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 2024  marzo 16 Sabato calendario

Intervista a Stefano Bettarini


L’ex calciatore: chi ha quasi ucciso mio figlio è già libero

«A 16 anni feci il provino con Capello al Milan e Giampiero Marini all’Inter. Mi presero entrambi, a quel punto dovevo decidere. I nerazzurri alloggiavano in una villa vicino a Porta Genova, poche fermate di tram e arrivavi al Duomo. I rossoneri erano chiusi a Milanello, il che mi avrebbe obbligato a fare solo scuola-campo. Guardai mio padre. “Ma devo fare questa vita?”. La scelta mi sembrò ovvia». E papà? «Era stato una promessa della Roma, poi venne bocciato due volte al Classico e mio nonno, un paio di lauree alle spalle, lo obbligò a smettere. Quando venne a sapere che, arrivato a Milano, a scuola ci andavo poco, andò a parlare con Marini, che fu schietto. “Suo figlio ha talento e diventerà un calciatore, ma deve pensare solo al pallone e non ai libri”. Lo accettò a fatica. Dopo il mio esordio in serie A, mi guardò e mi disse: “Il difficile non è arrivare a certi livelli, ma saperci restare”».
E Stefano Bettarini ci è rimasto: 150 presenze in A, una anche in Nazionale.
«Dura la vita da terzino a quei tempi, davanti a me avevo Maldini, Zambrotta, Pancaro... Trapattoni mi convocò nel 2004. L’avevo avuto alla Fiorentina, che però nel mio ruolo aveva preso Heinrich dal Dortmund per 15 miliardi di lire. Dovevo essere la sua alternativa, ma volevo giocare: “Mister, bisogna che vada via”. “Ma no, dove vai”, mi rispondeva. Intanto da Bologna mi chiamava Mazzone, che avevo conosciuto a Cagliari. “A’ Bettarì, ma cosa stai a fa’ lì, il Trap nun ti fa giocare. Vieni co’ me”. A gennaio lo raggiunsi. Quando ritrovammo la Fiorentina, vincemmo 3-0. Segnai da 35 metri. In sala stampa incontrai il Trap, pensavo fosse furioso. Mi sorrise, era più felice di me».
Poi una carriera in tv, ma l’ultima apparizione risale a quattro anni fa. Che fine ha fatto?
«Investo nel mattone. Nella mia vita ho sempre comprato case e appartamenti. Sto facendo fruttare il patrimonio che mi sono costruito nel tempo».
La notorietà non le manca?
«Ho giocato 17 anni, altrettanti li ho passati nel mondo dello spettacolo. Difficile che le persone mi dimentichino. Può non riconoscermi un bambino di 13 anni, ma in quei casi interviene subito il padre. “Lo sai chi è lui?”. Vivrei bene anche se le persone non mi fermassero per strada, ma questo purtroppo non avviene».
Anche su Instagram è fermo da oltre un anno.
«I social sono finzione, vengono usati per mostrarsi in un modo che non corrisponde alla realtà. Ho voluto ritrovare me stesso, avevo bisogno di ripulirmi e di non farmi più sfruttare da una televisione che ho smesso di riconoscere».
Eppure ha partecipato a 11 reality.
«Ho iniziato per divertimento, per riempire lo spazio lasciato vuoto dal calcio. Piacevo alla gente per la mia schiettezza, la mia sincerità. Funzionavo e mi hanno sfruttato fino alla fine. Finché mi è piaciuto, l’ho concesso. Poi però non ho gradito il trattamento ricevuto nell’ultima esperienza».
Grande Fratello Vip 2020: dopo tre giorni la squalificano per bestemmia.
«”Porca madosca” è una bestemmia? Semmai è un modo per evitarla, sono anche credente. La verità è che mi avrebbero cacciato per un qualsiasi altro motivo. Dovevano trovare un pretesto e hanno trovato quello più triste. Per ciò che ho sempre dato a Mediaset, mi sarei immaginato un trattamento diverso. Sono stato bandito dalla rete, nessuno mi ha dato la possibilità di spiegare la mia versione. Ma si sa, nella tv come nel calcio non c’è riconoscenza».
E qual è la sua versione?
«Dentro la casa c’erano delle donne con cui avevo avuto una storia, temevano che potessi svelare qualcosa. Si sono lamentate con i loro agenti, che hanno fatto pressione sugli autori. Mi hanno puntato la telecamera addosso 24 ore su 24, prima o poi la cavolata me l’avrebbero fatta pagare. Fra i potenti vincono i potenti, non Stefano Bettarini. Ma io sono diverso da chi subisce un’ingiustizia e sta zitto per convenienza: se ledi la mia immagine, te la faccio sudare. Ho fatto rinviare a giudizio Signorini per diffamazione insieme a Patrizia Groppelli a causa di un articolo pubblicato su Chi in cui venivo definito un uomo da tenere lontano, tutto muscoli e poca sostanza. Ad aprile ci sarà la prima udienza».
Quante donne nella sua vita: la bellezza l’ha penalizzata?
«Nel calcio sì. Ero uno dei pochi sinistri naturali ma quando il procuratore mi proponeva ai top club, la risposta era sempre la stessa. “È sposato con Simona Ventura, in testa avrà solo cene ed eventi”. È successo con Milan e Juve, che in quel ruolo avrebbero avuto bisogno».
Come ha conosciuto Simona Ventura?
«Ero in vacanza in Sardegna. Scendo dalla moto d’acqua, mi tolgo il giubbotto di salvataggio. Lei si gira verso Domenico Zambelli, il suo assistente. “Ah, però!”, esclama. La sera mi invita a cena a un evento, con me anche i 12 amici con cui ero partito. La madre non la prende bene. “Perché hai chiamato tutte queste persone?”. Poi mi vede e si gira verso la figlia. “Ok, ora ho capito”».
