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 2024  marzo 14 Giovedì calendario

L’emergenza anoressia: 8 mesi per un ricovero Cure solo nelle cliniche da 300 euro al giorno

La richiesta cresce e i posti letto calano. Il governo vara il piano contro l’epidemia silenziosa: più fondi e prestazioni gratuite. Social e chat inneggiano
al digiuno, nella trappola anche bambini di 7 anni
Quando una ragazza con disturbi alimentari accetta di essere ricoverata, non occorre essere medici per capire che quel momento va colto al volo. Ed è impensabile dirle: devi aspettare 8 mesi, per te ora non c’è posto.
Otto mesi sono troppi per chi, a giorni alterni, è combattuto tra il voler vivere e il voler morire. Tra il desiderio di risentirsi scorrere il sangue nelle vene e quello di sparire. Ma le liste d’attesa sono così, una condanna a combattere da soli patologie che non si possono combattere da soli.
I posti letto nelle strutture che si occupano di anoressia sono pochi, le richieste in crescita. E allora finisce che tu genitore o ti puoi permettere una clinica privata da 200-400 euro al giorno oppure aspetti e vedi tua figlia consumarsi tra le pareti della sua cameretta a rimbeccate di mezza mela al giorno. Se non vomita anche quella.
I NUMERI
I casi sono 3,6 milioni, le strutture dedicate ai disturbi alimentari sono solo 126 in tutta Italia: 112 pubbliche e 14 private. La maggior parte si trova al nord (63) e nel Lazio sono 8. Quindi la differenza tra la vita e la morte la fa anche il luogo: non tutte le regioni sono fornite allo stesso modo e inoltre quasi la metà dei centri non accoglie minori al di sotto dei 14 anni. Eppure le patologie alimentari stanno divorando l’infanzia anche ai bambini, colpiscono anche a sei o sette anni. L’età media dei primi sintomi continua a calare – con un 20% di pazienti under 14 – mentre cresce la diffusione tra i maschi dove la fascia d’età 12-17 anni annovera ben il 20% dei casi.
Ogni anno si contano più di 7mila vittime (per suicidio o per problemi correlati), più della depressione. E resta irrisolto il problema della diagnosi precoce, pressoché impossibile: le pazienti provano gioia nel coltivare la loro stessa malattia e negano per parecchio tempo, rimandando le cure.
IL PIANO
Dopo le polemiche sul taglio dei finanziamenti, il ministero della Salute ha rimpinguato con 10 milioni di euro il fondo per combattere le patologie alimentari, che si vanno ad aggiungere ai 25 milioni stanziati nel 2023. Non solo. Aumenteranno anche le prestazioni gratuite: i pazienti affetti da anoressia e bulimia possono usufruire in esenzione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale per il monitoraggio del disturbo. Da aprile verranno introdotte nuove 16 voci nei livelli essenziali di assistenza per affrontare prevenzione e complicanze. «Di fatto – spiega il ministro alla Salute Orazio Schillaci – in questo modo garantiremo finalmente la piena copertura finanziaria per tutti i pazienti con tali disturbi, rendendo di fatto non più necessario un Fondo straordinario a carattere temporaneo che finora è stato sperimentato». E curarsi sarà più facile, più democratico.
LA DIETA MEDIATICA
«Hai mai desiderato digiunare per 10 giorni di fila?» chiedono ammiccanti gli spot sui social. Se un utente distratto «scrolla» il video senza prestarci particolare attenzione, non fa altrettanto una ragazza che vede nella magrezza estrema una forma di purezza e di perfezione. E basta quello per entrare nell’anticamera della patologia. O per lo meno, per entrare in contatto con «le altre»: ragazze che si cercano sui social, si scambiano i contatti e si ritrovano nelle chat
«pro Ana» (ana sta per anoressia) come in una specie di setta clandestina dove il digiuno è un rito sacro, una sfida. Dove ci si confronta, ci si incoraggia a non cedere al cibo. E dove si viene ammesse solo se si pesa meno di 45 chili.
«La mattina non mangiare, altrimenti apri lo stomaco» si scrivono le ragazzine. «Quando hai dolori alla pancia, accovacciati e passeranno. Bevi tantissima acqua. Anche se ti stai per sentire male, aspetta cinque minuti e poi ricomincia a bere». O ancora: «Se ti obbligano a mangiare hai due possibilità: mastichi ogni boccone a lungo. Fallo diventare una poltiglia e poi bevi tra un boccone e l’altro. Ti sazierai più velocemente e perderai tempo. Non fare troppo esercizio fisico altrimenti ti verrà più fame. Mangia nuda, allo specchio». Nelle chat non si va oltre questo, nessuna esce allo scoperto parlando dei reali disagi fisici che l’hanno portata a diventare anoressica. Sembra quasi che si cerchi di fidelizzarsi alla malattia piuttosto che combatterla assieme. Con una devozione che arriva a fare il solletico alla morte, che porta a desiderare di entrare nei vestiti delle bambine di 5 anni. E che alimenta una tenacia impensabile nelle ragazzine-ombra. Molte chat sono state chiuse, così come molti blog. E il nuovo codice etico di Agcom sugli influencer (che non è ancora entrato in vigore) vieterà esplicitamente la diffusione di contenuti che incitano alla bulimia o all’anoressia. Ma sui social regna ancora una tale confusione che si trova di tutto: la sfida della bilancia del venerdì (inutile dire che «vince» chi ha perso più peso da una settimana all’altra) o la sfida dello spazio tra una coscia e l’altra, il cosiddetto thigh gap, lanciato con superficialità dalle influencer vip (aiutate dalla chirurgia estetica) e imitato dalle ragazzine (con il digiuno serrato).
LA FRAGILITÀ SILENZIOSA
Il cibo è solo uno strumento per esprimere un dolore più profondo e invisibile. Che può nascere da un rifiuto, dall’abbandono di un genitore, da un atto di bullismo. «I ragazzi sono molto fragili e nella nostra società sono più importanti i risultati della persona, della sua felicità» rileva Cinzia Fumagalli, presidente dell’associazione Ananke, che riunisce i familiari dei giovani con disturbi alimentari. Si dà troppa importanza alla performance, c’è troppa pressione, troppa apparenza. Ecco la vera malattia. «I genitori devono imparare a non costringere i figli a essere quello che loro hanno sognato e non sono riusciti a diventare – spiega Fumagalli – e soprattutto non devono mai smettere di dare speranza, anche nei momenti più difficili della malattia, anche quando dentro si sentono morire».
LE DECLINAZIONI DEL DISAGIO
Nella giornata del fiocchetto lilla contro i disturbi dell’alimentazione, gli psichiatri sensibilizzano anche su altre declinazioni del disagio: la vigoressia (l’ossessione per il fitness e fisici scultorei), l’ortoressia (l’ossessione per una dieta sana che tuttavia si trasforma i una patologia psichiatrica) e la drunkoressia (dimagrire per bere e bere per dimagrire): una moda deleteria in voga tra gli adolescenti che, deliberatamente, digiunano per 24 ore per poi lanciarsi in una serie di superalcolici.