La Stampa, 9 marzo 2024
Intervista a Jorit
Lo rifarebbe quel selfie con Putin? «Sempre. Lo rifarei sempre».Ciro Cerullo, in arte Jorit, 33 anni, disegnatore, street artist. Dalla periferia di Napoli, a un palco in Russia con Vladimir Putin. Quel video di Sochi, un minuto e 52 secondi in cui sorridono tutti, ha scatenato un putiferio: a chi serve? Che messaggio manda al resto del mondo?Jorit, lo sa cosa pensano in molti adesso di lei? Pensano che si è fatto un selfie abbracciato a un criminale. Cosa risponde?«Cinquecento anni di colonialismo mi hanno insegnato che l’Occidente ha il brutto vizio di ritenersi il tribunale del mondo. L’Aja dovrebbe processare chi ha distrutto Grenada, Nicaragua, Libia, Panama, Haiti, Somalia, Sudan, Iraq, Jugoslavia, Afghanistan e ancora. Quando metteranno sotto processo Bush, Obama, Blair e gli altri, allora avranno un briciolo di credibilità. In questo momento sono solo uno strumento per la guerra alla Russia».Lei dice che non tutto il male sta da una parte. E questo è quasi sempre vero. Ma può obiettare sul fatto che è stata la Russia a invadere l’Ucraina e non viceversa?«La guerra è iniziata dieci anni fa».La guerra nel Donbass, secondo lei, giustifica i bombardieri su Kiev e i massacri di Bucha?«Ma le sembro una persona contenta che ci sia una guerra?».Mi sembra uno che si è fatto fotografare accanto a chi quella guerra l’ha dichiarata. Cosa ha provato dopo il selfie?«Ero stupito. Molto sorpreso. Non credevo che ci sarei riuscito».Anche le reazioni di sdegno l’hanno sorpresa?«Ognuno può reagire come vuole. L’importante è che si parli. L’importante è che si apra un dialogo».Ha ricevuto attestati di stima?«Tantissimi».Addirittura? Può raccontarne uno?«Le persone comuni sono quelle che più mi amano e vogliono la pace».Qualche politico?«Non lo so e non mi interessa».Come può un artista schierarsi dalla parte del più forte?«Io sono schierato dalla parte della pace. Con il più forte intende la Nato?».Come si fa la pace con qualcuno che minaccia l’uso dell’atomica?«Proprio per questo va fatta la pace».Quindi bisogna cedere alle minacce e ai soprusi?«Cedere cosa? Io voglio la pace».Tutti sono rimasti colpiti dalla sua capacità di avvicinare Vladimir Putin. Può raccontare come ha fatto ad arrivare a lui?«Determinazione, solo questo».Vi siete detti qualcosa in quel momento?«No»Lei parla russo?«No».È sembrato troppo facile. È davvero così?«Per niente. Ho dovuto passare tantissimi controlli di sicurezza».Nel 2022 Putin aveva elogiato pubblicamente un suo lavoro su Dostoevskij a Napoli. Aveva ricevuto complimenti anche in privato? Intendo dire: ha avuto dei contatti diretti con il Cremlino?«No».Eppure lei ha fatto un murale a Mariupol sotto l’occupazione russa. Come ha fatto a passare?«Mariupol è considerato territorio russo e per entrare in Russia basta fare il visto».A noi il visto non lo danno. Perché a lei sì?«Perché come decine di artisti internazionali partecipo a un festival di street art».Chi raffigura quella bambina del murale di Mariupol?«Raffigura tutti i bambini del mondo, ma più nello specifico si riferisce alla storia di Nastya bambina del Donbass, cresciuta sotto le bombe di Kiev per dieci anni».Come artista pacifista perché non esprime la sua vicinanza anche alle vittime ucraine?«Lo faccio. Esprimo la mia vicinanza a tutte le vittime di tutte le guerre. I morti sono tutti uguali».Torniamo al selfie di Sochi. Conosce l’altro ragazzo assieme a lei in quella fotografia?«Non di persona. Ma so che è un attivista anti colonialista ugandese».Era partito con quella precisa intenzione?«No. Ero andato per dipingere, come sempre».A proposito dei suoi disegni: cosa hanno in comune Maradona, Dostoevskij, Lucio Dalla e Putin?«Nulla. Infatti non mi sembra abbia raffigurato Putin e mai lo raffigurerei».È preoccupato per le reazioni sdegnate successive a quel selfie?«Dovrei esserlo? Spero di no, a meno che l’Italia non si trasformi in tutto quello che dice di voler combattere».Dove sbagliano, secondo lei, quelli che la criticano?«Non sbagliano: ognuno è libero di criticare. Il problema è che, a mio avviso, c’è un atteggiamento che puzza di presunta superiorità morale dell’Occidente snob, che non è altro che la giustificazione culturale dell’imperialismo e della guerra».In molti sui social stanno chiedendo che vengano tagliati i finanziamenti pubblici per le sue opere. Di questo è preoccupato?«Ma quali finanziamenti? Sono io che non voglio lavorare con le istituzioni che non mi danno libertà, non viceversa».È vero che un suo murale è stato vandalizzato dopo il selfie?«Si. Il murale per il popolo palestinese a Ischia».Come lo interpreta?«Mi sembra un gesto antidemocratico».A questo proposito: Putin non è esattamente il paladino della democrazia. Non è in imbarazzo neanche pensando alla fine che ha fatto fare all’oppositore del regime Aleksey Navalny?«E allora, qual è la soluzione? Bombe democratiche sulla Russia? Iraq, Siria, Libia, Serbia: ha funzionato? Non vi viene il dubbio che all’Occidente non interessi la democrazia ma qualcos’altro?».Ma Navalny?«È una tragedia. Qualcuno con più mezzi di me farà chiarezza».Che effetto le fa quando le danno del putiniano?«Non conoscono la mia storia».Non si sente usato dalla propaganda russa?«La Russia non mi ha mai corteggiato né cercato».Ha mai preso dei soldi dalla Federazione Russa?«Ho sempre evitato. Anche se sarebbe stato giusto prenderli, perché disegnare è il mio lavoro. Ma ho preferito non guadagnare proprio per smontare le accuse».C’è un video in cui si vede lei che si aggiusta il ciuffo prima di salire sul palco per la foto con Putin. Rifarebbe anche quel gesto di vanità?«Hahahahah… Ma che domanda è? Ma quale vanità? Stai per fare una foto che esce in mondovisione e non ti sistemi i capelli?».È la foto con un Signore della Guerra. Cosa voleva ottenere?«Esattamente quello che ho ottenuto: un grande dibattito».