Corriere della Sera, 13 marzo 2024
Un debito di secoli pesa su Haiti
«I negri della costa della Mina», cioè rapiti dagli schiavisti nel Golfo di Guinea, «si impiccano e si tagliano la gola, come se niente fosse, per i più futili motivi, il più delle volte per far compassione ai propri padroni, convinti come sono di ritornare, dopo la morte, nel paese d’origine; e sono talmente presi da questa folle ossessione che è impossibile levarla loro dalla mente». Lo scriveva tre secoli fa il frate francese Jean-Baptiste Labat. «Futili motivi»... E cosa facevano i padroni delle piantagioni per scoraggiare quei suicidi spinti dal sogno che almeno le loro anime potessero ritornare in Africa? «Si fa tagliare la testa del primo schiavo che si uccide, o solo il suo naso e le sue orecchie che vengono conservate sopra un palo», scriveva il proprietario terriero Moreau de Saint-Méry, così «che gli altri, convinti che il malcapitato non oserà mai ricomparire nella sua terra natale così disonorato nella considerazione dei compatrioti, rinunciano a questo spaventoso disegno di emigrazione».
Toglie il fiato, in questi giorni di nuova violenza, terrore, fame che hanno avuto il culmine nell’assalto al carcere per liberare quattromila detenuti e la presa del potere delle bande armate al soldo dell’ex poliziotto Jimmy «Barbecue» Cherizier, rileggere la terribile storia di Haiti nel libro di Massimiliano Santoro Terre di libertà. Padroni e schiavi nelle istituzioni politiche di Antico Regime edito da Franco Angeli. Perché certo, i figli di quegli schiavi che nel 1806, nella scia della Révolution del 1789, ottennero l’indipendenza dalla Francia, hanno fatto tanti errori. Ma nessuno Stato al mondo è stato condannato alla bancarotta eterna e immutabile quanto Haiti, costretta allora a risarcire i padroni degli schiavi liberati con 150 milioni di franchi in oro, una somma enorme mai finita di pagare e moltiplicata a dismisura dalle banche francesi e poi americane fino a causare uno sprofondo, secondo il New York Times, di almeno 115 miliardi di dollari attuali. Una cifra stratosferica e inimmaginabile per uno dei Paesi più poveri del pianeta, bastonato da catastrofici terremoti. «Un castigo di Dio», disse dopo quello del 2010 Gerhard Maria Wagner, un parroco tedesco amato da papa Benedetto XVI. Mah... Chiediamoci piuttosto: se il buon Dio non è stato generoso, l’Occidente non ha niente da rimproverarsi?