La Stampa, 11 marzo 2024
«Non ci sono mandanti e non ho creato dossier». la difesa di Striano
«Posso assicurare che dietro quello che ho fatto non ci sono mandanti e non ho mai agito per conto dei servizi segreti. Chiarirò la mia posizione di fronte ai giudici, perché non ho creato dossier contro i politici».Ecco la difesa di Pasquale Striano, 59 anni, tenente della Finanza che era in servizio alla Dna con il pm Antonio Laudati, all’ufficio Sos (Segnalazione operazioni sospette). Attraverso il suo legale, l’avvocato Massimo Clemente, insiste di non aver consultato le banche dati su input «di un gruppo eversivo o per conto dell’intelligence, sia interna sia estera».Del resto lo stesso Raffaele Cantone, procuratore capo di Perugia, che indaga sui presunti dossier contro politici, imprenditori ed esponenti dello sport e dello spettacolo, durante l’audizione, giovedì scorso, alla Commissione parlamentare antimafia, pur definendo «mostruosa» la mole di consultazioni alle banche dati e pur ribadendo che le indagini sono ancora in corso per «capire da chi e per quali motivi possono essere state utilizzate determinate informazioni, di certo operava in pool», ha negato «assolutamente» eventuali rapporti di Striano con i servizi segreti stranieri. E ha inoltre escluso, per ora, «finalità eversive» delle sue ricerche alle banche dati della Dna.Dall’inchiesta, al momento, non sono neppure emerse motivazioni economiche sul perché il finanziere facesse quelle ricerche – principalmente su politici di centrodestra – mentre è oramai evidente che c’erano fini mediatici (sono quattro i giornalisti indagati sui quindici totali). Il sospetto è che Striano, indagato nello specifico per accesso e divulgazione abusivi di dati informatici (oltre che per falso e abuso d’ufficio in concorso con Laudati), abbia veicolato le informazioni a tre giornalisti del quotidiano Domani, anch’essi indagati.È successo così anche per la vicenda da cui è scaturita l’inchiesta della procura del capoluogo umbro. Ha infatti avuto tutto inizio dalla denuncia del ministro alla Difesa Guido Crosetto dopo tre articoli del Domani che contenevano dati sul suo patrimonio estratti dalla banca dati delle Entrate. Il ministro ha presentato un esposto alla procura di Roma (la titolare del fascicolo è Antonia Giammaria) che poi, dopo il coinvolgimento del pm Laudati, ha inviato gli atti a Perugia che indaga sui magistrati in servizio nella capitale. Di fronte ai magistrati romani il tenente della Finanza ha parlato e ha detto di avere agito per conto di Antonio Laudati che però l’ha smentito.Tra l’altro Striano ha dichiarato di aver monitorato le banche dati sulla base di una «proposta investigativa», ma i magistrati di Perugia hanno scoperto che quell’«atto d’impulso» era stato scritto da un giornalista.C’è, poi, un altro giallo che riguarda le chat su telefonino e computer tra il finanziere e gli “amici” giornalisti. Esse con molta probabilità sono state cancellate perché ben due mesi sono trascorsi tra l’avviso di garanzia inviatogli dalla Procura di Roma e l’interrogatorio (seguito da perquisizione) a marzo 2023.Ma Striano non è l’unica talpa. Cantone alla Commissione antimafia ha spiegato che «il mercato delle Sos non si è affatto fermato» e che ci sono altri “spioni” (non alla Dna).La procura della capitale, guidata da Francesco Lo Voi, ha aperto un fascicolo al momento contro ignoti per accesso e divulgazione abusivi di dati informatici. Il quotidiano La Verità aveva pubblicato un articolo, con gli elementi di una Sos, sul rapporto tra il ministro Crosetto e un imprenditore sospettato di essere coinvolto in affari illeciti. Striano finora non ha voluto farsi interrogare dai magistrati di Perugia, mentre il pm Laudati si è detto disponibile.Da oggi, invece, la Commissione parlamentare antimafia dovrà decidere su nuove possibili audizioni. Forza Italia ha sollecitato quella di Carlo De Benedetti, proprietario del quotidiano Domani.