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 2024  marzo 16 Sabato calendario

La creatività nasce dalla noia


Anteprima Esce il 19 marzo «La vita non è una corsa» (La nave di Teseo), realizzato con l’apporto del San Raffaele

Se La vita non è una corsa, titolo del nuovo libro di Eliana Liotta (La nave di Teseo), neanche leggere è correre. E infatti il piacere di questo libro è nel gustarne, con calma, tutti i livelli e gli intrecci. Intanto, si potrebbe dire che è una specie di opera polifonica, in cui gli specialisti dell’Ospedale e dell’Università San Raffaele di Milano prendono la parola, ciascuno dal suo punto di vista, per spiegare la necessità di rallentare, di darsi tregua, di invertire la freccia del nostro tempo quotidiano a beneficio del benessere individuale e collettivo. Il neuroscienziato, l’endocrinologo, il gastroenterologo, la psicologa clinica, la psicologa dello sviluppo, il fisiatra, l’oftalmologo, la psichiatra entrano in scena e dialogano con l’autrice, che conduce il filo del racconto-saggio sostenendolo con una straordinaria messe di dati tratti dalle ricerche più recenti e con la voce dei classici che ci parlano da lontano.
A proposito di classici, questo nuovo libro di Liotta, che già si è dedicata a tematiche affini (a cominciare dalla salute dell’ambiente), è una sorta di de vita beata o di de tranquillitate animi aggiornata ai nostri anni: riscoprire l’ozio, il riposo, il sonno, il respiro, la luce, il buio, il cibo, il silenzio, il tempo per noi e quello per gli altri. Le pagine generative sono quelle che riguardano il tempo, perché in definitiva questo è soprattutto un libro sul tempo, sulla capacità di modulare le nostre giornate, sul saper distinguere tra «tempo della Chiesa e tempo del mercante» (titolo di un famoso saggio storico di Jacques Le Goff), cioè tra tempo dello spirito (e della mente) e tempo dell’azione, tempo interiore e tempo esteriore. Imparare a dare tempo al tempo, come si dice.
Sono tutte nozioni che Liotta sa raccontare con tono confidenziale (e qua e là personale) e maneggiare con cura al cospetto dei cambiamenti profondi che stiamo vivendo. Per esempio, nel lavoro, i cambiamenti seguiti al Covid e al lockdown. Prendiamo lo smartworking, cui vengono dedicate pagine inequivocabili: «Gli imprenditori e i datori di lavoro più intelligenti sanno che un dipendente che pensa al proprio benessere sarà più disponibile, creativo». E sempre a proposito di lavoro, dall’Università di Cambridge arriva uno studio sull’impatto della settimana corta di quattro giorni, da cui si apprende che la diminuzione dell’orario (a pari stipendio) non incide sui ricavi delle aziende.
Difficile pensare di continuare come prima in un mondo capovolto in cui la pausa è alzarsi e muoversi (una volta la pausa era sedersi) e assediato dall’illusione del multitasking che «esaurisce i nutrienti del cervello» (per questo piovono gli appelli degli psicologi a disintossicarsi dalla tecnologia e dall’ossessione di tenere aperti più fronti contemporaneamente). La società sempre più ci chiede di essere veloci come lepri, ma è necessario trasformarsi in tartarughe al momento opportuno: dopo tanto multitasking, scoprire i benefici del monotasking magari leggendo un romanzo o ascoltando musica a cellulare spento. Di pensieri veloci e pensieri lenti parla Daniel Kahneman, lo psicologo premio Nobel 2002 per l’Economia. Niente paura, secondo una ricerca dell’Università di Rochester, basta un quarto d’ora di quiete per abbattere lo stress della contemporaneità.
Produttività
I datori di lavoro avveduti sanno che un dipendente che pensa al proprio benessere sarà più attivo
Già, le ricerche. Sono innumerevoli e spesso illuminanti quelle su cui si sostiene questo saggio-conversazione. Alcuni esempi tra i tanti che riguardano il sonno: uno studio clinico di due mesi su 276 adulti ha quantificato i vantaggi della respirazione profonda nelle terapie dei disturbi d’ansia; la neurologa americana Phyllis Zee ha dimostrato che la luce artificiale durante il sonno altera i parametri di glucosio e la salute cardiovascolare; un esperimento scientifico dell’Università di Lancaster ha confermato che durante il sonno vengono elaborati sistemi di problem solving che la mattina ci fanno esclamare: «Ho trovato!»; un’équipe della Sorbona ha scoperto che l’attività cerebrale nella zona crepuscolare tra il sonno e la veglia accende scintille creative. E così via. Niente affermazioni generiche. Ogni discorso è sempre documentato. Al punto che si potrebbe affrontare il libro di Eliana Liotta al rovescio: a partire dalle note finali e dalla ricchissima bibliografia per intraprendere strade individuali di lettura.
I classici, si diceva. In fondo i grandi autori sono lì per essere usati e anche abusati. Ce n’è per tutti i gusti e tutte le necessità, dall’antichità al Novecento. Cicerone nel capitolo cruciale sulla respirazione: «Finché respiro, spero». Mario Rigoni Stern nel capitolo sui bioritmi («l’orologio biologico»): «Nella vostra vita vi auguro almeno un blackout in una notte limpida». Ovidio nel paragrafo su come preservare il funzionamento del cervello: «Un campo che ha riposato dà un raccolto abbondante». Walter Benjamin sul tempo della creatività: «La noia è l’uccello incantato che cova l’uovo dell’esperienza».
Finalmente annoiarsi, dunque, e senza sensi di colpa, perché la noia è il motore della creatività: e la creatività, secondo la letteratura scientifica, «è un fattore chiave che fa avanzare le civiltà». Se è vero che anche i moscerini della frutta e le meduse, benché privi di cervello, hanno bisogno di dormire, la noia è un sentimento esclusivamente umano, secondo Leopardi «il più sublime dei sentimenti umani». Sublime e forse anche rivoluzionario. Ecco il messaggio più importante di questo libro: annoiatevi, sarete felici. E il mondo lo sarà con voi.