il Fatto Quotidiano, 12 marzo 2024
Armi, l’export di quelle italiane è quasi raddoppiato
L’export di armi italiane è quasi raddoppiato. Il Sipri, autorevole istituto di ricerca di Stoccolma che monitora lo stato delle spese e del mercato internazionale della difesa, ha pubblicato ieri i dati delle vendite di armi nell’ultimo quinquennio. Tra il 2019 e il 2023 l’Italia ha venduto l’86% di armi in più rispetto al periodo che va dal 2014 al 2018. Il volume mondiale delle esportazioni di armi è calato del 3,3%, ma gli Stati europei hanno aumentato le loro importazioni del 94%. Il più grande venditore sono gli Stati Uniti. Washington, aumentando il volume di affari del 17%, copre il 42% del mercato. La somma degli stati europei raggiunge il 33%. Il secondo e il terzo fornitore di armi per l’Europa sono rispettivamente la Germania (6,4%) e la Francia (4,6%). Nello scorso quinquennio gli Stati Uniti hanno consegnato armi a 107 paesi, il numero più grande mai raggiunto da qualsiasi altro esportatore di armi. Se si mettono in correlazione le vendite di Washington e gli acquisti europei si nota lo stretto legame. Nel periodo 2014-2018 l’Europa ha importato il 35% delle sue forniture militari dagli Usa, nell’ultimo quinquennio questo dato è salito al 55%.
Il totale di armi esportate da Usa ed europei occidentale rappresenta il 72% del totale, con un aumento di dieci punti percentuali rispetto al quinquennio precedente. Due gli eventi che hanno segnato il periodo esaminato dal Sipri: Covid e guerra in Ucraina. Il primo ha ridotto le esportazioni, il secondo le ha fatte esplodere. La Polonia ha svuotato gli arsenali per inviarli in supporto dell’esercito di Kiev, per rimpiazzare queste armi ha fatto schizzare le sue importazioni di oltre il 1.100%. L’Ucraina con un più 6.600% è il Paese che ha visto crescere maggiormente le sue importazioni, diventando in termini assoluti il terzo importatore al mondo. Al primo posto c’è l’India, in questo quinquennio ha acquistato circa il 10% di tutte le armi uscite dai Paesi di produzione. Seguono due monarchie del Golfo: Arabia Saudita (8,4%) e Qatar (4,9%). La Russia ha dimezzato le esportazioni, -53%. Mosca è passata a un’economia di guerra da oltre due anni e la produzione nazionale ha subito un forte aumento, ma gli sforzi sono indirizzati ad alimentare il fronte in Ucraina. Nel 2019 il Cremlino garantiva le forniture per la Difesa a 31 Stati, lo scorso anno questo numero è sceso a 12. Parte di questo è dovuto alle sanzioni, ma un ruolo di primo piano, nel ridimensionamento del volume venduto, è di Cina e India. Mosca rimane il principale fornitore di Delhi, ma ha ridotto il valore delle esportazioni che per la prima volta rappresentano meno della metà delle armi comprate all’estero dall’India. In un trend generale di riduzione degli acquisti (-44%) la Cina ha tagliato le commesse per il Cremlino, Pechino ha iniziato a sostituire le armi importate da Mosca con quelle di propria produzione. Con questa contrazione delle vendite la Russia è stata superata dalla Francia che con l’11% del mercato diventa il secondo paese esportatore al mondo. Parigi manda le sue forniture principalmente in Asia e Australia. Miglior cliente, con una quota del 30%, è Delhi. La Cina, nonostante la riduzione delle vendite del 5,3% resta al quarto posto come export, con una quota di mercato del 5,8%. Segue la Germania con una forte contrazione -14% e poi l’Italia. L’aumento del nostro export ci ha permesso di superare il Regno Unito, Londra infatti segna -14%. Il miglior mercato per le esportazioni italiane è il Medio Oriente, dove è stato venduto il 71% delMade in Italy. Tra gli acquirenti più importanti c’è il Cairo. L’Egitto, con una riduzione del 26% rispetto al quinquennio precedente, è passato da terzo a settimo Paese.