la Repubblica, 9 marzo 2024
Le passioni degli italiani
Sono molti e diversi i riferimenti che i cittadini utilizzano per “orientarsi”.Nella vita e sul piano personale. È interessante osservare quali siano ritenuti (più o meno) utili. E in quale misura. È quanto abbiamo cercato di fare attraverso un sondaggio di Demos, condotto di recente. Nel quale vengono “riproposti” i quesiti “già posti” alcuni anni addietro. Nel 2016, per la precisione. In questo modo vengono rilevate le opinioni relative ad ambiti e contesti importanti, che condizionano le scelte delle istituzioni e dei soggetti pubblici. Oltre che degli individui. In particolare, sono state valutate alcune “passioni”, che esistono e resistono nel tempo. I luoghi del territorio, la religione e la fede, lo sport, infine: la politica. Premetto che, per importanza, prevale sempre “il territorio”. E ciò spiega, in parte, l’attenzione “nazionale” verso le elezioni che si svolgono, in questa fase, in ambito “regionale”. Di recente: in Sardegna. Domani, in Abruzzo. Nei prossimi mesi: in Basilicata, Piemonte e Umbria.Da questa indagine emergono aspetti di continuità e di cambiamento interessanti. E non del tutto scontati. Anche se il primo elemento che si delinea, osservando gli atteggiamenti sociali a distanza di 8 anni, è un elevato grado di “coerenza”. In quanto la graduatoria delle opinioni si conferma e resiste nel tempo. Pur dimostrando un certo grado di riduzione delle differenze interne. Cioè: la tendenza verso una comune identità.“La passione che supera le altre passioni” coinvolge e richiama i luoghi del territorio. Come emerge anche nelle indagini sul “Rapporto degli italiani verso lo Stato e le Istituzioni”, condotto da LaPolis-Università di Urbino insieme a Demos, da oltre vent’anni. D’altronde, i “nostri” ambienti di vita contribuiscono a farci conoscere e riconoscere. A definire la nostra identità. Per questo motivo, il primo riferimento, per gli italiani, è costituito da “la sua (nostra) città, regione”, dal suo (nostro) “paese”. Indicati dal 60% del campione(con un punteggio 8-10). Poco meno rispetto al 2016, quando “appassionavano” il 64% delle persone intervistate.Dietro ai luoghi del territorio, si conferma “la religione o la comunità religiosa”. Indicata, però, da una quota molto più ridotta: 39%. In calo di 15 punti, negli ultimi 8 anni. Una tendenza che si spiega con la discesa rilevante della pratica religiosa. Sottolineata e analizzata da un recente saggio pubblicato dal sociologo Luca Diotallevi (per l’editore Rubbettino), intitolato, puntualmente, “La messa è sbiadita”. Questa tendenza si allarga fra i più giovani, ma, negli ultimi anni, ha coinvolto anche le donne, che un tempo erano (e in parte restano) le più “fedeli” alla pratica religiosa.Più ridotta è la componente di persone che si “appassiona”, cioè, “prova passione” per lo sport e/o per la squadra-lo sportivo per cui tifa. Quest’area sociale appare, comunque, ampia: 31%. Vicina, per “misura”, a quanto osservato nel 2016. Il tifo, d’altra parte, è un sentimento diffuso in Italia, e coinvolge oltre metà dei cittadini, come emerge da un’indagine di Demos, condotta un anno fa, nel febbraio 2023.In fondo alle preferenze degli italiani si confermano i partiti e i leader politici. Che, tuttavia, fanno registrare una crescita “rilevante”. Per quanto limitata, se si concentra l’attenzione sulle passioni più intense. Si tratta comunque, di un aspetto “rilevante”. E un po’ sorprendente, pensando al clima anti-politico che ha accompagnato il Paese negli ultimi 20 anni. Questo mutamento si spiega, principalmente, con i cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio. Per il ruolo evidente che la “politica” ha fatto osservare negli anni del Virus, soprattutto attraverso l’azione dei governi locali.Ma, soprattutto, contano i mutamenti avvenuti nei rapporti di forza fra aree (campi) e partiti. E l’instabilità diffusa e permanente, che si osserva. Infatti, l’attenzione verso partiti, movimenti e leader politici appare elevata in tutti i settori. Fra tutti gli elettori. Anzitutto e soprattutto, nella base del M5s. Ma si riproduce, in misura poco più ridotta, nel Centro-Sinistra e nel Centro-Destra.È interessante, ancora, l’influenza dell’età. La passione verso la religione e il territorio, infatti, cresce quando si superano i 50 anni. Mentre fra i più giovani non si osservano “passioni particolari”. È, tuttavia, indubbio che viviamo “un’epoca di passioni tristi”, per citare una definizione di Miguel Benasayag e Gerard Schmit (ispirata al filosofo olandese Baruch Spinoza).“Tristi”, perché non spingono e non aiutano a guardare avanti. Oltre. Ma accentuano il nostro legame con il presente. Con il territorio. Qui e ora. E, quindi, generano senso di impotenza. Mentre la fiducia negli altri e, in generale, la “fede”, che è all’origine della “fiducia”, diventa più instabile. Fuida.In questo modo, però, rischiamo di perdere il futuro. E di perderci in un presente senza fine.