Corriere della Sera, 15 marzo 2024
Intervista all’assolto Luca Lotti
FIRENZE Luca Lotti: «Assolto perché il fatto non sussiste». Il processo Consip, durato 7 anni e 2 mesi e che di fatto ha stroncato la sua carriera politica, è finito così. Che ha pensato in quell’istante?
«Sollievo misto a emozione forte, quasi un colpo al cuore. Le svelo un segreto: in questi due giorni, quando vedevo una telefonata di Ester Molinaro, che insieme al professor Franco Coppi mi ha assistito, per qualche secondo ho esitato nel rispondere per paura che potesse dirmi che c’era stato un errore (ride, ndr). Ho anche avuto conferma che si deve avere fiducia nella magistratura, nonostante un tempo così lungo per arrivare alla verità».
Ritiene sia stato un processo politico?
«Non credo si debba parlare di processo politico. Sicuramente per come è nata l’indagine, il momento in cui è arrivata, per il circuito che si è attivato e per le tante cose accadute dopo, qualche dubbio mi è venuto. Non può essere tutto un caso».
La prima persona che l’ha cercata dopo la sentenza?
«I messaggi più belli sono arrivati dagli amici veri, che non mi hanno lasciato solo neanche un giorno dei 2.635 di questa storia, alcuni anche del mio partito. Tra i primi anche un importante vertice dello Stato e membri del governo. Però la prima chiamata l’ho fatta io a Coppi: l’uomo, non il professore noto a tutti. Ho avuto la fortuna di conoscere una persona straordinaria».
Chi è mancato all’appello?
«Qualcuno è mancato o è arrivato nelle ultime ore. Altri, ironia della sorte, quella mattina non hanno letto i siti di tutti i giornali...».
Dalla sua segretaria Elly Schlein, un sms?
«La stupirò, oggi (ieri, ndr) mi ha chiamato e abbiamo anche parlato un po’ di politica. Detto questo: spero che la mia vicenda, come quella di tanti altri amministratori locali e sindaci, possa far capire che parole e giudizi della tua parte pesano molto più».
Teme che il Pd alleandosi al M5S diventi giustizialista?
«È un pensiero che in molti hanno e che in pochi esprimono. Personalmente temo che il Pd perda la sua vocazione, il senso per il quale è nato. Insomma che si snaturi per rincorrere un facile consenso imitando il populismo che spesso ha animato il M5S».
Le liste per le elezioni 2022 le fece l’allora segretario Enrico Letta, che voi renziani scalzaste da Palazzo Chigi. Lei fu escluso: una vendetta?
La chiamata di Schlein
Abbiamo parlato, spero che la mia vicenda faccia capire che i giudizi della tua parte pesano di più
«Letta si dimise dopo una votazione della direzione del Pd che con 136 voti (e solo 16 contrari) chiedeva un cambiamento. E il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affidò il mandato a Matteo Renzi. Comunque, se fu vendetta andrebbe chiesto a lui e a qualche dirigente locale che si è fatto usare per logica di basso cabotaggio. Ad agosto 2022 il mio numero di telefono lo aveva, visto che per avvisarmi della non candidatura mi ha chiamato anziché parlarmi di persona. In questi giorni forse lo avrà perso».
Lei, a Palazzo Chigi a 32 anni, oggi di cosa di occupa?
«Sono advisor per alcune aziende e seguo l’Empoli Calcio come consulente, e per questo ringrazio la famiglia Corsi. Sfide avvincenti per rimettersi in gioco».
Ora le resta l’inchiesta Open, assieme a Renzi...
«Come è successo per Consip non commento il lavoro della magistratura. Affronterò la vicenda nello stesso modo, difendendomi nel processo e non dal processo qualora inizi».
Anche se senza conseguenze giuridiche, ha ricevuto critiche per il caso Palamara.
«Senza il caso Consip non ci sarebbe nessun “caso hotel Champagne”. Il tempo chiarirà anche questo».
La rottura con Renzi è stata davvero sulla linea del Pd?
«Quindici anni di storia e di vita non finiscono solo per la politica, ma ci sarà tempo per affrontare questo con Matteo. Voltandosi indietro rifarei tutto, anche gli errori che aiutano a migliorare. Ho ricevuto tanto, ma credo anche di aver dato molto e sono grato a Renzi per la fiducia e l’occasione che mi ha concesso di scrivere un pezzo di storia della nostra fantastica città e del Paese».
Rifarebbe anche la scelta di creare la sua corrente nel Pd?
«In quella fase senza Base riformista il Pd non avrebbe avuto i numeri per costituire i gruppi in Parlamento. Lo dice la storia, non io».
Il prossimo anno si voterà per le Regionali in Toscana. Tornerà in pista?
«Ho imparato che in politica non bisogna dire due parole: “mai” e “per sempre”».