ItaliaOggi, 12 marzo 2024
Periscopio
Il Papa all’Ucraina: «Quando sei sconfitto, devi avere il coraggio d’alzare bandiera bianca e negoziare». HuffPost.Alzare bandiera bianca mica è negoziare. È ammettere la sconfitta. Ma i gesuiti, una volta, non erano sottili e diplomatici, e i Papi prudenti? Pierpaolo Albricci, ItaliaOggi.
[Da parte del Papa] manca una parola di condanna per chi uccide e violenta in nome di un’assurda «denazificazione» di un intero paese. Non c’è un accenno a chi decide di non piegarsi alla tirannia del più forte, uno sforzo di comprensione per quanti vivono e si battono, come i martiri di una volta, nel culto della libertà, loro, dei loro figli e di qualcun altro in Europa. [Le sue sono parole che] scoraggiano chi resiste proprio per negoziare senza la pistola puntata alla testa e galvanizzano chi protrae un’aggressione spietata, senza precedenti, senza giustificazioni, col proposito dichiarato dell’annientamento dell’Ucraina. Michele Valensise, HuffPost.
Il Papa ha ragione.La Veritaski.
Sull’Europa rischia di sventolare la bandiera bianca del Papa, come negli Usa quella di Trump. graffidamato.com.
Biden ha paragonato il «Mr. Gorbaciov, tear down this wall» reaganiano a quel che dice il suo «predecessore» a Vladimir Putin: «Fai quel cavolo che ti pare» con gli alleati dell’America. Paola Peduzzi, il Foglio.
Voglio spendere qualche povera riga sulla spiegazione di questi tempi di guerra offerta da Francesco: dietro c’è sempre l’industria delle armi, ha detto. Si pena a rintracciare le parole adatte a replicare. Il dito puntato, con argomenti da newsletter cospirazionista, sulle oscure trame occidentali per riempire le tasche, a costo di macellerie umane, dei soliti potenti, è un dito puntato nella nebbia. Il disagio, al cospetto di ricostruzioni tanto dozzinali da parte di una delle massime autorità morali dell’Occidente, è straziante. Come si può rintracciare una tenuta morale laddove non c’è una tenuta razionale? Mattia Feltri, HuffPost.
L’ira degli ucraini: «Non alzeremo mai bandiera bianca». Repubblica.
[Già] agli inizi del maggio 2022 la nostalgia per [Giovanni Paolo II,] «il Papa polacco», si era fatta ancora più acuta, quando il suo successore argentino aveva parlato delle «responsabilità della Nato che abbaia ai confini russi». Un argomentare che sposava la propaganda di Mosca. Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera.
Se qualcuno in questa sala pensa che Putin si fermerà all’Ucraina, posso garantirvelo: non lo farà. Joe Biden, discorso sullo stato dell’Unione.
Per Kiev è cruciale che l’Occidente prenda una decisione coerente e soprattutto veloce. O, per citare Frederick Kagan, ex docente di storia militare all’Accademia militare degli Stati Uniti, l’Ucraina ha bisogno di armi e non di discussioni su quali armi ricevere. Sara Gianrossi, Linkiesta.
Caro Zelensky, (…) in Ucraina lei ha abolito l’opposizione e manda in prigione i dissenzienti. (…) A Roma possiamo ancora esprimere il nostro pensiero e giudicare liberamente le relazioni internazionali. Secondo molti in Italia, lei ha svenduto il suo Paese agl’interessi angloamericani. Dovrebbe invece pensare al suo popolo, scegliere mediazione, neutralità, riforme democratiche e avvicinarsi all’Europa senza confliggere con gli interessi del suo grande vicino. Sfugga all’abbraccio mortale di BlackRock [la grande società d’investimenti americana] che ha il volto di Biden e delle altre marionette che portano il suo Paese e l’Europa alla distruzione. Elena Basile, il Fattosky quotidiano.
[Jorit,] lo street artist del selfie con Putin, ha ricevuto 90.000 euro di cachet tramite un’azienda controllata dal ministero dell’Edilizia russo per dipingere dieci murales nei territori russi e nell’Ucraina occupata militarmente. Il suo incontro col dittatore è stato preparato (e non improvvisato) dall’ambasciata russa in Italia. HuffPost.
Le proteste filopalestinesi stanno trasformando Londra in «una zona vietata agli ebrei», ha denunciato lo zar dell’antiestremismo, Robin Simcox, consigliere indipendente del ministero dell’Interno, che ha avvertito: «Diventeremo uno stato autoritario se sarà consentito a Londra di trasformarsi in zona interdetta agli ebrei». Anche Suella Braverman, ex ministro dell’Interno, ha fatto appello a un linguaggio simile a Simcox: «Parti di Londra sono diventate zone interdette agli ebrei, ciò è totalmente inaccettabile. Abbiamo visto l’antisemitismo salire alle stelle». Giulio Meotti, il Foglio.
Uno può anche sentirsela di combattere giorno per giorno antisemiti e razzisti, allievi di Stalin e di Hitler, estremisti islamici e fanatici religiosi vari. Gli si può opporre Hannah Arendt ed Elie Wiesel, la ragione contro la barbarie. Ma come fare con gli ignoranti? Non li si può mica incriminare per asineria. Non li si sconfigge nemmeno con la logica, o con le lettere. Forse non c’è che dichiararsi anticipatamente sconfitti. D’altra parte, per dire, cosa si potrebbe mai obiettare a quelle influencer femministe che mercoledì a Firenze, urlando slogan sulla Palestina, cercavano d’impedire la presentazione d’una biografia di Golda Meir. Gridavano, battevano e strepitavano (…) contro un libro dedicato alla terza donna nella storia diventata capo di governo. Fischiavano la biografia della militante socialista che fu segretaria dell’Unione delle donne lavoratrici al tempo in cui alle donne erano precluse persino le professioni liberali. Un’icona dell’emancipazione femminile. Salvatore Merlo, il Foglio.
«L’Oscar? Vinceranno gli ebrei perché quelli vincono sempre». Bufera su Massimo Ceccherini, cosceneggiatore di Io Capitano [giustamente ignorato a Los Angeles: Dio c’è].Repubblica.
In Abruzzo vince il centrodestra. Giorgia Meloni: «Daje!». Il Tempo.
Con la sobrietà, l’umiltà e il gusto dell’understatement tipici di tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia, Marco Marsilio ha dichiarato stanotte che con la sua vittoria in Abruzzo è stata scritta «una pagina di storia», avendo del resto già fatto del suo meglio per riscrivere la geografia, con la nota dichiarazione sulla regione bagnata da tre mari. La linea di Francesco Cundari.
Le elezioni non sono mai elezioni ma circonvenzioni. Roberto Gervaso