Corriere della Sera, 16 marzo 2024
Il no degli studenti al «Liceo Impastato»: è una figura divisiva
Chi l’ha conosciuto è convinto che la prenderebbe con ironia. Magari ne parlerebbe in una delle sue trasmissioni, quelle in cui dalle frequenze di Radio Aut, irrideva Tano Seduto – così aveva soprannominato il boss Gaetano Badalamenti – e denunciava il malaffare. La verità è che non sapremo mai cosa penserebbe Peppino Impastato, rivoluzionario militante di Democrazia Proletaria ucciso dalla mafia, se sapesse che a opporsi a dare il suo nome al liceo scientifico di Partinico (Palermo) sono gli studenti. E con percentuali quasi bulgare. Ben 997 alunni su 1.335 (il 73%) infatti si sono detti contrari (177 gli astenuti, 181 i favorevoli) a intitolare la scuola al coraggioso giornalista di Cinisi che predicava la bellezza contro il brutto della speculazione edilizia mafiosa.
«Il suo è un nome divisivo», spiegano i rappresentanti dei ragazzi che contestano anche il metodo, a dir loro poco democratico, della scelta. «Rispettiamo e siamo consapevoli dell’importanza storica e sociale della sua figura nel nostro territorio, ma non si può negare che fosse un personaggio politicamente schierato», hanno scritto al prefetto di Palermo, al direttore scolastico regionale e alla Consulta, dopo aver fatto votare i compagni. In realtà c’è chi sospetta che siano strumentalizzati: anche la giunta comunale, di destra, si è espressa negativamente. Ma i numeri del dissenso farebbero pensare più a un problema culturale. «Forse non conoscono la storia di mio fratello – dice Giovanni Impastato, da anni impegnato nell’educazione alla legalità nelle scuole – Giro l’Italia e Peppino è davvero molto amato dai giovani per le sue battaglie coraggiose».
Paradossalmente la scelta di cambiare nome al liceo è partita proprio tra i banchi. Che la scuola fosse intitolata a Santi Savarino, un chiacchierato ex senatore locale con simpatie fasciste ai ragazzi non piaceva. E sono stati loro, anni fa, a proporre come alternative il giudice antimafia Rosario Livatino o l’ex sindaca di Partinico Gigia Cannizzo. I docenti aggiunsero alla rosa il premio Nobel Rita Levi Montalcini e poi Impastato. Cominciò la discussione che, tra votazioni e controvotazioni, il 6 giugno di due anni fa vide «vincere» il giornalista. «Il consiglio di istituto si espresse nonostante mancassero ben 11 componenti», replicano ora gli studenti, che nel frattempo hanno cambiato rappresentanti. Dopo il sì del consiglio la parola è passata ai commissari prefettizi – nel frattempo il Comune era stato sciolto per mafia – e poi al prefetto che ha chiesto il parere della giunta (contraria) e per l’ennesima volta del consiglio di istituto. Iter interminabile, con i ragazzi tornati a esprimere in massa il loro no. «Nonostante questo sono andati avanti. E a noi resta la sensazione di non contare nulla», spiegano gli studenti che chiedono «di bloccare l’iter al fine di preferire il nome di un personaggio politicamente non schierato, scelto cercando di rispettare il volere di tutti e che rappresenti solo e soltanto ideali di correttezza morale, giustizia e cultura». «C’è un brutto clima», commenta Impastato, convinto che dietro alla storia ci sia chi, «strumentalizzando i ragazzi, stia tentando di portare avanti idee fasciste».