Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  marzo 17 Domenica calendario

Il miglior Sei nazioni di sempre

La vera domanda, adesso, è dove potrà arrivare questa Italia. Perché a Cardiff ha vinto (24-21) la partita che non doveva perdere e lo ha fatto con una maturità sorprendente, imponendo se stessa agli avversari fin dal primo minuto. È una squadra giovane, ma ieri davanti ai 75mila del Millennium è stata autorevole, sicura di sé come poche altre volte in 25 anni di Sei Nazioni. Una squadra compiuta ed è questo il miracolo di Gonzalo Quesada, il c.t. arrivato dopo una Coppa del Mondo che peggio non poteva andare. Sembrava fossero rimaste solo macerie, ma l’argentino di Parigi, che cerca ogni volta che parla di non prendersi meriti, dalle macerie ha estratto un diamante, una Nazionale che ha pareggiato in Francia, ha battuto la Scozia e ha vinto a Cardiff. Un trittico inedito e un Torneo mai visto perché prima di Quesada l’Italia migliore ne aveva vinte due e perse tre (2007 e 2013).
«Teniamo i piedi ben piantati a terra – racconta Michele Lamaro, il capitano, a vittoria ancora caldissima —. Pensiamo al lavoro che ci aspetta, siamo una squadra che deve ancora conquistarsi tanto rispetto da parte degli avversari. È vero, non era mai capitato di andare oltre le due vittorie e senza quel palo potevano essere tre, ma dobbiamo e possiamo fare di più». Nessun proclama insomma, in questo primo anno dell’era Quesada è il campo che deve parlare. «È vero, prima del Torneo avevo detto che avremmo fatto parlare di noi – spiega il c.t. —, è successo. È importante avere trovato l’identità che cercavamo, sono contento del nuovo metodo di lavoro, della nuova organizzazione, sono contento per questo gruppo. Avevamo bisogno di migliorare la conquista, di diventare più solidi. Ora possiamo competere. Dico bravo ai ragazzi, allo staff. Abbiamo giocato un gran Torneo e vogliamo continuare a crescere».
Metodo, organizzazione, soprattutto fiducia. È questa la vera differenza, Quesada ha fatto fare un salto di qualità mentale agli azzurri e la partita di Cardiff ne è stata la dimostrazione perfetta. L’Italia è entrata in campo con le sue certezze, per un’ora ha dominato. Zero errori, scelte intelligenti, esecuzioni che rasentavano la perfezione. Il Galles disperato ha tentato di scatenare l’inferno per evitare il cucchiaio di legno, ma ha sbattuto contro un muro. Un gruppo che concedeva nulla e appena poteva metteva punti sul tabellone. Una prestazione da squadra abituata a vincere, quello che l’Italia, in questi ultimi anni, non è mai stata.
Garbisi piazzava due palloni in mezzo ai pali, Ioane concludeva in meta una grande azione, la mischia faceva crescere la frustrazione dei dragoni, Lamaro placcava ed estraeva palloni d’oro nel gioco a terra. Rischi, nessuno, parziale all’intervallo 11-0. E alla ripresa delle ostilità ci pensava Pani, che ha giocato al posto dell’infortunato Capuozzo, a segnare la meta del 18-0. Il Galles a quel punto ci buttava addosso tutto quello che aveva e anche quello che non aveva. Segnava con Dee a 16 minuti dalla fine, ma ci pensavano il solito Garbisi e Page-Relo a tenere gli avversari a distanza con due punizioni. L’Italia diventava meno feroce, ma la partita era finita e le ultime due mete gallesi erano contorno.
Brex, come contro la Scozia, era l’uomo della partita, ma tutti gli azzurri hanno portato il loro mattone per costruire la vittoria e un Sei Nazioni imprevedibile e da ricordare. Ma che a Quesada non basta: «Lo sport è così: non conta ciò che abbiamo fatto oggi, ma quello che faremo da domani».