Corriere della Sera, 17 marzo 2024
Philip Roth passa da Einaudi ad Adelphi
È una delle più importanti operazioni editoriali italiane degli ultimi anni: i diritti delle opere di Philip Roth, scomparso nel 2018 a 85 anni (qui sotto nella foto di Jim Watson/Afp), voce potente della letteratura americana, ora passano dal suo storico editore, Einaudi, ad Adelphi.
La casa editrice milanese, in mano a Roberto Colajanni dopo la scomparsa nel 2021 dello storico presidente Roberto Calasso, ha avuto la meglio in una complessa trattativa con l’agenzia letteraria statunitense Wylie che detiene i diritti di Roth (Andrew Wylie è tra i maggiori agenti letterari del mondo, suoi sono autori come Salman Rushdie, Vladimir Nabokov, Jorge Louis Borges, Roberto Bolaño, Albert Camus, Raymond Carver). La negoziazione è avvenuta allo scadere del contratto – con Einaudi, appunto – sui tascabili. Contratto che, secondo «la Repubblica», sarebbe stato ristipulato per circa un milione di euro (dalle parti in causa nessuna conferma sui numeri).
Si tratta di un’operazione che Einaudi, e il gruppo Mondadori che ne è proprietario, non sarebbero riusciti a evitare o che non avrebbero voluto contrastare a ogni costo. Adelphi, secondo indiscrezioni del marchio milanese riportate dall’agenzia Ansa, acquisisce inoltre anche le Opere complete di Roth nei Meridiani, che andranno nella collana di classici La Nave Argo.
La perdita per la casa editrice torinese è significativa sul piano identitario. Il timore nell’ambiente editoriale, poi, è che la mossa di Wylie e l’importante rilancio economico di Adelphi possano costituire un precedente. E che uno scenario analogo possa ripresentarsi nuovamente, con il passaggio in blocco di autori-simbolo, come Roth, considerato da pubblico e critica un Nobel mancato.
Adelphi ha attuato spesso la politica di portare nel proprio catalogo autori che hanno contribuito a costruire un patrimonio editoriale peculiare, non solo nel panorama italiano. Tra i nomi più significativi, Carlo Emilio Gadda (acquisito nel 2011, dopo lunghe liti tra Einaudi e Garzanti), il mondadoriano Georges Simenon (nel 1985: operazione che, tra l’altro, coronò il già notevole successo del grande autore belga nel nostro Paese); poi Giorgio Manganelli, Ian Fleming, Goffredo Parise e il caso del ceco Milan Kundera che, dopo Mondadori e Bompiani, s’impose definitivamente con L’insostenibile leggerezza dell’essere nel 1985. Sono gli autori del catalogo storico a costituire l’identità (e la vera ricchezza) del marchio fondato nel 1962.
Adelphi potrebbe avere intenzione di ritradurre almeno alcuni dei romanzi dell’autore ebreo, nato nel New Jersey nel 1933. Tradotto in Italia per primo da Bompiani, Roth in breve passò a Einaudi, che negli anni ha pubblicato oltre trenta titoli, in uno sposalizio che sembrava inossidabile (tre invece i volumi dei Meridiani mondadoriani). Tra le grandi voci italiane di Roth vanno menzionati Vincenzo Mantovani, scomparso lo scorso giugno (sua la traduzione di Pastorale americana del 1998 ma anche, tra i vari titoli, di Ho sposato un comunista, 2000, L’animale morente, 2002, Zuckerman scatenato, 2004, La macchia umana, 2011) e Norman Gobetti. Accomodandolo sugli scaffali accanto alle opere di Vladimir Nabokov, altra integrale della casa, Adelphi è pronta a rilanciare, alla sua maniera, il culto dell’autore del Lamento di Portnoy.