la Repubblica, 12 marzo 2024
Sulla foto ritoccata da Kate
Della Royal Family, l’ho scritto più volte, mi importa quanto del campionato di hockey a rotelle (speriamo non si offendano i praticanti dell’hockey a rotelle).
Eppure quest’ultima faccenda della foto “ritoccata” da Kate Middleton (credo sia la moglie dell’erede al trono, e di conseguenza la futura regina; ma potrei anche confonderla con altre mogli di altri congiunti, tale è la mia renitenza alla materia dinastica); dicevo, questa faccenda della foto ritoccata, della quale è impossibile rimanere all’oscuro perché campeggia sui media di mezzo mondo, e forse ne parlerà anche il Papa all’Angelus di domenica prossima, mi fa riflettere.
Se ho ben capito, si tratta di una goffa sortita da quello che i giornali definiscono “tradizionale riserbo” della famiglia reale. Cioè: non dire mai niente e negare anche l’evidenza perché il ruolo della monarchia trascende le persone fisiche che la rappresentano e le loro miserabili vicende sanitarie e coniugali. E dunque aggiustare le foto, come l’ultima delle influencer, non è pratica consueta tra i membri di una istituzione che le foto, al massimo, le cancella.
Devo farvi una confessione: questa non trasparenza, questa estraneità tenace al pubblico dominio, se non nelle forme consentite dalla gadgettistica pop, mi affascina. La società di massa ha aggravato la sensazione che niente e nessuno possa sottrarsi alle sue leggi. Ora sappiamo che anche la Royal Family sta per alzare bandiera bianca, e presto concorderà le copertine dei giornali come i cantanti e gli attori.
Stabilito ormai molti anni fa che non posso più essere comunista, adesso so anche che non posso più diventare monarchico. Chi cerca qualcosa di alternativo ai social e alla massificazione sappia che non lo troverà – se non nel romitaggio, purché non corredato da un profilo Instagram.