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 2024  marzo 10 Domenica calendario

Intervista a Lorella Cuccarini

Indistruttibile.
La donna bionica.
Cyborg.
Se, vabbé.
Intimorisce.
E perché?
Dicono: nessuno la ferma.
Tutto ciò non mi piace molto.
Che succede?
La storia della bionica o cyborg mi inquadra come una donna-automa e cozza per come mi sento.
È spesso descritta senza debolezze.
Appunto, invece ne ho tante, per questo mi emoziono; (ci pensa) lo sono per la mole di lavoro che posso reggere.
Lì è bionica.
Infaticabile; se ho un impegno non c’è giorno, notte, riposo o altri impegni. Nulla. Non ho mai rinunciato a uno spettacolo, sono salita sul palco in qualunque condizione.
Lorella Cuccarini è esattamente Lorella Cuccarini: non cambia tra riflettore acceso e spento, tra palco e realtà, tra conosciuto e non conosciuto. Arriva con il suo bagaglio di sorrisi – (“mi accusano di ridere troppo”); le sue certezze (“la famiglia in primis”), i suoi confini professionali (“i ragazzi che mollano per il troppo stress? È la vita”); i suoi grazie (“a Pippo soprattutto”). Dopo Sanremo è in tournée con Aggiungi un posto a tavola che festeggia i 50 anni (“è il primo spettacolo della mia vita”).
Sono anche 27 anni da Grease. Quante repliche?
Oltre le 350.
Senza noia.
(Stupita, poi sorride) No, mai. Al massimo serate difficili perché magari stavo male; sono salita sul palco con la febbre alta, un timpano perforato, punture di anti-nausea perché vomitavo in continuazione.
Quando è sul palco guarda la platea?
No, di solito la sento; solo alla fine dello spettacolo inquadro il pubblico; (ci ripensa) in alcuni momenti la sbircio, cerco il contatto diretto, il rapporto di seduzione.
È considerata sexy senza mai aver posato per un calendario, senza mai foto rubate…
(Ride) Io? Non ho mai ricoperto i classici canoni di bellezza.
Antonio Ricci racconta: “Lorella è l’unica a essere entrata a Mediaset nonostante Berlusconi…”.
È vero, me lo disse lo stesso Berlusconi.
Cosa osò?
Mi spiegò che in tutta Mediaset ero l’unica senza tette.
Benedicta Boccoli ricorda: “Più di 40 anni fa mi allenavo con lei, ed era clamorosa, si fermava solo per mangiare un po’ di riso”.
Tutt’ora è così. Mi chiamano “riso in bianco”. Ma solo il riso ti permette di ripartire dopo mezz’ora.
40 e passa anni fa, già inquadrata.
Ho iniziato a studiare danza classica a nove anni, e poi comunque ero determinata, mi piaceva troppo questo mestiere e ho sempre fatto di tutto per risultare performante.
Meglio tenacia o talento?
Il talento senza la testa non serve a nulla, o almeno rischi di buttarlo via; (pausa) serve un pizzico in meno di talento ma con la testa centrata.
E lei?
Un po’ e un po’, oggi non posso definirmi una senza talento; Pippo (Baudo) quando mi ha chiamata aveva visto qualcosa, ha capito prima di me.
Baudo è una certezza.
Poteva anche sbagliarsi, ma ne ha lanciati tantissimi.
Con Fiorello ha sbagliato.
Non lo ha scartato, in quella fase aveva bisogno più di cabarettisti, ballerini o cantanti lirici. E Fiore non è un comico…
Alcuni ragazzi usciti dai talent stanno mollando per il troppo stress.
(Cambia lo sguardo, ora è decisa) La pressione c’è nella vita di tutti i giorni, ma se non sei capace di affrontare lo stress di un programma o di vivere i continui sacrifici, lo studio; se non hai la spinta ad approfondire…
Allora?
Allora è meglio lasciare.
E lei, da ragazza?
Non uscivo con gli amici, mangiavo alle undici di sera quando tornavo dalle lezioni; non c’erano giorni di pausa, ma se vuoi ottenere risultati, questo è l’approccio.
Da giovanissima subito davanti a venti e passa milioni di spettatori.
E senza una gavetta lunga.
Spaventata?
Parecchie volte, ma la paura mi ha sempre stimolato, basta non farsi sopraffare.
La prima volta a Fantastico.
Ho visto nero. Non ricordo nulla.
Nulla.
Solo il buio, non sono svenuta per miracolo, poi piano piano ho realizzato che stavo in uno studio televisivo e mi sono buttata.
E poi?
Il giorno dopo ho preso i giornali: i giudizi erano divisi tra chi parlava di “nuova stella” e chi si domandava da dove fossi uscita; era una pressione veramente forte.
Cosa non le è piaciuto del riflettore?
A volte mi sono assunta colpe non mie o non solo mie. Ma è normale. E poi in 40 anni di carriera è impossibile inanellare solo successi.
Con Gianni Morandi ha condotto un programma e non è andata benissimo…
C’è stata una discussione, ma a distanza di poco tempo è venuto a vedermi a teatro: alla fine mi ha raggiunta nei camerini e si è scusato.
Cosa non comune.
Non a caso lui è Gianni.
È al Teatro Nazionale di Milano con Aggiungi un posto a tavola.
Impossibile rifiutare, è il mio spettacolo, rappresenta la mia prima volta a teatro; nel 1974 andai con mia madre al Sistina, in piccionaia, e rimasi immobile, innamorata, tanto da chiedere in regalo pure l’album; sono cresciuta con il mito di Clementina; (sognante) è uno spettacolo meraviglioso, mi sono concessa un grande regalo.
