Corriere della Sera, 15 marzo 2024
I tanti mondi di Alessandro Baricco
Una letteratura che riesce a essere nello stesso tempo rivelatrice ed enigmatica, impregnata di realismo e del tutto fantastica: è uno dei motivi per cui l’opera di Alessandro Baricco (Torino, 1958) ha una cifra che la rende difficilmente classificabile tra le narrazioni contemporanee.
I suoi personaggi sono eroi moderni, anche se compaiono in carrozza o a cavallo, le sue eroine sono esili ma inattaccabili, come il diamante; i grandi personaggi secondari sono sacerdoti, avventurieri, strambi ricercatori, o tutto questo insieme; nei suoi solenni Faust occhieggiano spesso dei buffi Bouvard e Pécuchet. E viceversa, tra i suoi caratteri comici spuntano portatori di verità.
Narratore metafisico, scrittore d’avventura, realista magico, Baricco è anche molto altro: drammaturgo, musicista, grande affabulatore nei teatri o in tv, e grande innovatore, anche per l’intuizione della Scuola Holden, fondata nel 1994 (e ceduta quest’anno a Feltrinelli; Baricco ne è tuttora preside).
Per rappresentare e circoscrivere un autore così complesso, la nuova collana del «Corriere della Sera» propone da oggi ogni settimana in edicola 12 titoli dello scrittore: una scelta dei suoi romanzi, monologhi e saggi più importanti, essenziali per cogliere la varietà dei suoi temi e della sua scrittura. Il primo titolo in edicola oggi è Oceano mare, secondo romanzo del narratore (del 1993) e tra i suoi lavori più significativi, mentre la prossima settimana sarà in edicola Castelli di rabbia, con cui esordì nel 1991 per Rizzoli (poi Feltrinelli).
Lo ha affermato lo stesso Baricco nella recente intervista su «la Lettura» #641: a Marco Missiroli che gli chiedeva di definire la «leggerezza» che si avverte nelle sue opere – e che sembra incarnare la leggerezza come la intendeva Italo Calvino, cui comunque è impossibile non confrontarlo – Baricco ha risposto ricordando una frase di Friedrich Nietzsche: «Non potrei credere in un Dio che non sapesse ballare».
La scrittura di Baricco ama la danza. La complessità della realtà e della vita è ben presente nei romanzi dell’autore (quanto alla vita, «in linea di massima si è chiamati ad affrontarla in stato di assoluta e radicale impreparazione», riflette il personaggio di Pehnt in Castelli di rabbia), ma alla letteratura spetta il compito di seguirne le circonvoluzioni, senza sottrarsi all’insolito, all’erroneo, al sublime, al comico. O al nuovo. E per farlo dev’essere duttile, libera, capace di assecondare la danza musicale del reale.
Danzare, anche tra i generi. Nella collana in edicola compare il suo saggio più importante, The Game (in edicola il 5 aprile), in cui Baricco racconta l’era tecnologica e i nuovi media, il cambiamento che stiamo vivendo, ma lo fa con il linguaggio di un monologo teatrale («Prendete l’icona che per secoli ha racchiuso in sé il senso della nostra civiltà: uomo-spada-cavallo. Confrontatela con questa: uomo-tastiera-schermo. E avrete di fronte agli occhi la mutazione in atto»). E nella collana c’è anche (in edicola il 12 aprile) il suo monologo più noto, Novecento, che ha ispirato il film La leggenda del pianista sull’oceano diretto da Giuseppe Tornatore: allegra tragedia di un musicista chiuso nel mondo claustrofobico di una nave, ma libero nelle dimensioni cosmiche della musica. La musica, la parola, l’azione, il pensiero e l’immaginario: vasi comunicanti l’uno con l’altro, quasi «multimediali», come i linguaggi e gli stimoli della realtà contemporanea.
Eppure quasi mai i mondi dei romanzi di Baricco sono, in senso stretto, a noi contemporanei: inizi di Novecento caliginosi e «analogici», dove le lettere giungono a cavallo, i viaggiatori si fermano nelle locande, dove ancora esistono pistoleri, esploratori e capitani di velieri.
Una summa dei mondi di Alessandro Baricco è appunto Oceano mare, che apre la collana. Il luogo dell’azione, la Locanda Almayer, sulla spiaggia, è un crocevia di suggestioni letterarie e cinematografiche: un mare arcano come in Herman Melville e una nebbia assurda e densa come in Federico Fellini. Ma quel nome, Almayer, evoca La follia di Almayer di Joseph Conrad, e le storie che si incrociano nel libro di Baricco accolgono molte follie: c’è Plasson che dipinge quadri bianchi; la pulzella Elisewin, fragile come una farfalla, tanto che il mare potrebbe ucciderla; Padre Pluche, che inventa di nascosto migliaia di preghiere; Bartleboom, che è studioso di ogni cosa; Adam, quasi un animale in caccia.
Sulla riva evanescente, non stupisce che la Locanda sia gestita da bambini che leggono nei sogni degli ospiti, o che Elisewin, così trasparente, riesca a sentire i pensieri del feroce Adam: anzi, tutti i personaggi danzano fino in fondo la loro danza, tragica, comica o folle. Sperando di incontrare, come scrive Baricco, «un giardino in cui il caos della vita diventava figura divinamente esatta».