Tutto Ventura ha fatto insomma.
«Sì, proprio tutto. Compresa la separazione. È abituata a cantarsela e suonarsela».
Ma anche lei ci ha messo del suo.
Bellezza
Nel calcio l’essere bello mi ha penalizzato
Ero uno dei pochi sinistri naturali ma si diceva: «In testa avrà solo cene ed eventi». È successo con il Milan e la Juve
«Non sono mai stato uno stinco di santo, ma davanti a una separazione le responsabilità sono sempre 50 e 50. Quando giocavo in altre città, ero sempre io a correre a casa dopo una partita per stare con moglie e figli. Avrei avuto bisogno della sua presenza, certe mancanze le ho accusate. Se preferisci la carriera alla famiglia, prima o poi la paghi».
È stato accusato di averla tradita più volte, però.
«Mi hanno fatto passare come un donnaiolo perché era la soluzione più comoda, ero io quello mediaticamente più debole. Poi è venuto fuori che in realtà la separazione è avvenuta in seguito a un suo tradimento. Ingaggiai un investigatore privato, tenni la cosa nascosta per un po’ ma poi sbottai. Se avessi aspettato, avrei scoperto molto altro. La chiamai, dopo due secondi avevo il suo avvocato in casa».
A Ballando con le Stelle però l’ha battuta.
«Lei è arrivata seconda, io quarto nell’edizione in cui vinse Emanuele Filiberto di Savoia. Per forza, doveva candidarsi in politica...».
Nel 2018 vostro figlio Niccolò, oggi 25enne, viene accoltellato fuori da una discoteca.
«Avevo il cellulare offline come sempre quando vado a letto. La mattina successiva un amico viene a suonarmi al campanello. “Chiama Simona e vai a Milano, tuo figlio è in fin di vita”. Tredici coltellate, è vivo per miracolo, ma ci è mancato poco e avrebbero colpito il polmone. Chi lo ha aggredito oggi è libero, pensavo di poter credere di più nella giustizia e invece sono rimasto deluso».
La giustizia, quella sportiva, nel 2004 la squalifica per cinque mesi.
«Un ex compagno era finito in un giro di scommesse e venne intercettato. Durante una conversazione per una partita che doveva finire in parità uscì la frase “Il Bello ci fa girare le palle” riferito a me, che non ne volevo sapere. Venni incriminato per omessa denuncia. Una sera mi entrarono in casa 20 poliziotti in borghese con le tv già fuori ad aspettarmi. Preciso che nessuno provò a corrompermi, perché non avrebbe avuto possibilità. Ma, se anche avesse cercato di farlo, non sarei andato a denunciarlo alla procura federale. Non sono uno spione».
Nel 2011 però si ritrova nuovamente indagato insieme ai vari Doni e Signori.
«Ci sentivamo al telefono, ci divertivamo a fare i pronostici. Per fortuna non ne ho mai azzeccato uno e quindi la procura ha dedotto che non facessi parte di un qualche giro strano».
Ma Ilievski, il capo della «banda degli zingari», la accusò di pagare i calciatori.
«Tirò in ballo l’allora presidente del Siena Mezzaroma perché io sono di Siena. Peccato che neanche lo conoscessi. Parlava senza avere prove, fece il mio nome per avere una riduzione della pena»
Ma è vero che a Miami stava per rimanere al verde?
«Ci ho vissuto tre anni. Ero fidanzato con Ilenia Iacono, che aveva appena divorziato da Gian Germano Giuliani, uno degli uomini più ricchi d’Italia. Nonostante un assegno da restare a bocca aperta, non ha mai cacciato una lira per noi. Quando nasci per essere mantenuta, non cambi. Un bagno di sangue, se non fossi tornato in Italia non mi sarebbe rimasto più niente».
Da sette anni sta con Nicoletta Larini, che ne ha 22 meno di lei.
«Non sono mai stato con donne più giovani, lei all’inizio non sapeva neanche chi fossi. Pensavo sarebbe durata come da Natale a Santo Stefano, invece i suoi valori mi hanno conquistato. È una persona sana, virtù rara in questo mondo».
A inizio mese Nicoletta ha compiuto 30 anni, le ha fatto un bel regalo?
«Quindici giorni alle Maldive, un anello di fidanzamento e due orecchini di brillanti. Direi bene, no? Ma sono sempre stato uno generoso. Quando giocavo portavo tutta la famiglia in vacanza in Sardegna. Villa e barca per un mese, poi arrivava il conto...»
Si risposerà quindi?
«Ci sono già cascato una volta. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Ma mai dire mai nella vita, intanto il 6 luglio ci godiamo quello della Ventura...».
Generosità
La mia ragazza ha compiuto 30 anni, le ho regalato 15 giorni alle Maldive, un anello e degli orecchini di brillanti. Sono sempre stato uno generoso
E in tv la rivedremo?
«Mi piacerebbe tornare a fare una trasmissione calcistica. Prima di dire sì al Grande Fratello, lavoravo a Pressing. Maledetto quel giorno in cui ho accettato quella specie di reality, perché altrimenti sarei ancora lì a parlare di cose che mi competono. Il calcio è stata la mia vita, il resto non rientra più nei miei vestiti».