecconi e Carlo Re, «un’ingiustificabile intrusione nella vita privata, per di più realizzata dalla tv di stato». Ecco perché è stata annunciata una querela «a tutela della privacy di Elkann e della sua famiglia che include anche tre minori», diffidando Porta a Porta dall’utilizzo dei filmati.Dal programma di Bruno Vespa fanno sapere che il film-maker della trasmissione «ha smesso di fare riprese dopo l’invito della sicurezza». Un dietro-front: «Le immagini non sono andate e non andranno in onda». Ma il programma di Rai Uno sceglie di replicare in parte, ricordando che per il Garante della privacy è possibile «l’uso di riprese da droni a fini giornalistici anche senza il consenso degli interessati». Una posizione che trova la contro-replica dei legali di Elkann: «Le riprese di luoghi di privata dimora, dove peraltro abitano minorenni, è vietata in assoluto».Dopo le prime perquisizioni dell’8 febbraio, la difesa era riuscita aottenere un parziale dissequestro: i giudici del Riesame avevano ritenuto che non tutti i documenti e i device acquisiti fossero pertinenti all’accusa di “dichiarazione fraudolenta”, in particolare le carte sulla Dicembre, validando per l’inchiesta solo gli atti relativi a Donna Marella e alla residenza in Svizzera che i pm ritengono fittizia. Gli inquirenti avevano reagito con un secondo sequestro, allargando il capo d’imputazione e contestando l’accusa di truffa ai danni dello Stato (per il presunto mancato pagamento della tasse di successione dell’eredità della nonna) anche a Lapo e Ginevra, oltre che a John e al commercialista Gianluca Ferrero. Ieri la contromossa della difesa: i legali hanno depositato una nuova istanza di dissequestro al Riesame.