il Giornale, 12 marzo 2024
Clean shit, la nuova moda nel mondo del pallone
Ci sono domande che non andrebbero fatte, perché si ritorcono contro l’intervistatore. E non depongono a favore del senso di realismo. Per esempio oggi fa moda parlare di clean sheet, che non è uno sgrassatore, che in inglese significa lenzuola pulite e nel calcio intende il non aver subito gol. Quello che nell’Italia di qualche decennio fa si traduceva con porta inviolata. Dicevamo catenaccio quello che ora è mettere un bus davanti alla porta. Dire barriera bastava a farsi intendere, adesso si parla di wall. Anche allora ci si capiva ma non si sbuffava davanti al made in Premier oggi propinato ad ogni calciar di palla.
Ci ha riportato a quel pallone, ed anche alle origini delle passioni, una battuta di Ballardini (foto), allenatore del Sassuolo, che dopo l’ultimo successo senza subire gol si è sentito rivolgere la seguente domanda forse ingenua, realisticamente inutile. «Contento di questo clean sheet?». E lui di rimando: «Capiamoci, diciamo che sono allenatore di una volta e lei mi sta chiedendo se sono contento di non aver subito gol. Certo che lo sono». Appunto, qualcuno si aspettava rispondesse al contrario? E qui ne vien fuori tutta la pratica del parla come mangi che non sarà filosofia di alta scuola ma riporta alla semplicità di un gioco ed anche del parlare.
Oggi il mondo insegue la Premier pure nei modi di dire e noi italiani ci siamo messi sulle tracce: quando, invece, eravamo dotati di vocabolario acconcio. Così nelle idee di calcio: non prender gol non è un insulto al gioco come si fa credere, è idea che indica la strada maestra. Poi, se non ci riesci, provi a segnarne uno in più. Si chiama realismo. L’inglesismo e’ anche voler imitare il calcio britannico, seppur siamo ben dotati del nostro: sia nelle idee sia nella terminologia. In Italia mangiare bene, il buon parlare sono arti. Pure il calcio è un’arte: copiata dagli inglesi, certo, ma non insegna a vivere tra le stelle. Al massimo con le stelle e con lo stellone.