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 2024  marzo 17 Domenica calendario

La svolta della principessa Gloria. Dal look punk al sostegno ai razzisti


BERLINO C’era un tempo in cui Gloria Thurn und Taxis era su tutte le copertine come la «principessa punk» della Germania. E c’è un presente in cui è diventata la principessa della destra, anche eversiva, tedesca.
Lo scenario è sempre quello del castello di St. Emmeran, vicino a Ratisbona. Cinquecento stanze, e alti costi di manutenzione, che la principessa copre affittando la location per eventi. Al mercatino di Natale al castello arrivano 300 mila persone. Al festival estivo (l’anno scorso sul palco c’erano Eros Ramazzotti e i Simply Red) oltre 30 mila. A margine di St. Emmeran ormai da anni si susseguono inviti al boicottaggio.
Tutto questo prima che si sapesse di una cena, organizzata a luglio – e ricostruita da un’inchiesta della Süddeutsche Zeitung – con esponenti sotto osservazione dei servizi tedeschi, perché estremisti. Tra loro c’era anche l’organizzatore della famosa conferenza di Potsdam che proponeva la deportazione di 2 milioni di persone, tedeschi inclusi, e che ha portato per reazione la Germania a manifestare contro la Afd e per la democrazia per settimane intere.
Da Roma agli Usa
Thurn und Taxis è ben introdotta nella Curia vaticana ed è amica di Steve Bannon
Ospite d’onore, Hans-Georg Maassen, altro esponente molto discusso (in negativo) questi mesi in Germania: è l’ex capo dei servizi segreti interni, messo sotto sorveglianza dai suoi stessi colleghi perché estremista e che nel frattempo ha fondato un partito, la Werte-Union. Quella sera al castello si doveva organizzare la colletta per pagargli un grosso avvocato che impedisse la sua cacciata dalla Cdu. Una cifra, si dice, a sei zeri. L’avvocato fu ingaggiato, ma non servì a nulla, Maassen fu espulso lo stesso. Tra quelli che avevano staccato l’assegno c’era – insieme ad altri nomi della rete d’ultradestra – il dentista razzista e milionario, Gernot Mörig, l’uomo della Conferenza di Potsdam.
Intervistata dalla Süddeutsche, Gloria Thurn und Taxis che sedeva a tavola, ha risposto che non controlla mai la lista degli invitati «e che forse questa sarà l’occasione per farlo in futuro». Ma sembra veramente poco per allontanare le accuse di essere diventata la madrina dei razzisti.
C’è stato, nella vita della principessa sempre poco corretta e attratta dalla trasgressione, un tempo in cui era la star assoluta delle prime pagine. Maria Gloria Ferdinanda Joachima Josephine Wilhelmine Huberta von Thurn und Taxis, nata baronessa ma non ricca, sposò a 20 anni il principe Johannes della nobile e influente casata a cui dobbiamo l’invenzione delle poste: lui ne aveva 54. A quell’epoca – gli anni Ottanta – portava i capelli cotonati con molta lacca, preferibilmente con creste punk. A trent’anni si ritrovò vedova. Per pagare le tasse di successione vendette gioielli, quadri, casse di vini pregiati, ma si rivelò una brava manager e presto fu saldamente a capo di un’eredità da 2 miliardi. Ha sempre frequentato l’Italia, dove è la miglior amica di Alessandra Borghese. Da quando fu eletto papa Ratzinger, nato a Ratisbona, è molto ben introdotta nelle cerchie vaticane e buona conoscente del monsignor Georg. Fu quando dovette occuparsi delle complicazioni dell’eredità dei Thurn und Taxis che, disse, scoprì la fede cattolica.
In tutti questi anni a una cosa non ha mai rinunciato. A parlare, scandalizzare, ritrattare. E ripetere il ciclo da capo, di anno in anno in toni più radicali, a volte razzisti. È rimasta nella cultura popolare la sua risposta in tv, quando a proposito dell’Aids in Africa disse che è perché «ai neri piace copulare» (uso una parola più esplicita, ndr). Definisce l’aborto «massacro di massa», «prega molto» contro l’omosessualità, è stata all’incontro delle famiglie a Verona, ha detto che il Covid è opera del diavolo ma ha protestato per le cancellazioni delle messe. È amica di Steve Bannon, siede nel cda dell’Istituto di ricerca sul dialogo delle civiltà finanziato dalla Russia. Forse stavolta si è spinta oltre i limiti di quel che la Germania perdona. Sic transit Gloria mundi, se non saprà reinventarsi ancora.