E torniamo alle emozioni.
Se non mi emozionassi appenderei tutto al chiodo.
Con alti e bassi.
Per fortuna so sempre dove tornare e per fortuna non mi esalto e non mi deprimo.
È mai andata in terapia?
No, preferisco entrare in chiesa e una bella confessione ogni tanto non fa male; la mia terapia è la casa, la famiglia.
L’accusa ricorrente.
Di essere troppo perbene, di sembrare finta, di sorridere troppo; non si crede che una persona possa essere felice. Che la mia sia solo una facciata.
Il suo mondo spesso è di facciata: Enrico Lucherini sostiene che la sua lite con Alessandra Martinez fosse finta.
Il mondo di Lucherini è distante da me, non ho mai creato servizi fotografici di grande effetto; Enrico non sempre ha ragione.
Quindi…
Io e Alessandra eravamo molto diverse sia sul palco sia di carattere e approccio al lavoro. Nessuna finzione.
In questi anni di lavoro chi l’ha affascinata, oltre a Baudo?
Pippo maestro incredibile, poi Antonio Ricci, altro stacanovista, uno che c’è sempre, a qualsiasi ora del giorno e della notte; magari lo vedi poco, ma vigila…
Poi?
Maria (De Filippi) è pazzesca.
Macchina da guerra.
Sì, ma è presente pure umanamente. È accogliente; a me interessano le persone che non sono solo concentrate sul lavoro, ma che sanno ascoltare, sanno condividere.
La De Filippi è così?
Sì, come Antonio: (cambia tono) Ricci mi prendeva in giro, stuzzicava, tentava scherzi.
Scherzi a lei?
Qualcosa; ci siamo sempre un po’ battibeccati, cercava di mettermi in difficoltà, di cogliermi impreparata, ma con me era difficile e ha capito che non gli riusciva. (Gira la sedia, si piazza di spalle a un sole neanche lontanamente primaverile).
Lo prende mai?
Poco, magari solo all’ombra con la protezione. Ma sono chiarissima.
Vino?
Non sono astemia, però non lo amo particolarmente. Magari per festeggiare bevo mezzo bicchiere.
Sbronze?
Forse una volta con la sangria.
L’avranno presa in giro pure per questo.
Devo sempre avere il controllo di tutto, devo essere presente, soprattutto dopo la nascita dei figli.
Non si è mai fermata, neanche dopo una testata data a terra a Fantastico.
Con Pippo che mi aspettava dietro le quinte per mandarmi al Pronto Soccorso; comunque sono sempre andata avanti, ma è una legge non scritta dello spettacolo; un’altra volta, a Domenica in, sono andata in bagno durante una pausa pubblicitaria, ma sono caduta davanti alla regia e mi sono spaccata il mento.
E lì?
Ho chiesto se fosse presente un medico e mi ha ricucita al volo.
Raffaella Carrà o Renato Zero scindono il personaggio pubblico da quello privato.
Io no, sono sempre la stessa; (sorride, tanto) avevo 13 anni e con mia sorella ci appostavamo nel quartiere dove viveva Renato, solo per incontrarlo.
Sorcina.
Pazza di lui, mi ricordo ancora i concerti di quegli anni, come cantava, come si muoveva. Ancora oggi, se ci penso, mi prende una morsa allo stomaco.
Sul palco di Sanremo ha iniziato a raccontare un episodio legato ad Amadeus, poi si è censurata.
(Ride) Ai tempi di Grease Ama e Mal erano i due meno impegnati in scena: Mal ha ore e ore di girato nel backstage mentre Ama si divertiva a organizzare scherzi…
Pure con lei?
No, con me serissimo, le vittime erano Giampiero (Ingrassia) e gli altri; (ride) magari indossava la minigonna, poi la alzava e mostrava le mutande.
Un burlone.
Al tempo sì, poi si cresce.
Alcuni rumors la danno tra i papabili per la conduzione di Sanremo.
(Resta immobile, sgrana gli occhi, non proferisce verbo, poi balbetta alcuni “no”).
Ha il curriculum.
(Continua con i “no”, poi…) È una macchina troppo complessa, non è solo la conduzione; il problema è tutto il resto e ho visto il tipo di lavoro portato avanti da Amadeus: ci vuole un fisico bestiale.
La Rai compie 70 anni.
È stata la mia prima mamma; grazie alla Rai e a Pippo sono cresciuta, grazie a loro ho affrontato la gavetta.
Pippo la intimoriva?
È stato un maestro di cui avere pure timore, ma al tempo stesso affettuoso; ricordo il cazziatone quando gli dissi che mi ero spaccata la faccia.
Cioè?
Ero in macchina con uno dei ragazzi del balletto di Fantastico, andavamo pianissimo, ma prese un muretto e mi spaccai la fronte: andammo al Pronto Soccorso alle tre del mattino, quaranta punti. La mattina dopo avevo la conferenza stampa.
Timing perfetto.
Pippo mi accolse con un’espressione terribile, gli giurai che non sarei più uscita, solo casa e chiesa. E lui: “Da questo momento non voglio sentire alcun fiato”. E mi mandò da un chirurgo plastico…
Temette per la carriera.
Quella notte in ospedale ero convinta che mi avrebbe mandato via.
Scuola di vita.
Con i punti sulla fronte ballavo e provavo dolore alla testa.
Lei chi è?
Una ragazza fortunata. Realizzata.