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 2024  marzo 15 Venerdì calendario

CHI È "BARBECUE", EX POLIZIOTTO ED EX BRACCIO ARMATO DEL PRESIDENTE JUVENEL MOISE, CHE STA METTENDO A FERRO E FUOCO HAITI - AL SECOLO JIMMY CHÉRIZIER, HA 46 ANNI. IL SOPRANNOME SE L'È GUADAGNATO BRUCIANDO I CADAVERI DELLE SUE VITTIME - SI PRESENTA ARMATO FINO AI DENTI ALLE CONFERENZE STAMPA ED È ACCUSATO DI UNO DEI PEGGIORI ECCIDI NELLE "BIDONVILLE" DI PORT-AU-PRINCE - OGGI GUIDA LE NOVE BANDE ARMATE IN RIVOLTA. PER LUI: "O HAITI DIVENTA UN PARADISO, OPPURE SARA' UN INFERNO PER TUTTI..." -

Dicono che il soprannome «Babekyou», barbecue in creolo, se lo sia guadagnato carbonizzando le sue vittime. Lui assicura che viene dall’infanzia, quando accompagnava la mamma a vendere pollo fritto in strada. Sia come sia, Jimmy Chérizier, 46 anni, ex poliziotto ed ex braccio armato del presidente Juvenel Moïse, assassinato tre anni fa, è oggi l’uomo più temuto e forse più potente di Haiti.

Il capo di un’inedita alleanza di gang criminali, Viv Ansanm (vivere insieme), che ormai controlla quasi tutto il Paese e che ha respinto il piano messo a punto dagli Stati Uniti e Paesi del Caraibi (Caricom) per porre fine al caos, ovvero dimissioni del premier in esilio Ariel Henri e istituzione di un consiglio presidenziale provvisorio.

In una conferenza stampa in cui si è presentato in tenuta militare e con un fucile mitragliatore Chérizier ha detto di voler «liberare Haiti dai politici tradizionali e dagli oligarchi corrotti» e che «sono gli abitanti dei quartieri popolari e il popolo haitiano che devono prendere in mano il destino e scegliere i propri leader». [...]

Siamo i figli di Jean-Jacques Dessalines», leader dell’indipendenza haitiana del 1804. Quando i nostri antenati combatterono per l’indipendenza ci chiamavano terroristi, come oggi. Non stiamo facendo una rivoluzione pacifica. Stiamo facendo una rivoluzione sanguinosa nel Paese».

Babekyou è ricercato per un lungo elenco di reati. Non si nasconde, però. Anzi, convoca periodicamente conferenze stampa dove non mancano mai frasi ad effetto e l’ombra della sua milizia, che arruola parecchi bambini-soldato in nome della «rivoluzione proletaria». [...]

Una violenza esplosa con una serie di attacchi mirati contro aeroporti, commissariati e carceri, da cui sono evasi 4.000 detenuti, mentre Henri si trovava in Kenya. «O Haiti diventa un paradiso per tutti, oppure un inferno per tutti», minaccia l’autoproclamato «Robin Hood haitiano», che dice di ispirarsi all’ex dittatore François Duvalier ma sui muri delle bidonville che controlla è ritratto come Che Guevara. Contraddizioni caraibiche.

In realtà, Chérizier assomiglia più ad un sanguinario Signore della guerra che ad un rivoluzionario. Sarebbe stato lui, nel 2018, un anno dopo l’uscita da Haiti dei Caschi blu dell’Onu, a pianificare il massacro nella bidonville di La Saline: vennero assassinate più di 70 persone, tra cui donne e bambini. A quei tempi, era ufficiale in una forza d’élite incaricata di lottare contro le gang.

Espulso dalla polizia, in seguito venne però reclutato da Moïse, che gli diede soldi e armi, per controllare i quartieri poveri ed evitare rivolte antigovernative. Dopo l’assassinio di Moïse, avvenuto in circostanze ancora misteriose, la nuova élite al potere ha tolto l’appoggio a Chérizier, che ha reagito mettendosi alla guida delle nove bande più potenti della capitale: l’alleanza «Famiglia G9». Sono perlopiù ex agenti di polizia e bambini di strada; commettono omicidi, furti, estorsioni, stupri, rapimenti e secondo l’Onu controllano le bidonville di Port-au-Prince, ossia l’80% di una città di 10 milioni di abitanti. Distribuiscono anche cibo e beni di prima necessità, però, garantendo alle organizzazioni non governative — che spesso forniscono i servizi di base al posto dello Stato — il permesso di operare all’interno. Altra contraddizione caraibica. [...]