Corriere della Sera, 17 marzo 2024
Le 72 ore dell’oculista che non voleva correre: servo in sala operatoria
A sentirle oggi, le sue parole sembrano più di un presagio: «Ho accettato la candidatura sì, ma spero che non mi facciano fare la campagna elettorale, ho molti impegni in camera operatoria». Accontentato. Domenico Lacerenza, per gli amici detto Mimmo, ha ballato tre giorni, 72 ore. Oculista, schivo oltre ogni limite, Mimmo non era riuscito a dire che poche frasi ai cronisti che lo assediavano dopo l’annuncio della sua candidatura per quello che in Basilicata dovrebbe essere il campo largo del centrosinistra: «Sono stato catapultato in questa impresa. Ho bisogno di ventiquattro ore per orientarmi». Le altre quarantotto gli sono servite per fare il passo indietro.
Nato a Barletta, sessantasei anni, Domenico Lacerenza è arrivato in Basilicata quasi trent’anni fa dove ad attenderlo c’era Patrizia Pace, la donna che avrebbe sposato e con la quale avrebbe messo al mondo due figli maschi. E poi Vito De Filippo, a lungo presidente della regione per conto del Pd, il suo viatico per la sua brillante carriera ospedaliera. Arnaldo Lomuti, suo concittadino a Venosa e oggi parlamentare dei Cinque Stelle, è stato invece il suo gancio con la politica. Lo chiamano il «topo da camera operatoria» e lui non fa nulla per scrollarsi di dosso questo soprannome.
Non si esita a dire che il suo nome come candidato governatore in Basilicata era venuto fuori da un cappello a cilindro. O, meglio, dal taschino di Giuseppe Conte. Il leader dei Cinque Stelle si era imposto con la segretaria dem Elly Schlein dopo il naufragio del nome di Angelo Chiorazzo: voleva un candidato civico. Voleva un medico, per rimettere in sesto la sanità. Voleva un primario. Sembra che il nome di Lacerenza lo abbia fatto proprio Lomuti, il suo amico Mimmo primario lo era diventato a Venosa e adesso lo è nel prestigioso ospedale San Carlo di Potenza. Sembra, però, che prima di approdare a Lacerenza si sia fatto un giro di nomi, testando la disponibilità di altri primari e soltanto dopo si è arrivati al medico oculista sposato con una farmacista.
Le ironie si sono scatenate immediate e a raffica. Matteo Renzi, in prima fila: «Dalle primarie al primario». Non gli è parso vero al leader di Italia Viva di poter approfittare della situazione per sganciarsi da una coalizione non gradita. E ha quindi rintuzzato con un sempre verde dedicato ad Elly Schlein: «Non li ha visti arrivare, anche se è oculista». Nella regione hanno storpiato il suo cognome ad arte «LacerAnza». E anche Fiorello ha voluto dire la sua: «Campo largo? No, ma visivo».
Schivo, praticamente asociale, l’essere così dedito al lavoro ha ricompensato ampiamente Mimmo Lacerenza. Persino quando ha cominciato a Venosa è riuscito ad attirare pazienti dalle altre regioni. Venosa poi è rimasta il suo buon ritiro, anche adesso che ha casa a Potenza. Nella sua prima cittadina lucana torna spesso, ha mantenuto uno studio e quei pochi amici da frequentare lontano dal clamore. Arnaldo Lomuti, tra questi, che inutilmente ha provato a tirarlo fuori dalla tana.