la Repubblica, 9 marzo 2024
Londra a letto presto Vita notturna goodbye tra locali chiusi e divieti
LONDRA – Lo stupore degli italiani, arrivati con l’illusione che Londra non dorma mai, è imperdibile. Davvero pensate di ordinare la cena al ristorante dopo le 21.30? Poveri illusi. O, in un giorno feriale, di andare al pub per una birra dopo le 22.30? Un’impresa. E magari mangiare un boccone dopo il teatro? Scordatevelo, o accontentatevi del McDonald’s. Persino le nuove “superdiscoteche”, come la gigantesca Drumsheds allestita nell’ex capannone dell’Ikea a Tottenham da 15mila posti, oggi aprirà a mezzogiorno per chiudere alle 22.30. Mentre la “tube” di notte è aperta il venerdì e il sabato, e solo qualche linea della ciclopica metropolitana di Londra.
Pure i concerti devono terminare tra le 22.30 e le 23. Estate scorsa a Margate, costa Sud-Est dell’Inghilterra, il cantante Josh Homme dei Queens of the Stone Age non si piega al coprifuoco: «Preferisco pagare 10mila sterline di multa! Stronzi!». Alle 23 “o’clock” gli organizzatori staccano brutalmente luci, strumenti e amplificatori. Qualche giorno fa, poi, è diventato virale l’hashtag #LameLondon, “Londra, che barba”. Molti utenti hanno postato tweet sarcastici sui locali chiusi dopo le 23, un altro la foto di Soho deserta di giovedì, un altro ancora il cartello di un locale dello stesso quartiere, in teoria il più vibrante e insonne della capitale: «Si prega di non bere fuori dal locale dopo le 21.30».
Ma quando è diventata così noiosa Londra, si chiede ilTelegraph ?Eppure un tempo qui si celebrava la Swinging London, il punk e poi la Cool Britannia. Oggi invece, 1.165 locali notturni hanno chiuso negli ultimi 3 anni nella capitale. Più della metà dei locali Lgbtq+ sono svanititra 2006 e 2022, come il “G-A-Y Late”. Il numero di pub si è dimezzato negli ultimi due decenni (da 5mila a 2.500). Rischia di chiudere anche il celebre nightclub “Heaven”, un tempo frequentato da Freddie Mercury e Boy George.
Certo, in Inghilterra i ritmi sonoanticipati: i pub aprono a mezzogiorno, gli inglesi più tradizionalisti cenano alle sette. Ma ora è tempesta perfetta: l’inflazione, la mancanza di giovani migranti europei a basso costo nella ristorazione post-Brexit e la crisi dei prezzi (una pinta di birra in centro costa anche 10 euro) stanno comprimendo gli orari. I giovani della “generazione Z” fanno meno ore piccole, sono più esigenti. E poi il Covid: dopo i lockdown, i residenti del centro di Londra sono sempre più irritabili agli schiamazzi di giovani e turisti, tempestano di esposti ristoratori e pub: diatribe che possono costare decine di migliaia di euro in tribunale. «È un guaio anche per le band emergenti», sottolinea Emma Hutchinson, fondatrice del locale Bush Hall a Shepherd’s Bush.
Eppure il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha battezzato Londra come una città “24 ore su 24”. E ha persino nominato una “zar della vita notturna”, l’americana Amy Lamé, che lavora 3 giorni a settimana e guadagna 140mila euro all’anno, ma senza grandi risultati. È vero, la crisi dellanightlife a Londra ha radici profonde, da quando era sindaco Boris Johnson. Khan e Lamé ribattono che «nella capitale ci sono 1,3 milioni di lavoratori notturni e che a Soho quasi trenta locali sono aperti fino alla mattina», come il Bar Italia fino alle 5, finito pure in una canzone dei Pulp. O magari tocca essere soci di club come Soho House. Ma sono cattedrali nel deserto notturno di Londra. I’m only sleeping, cantavano i Beatles. Ora lasciateci dormire.