il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2024
Agnelli: la costruzione (falsa) di una storia
Torino. L’autore del documento lo dice chiaro: occorre “una storia pertinente” e “al medesimo tempo plausibile (come pure vera)”. Soprattutto, bisogna “arrangiare tutto il necessario per confermare questa storia”. La “storia” è la residenza svizzera di Marella Caracciolo, soprannominata “la Signora X”. In questo memorandum, ritrovato dalla Guardia di Finanza nella “cantina” di Gianluca Ferrero, commercialista di John Elkann e presidente della Juventus, la Procura di Torino è convinta di aver trovato la prova forse più importante per dimostrare che la residenza elvetica della vedova di Gianni Agnelli era fasulla. Un artificio che avrebbe consentito al tempo stesso un’evasione fiscale milionaria e l’esclusione dall’asse ereditario della figlia Margherita Agnelli: “Tale documento – scrivono i pm nel nuovo decreto di sequestro, riemesso dopo che il tribunale del Riesame aveva annullato gran parte delle prime acquisizioni – risulta disegnare una strategia che – sia per le fasi in cui Marella Caracciolo sarebbe rimasta in vita, che per il periodo post mortem – scandisce le condotte che avrebbero dovuto essere attuate per scongiurare il rischio del disconoscimento della sua residenza svizzera”.
Il documento, intitolato “Riassunto della situazione”, era in una cartellina gialla intitolata “DM successione”, dove le iniziali per gli inquirenti indicano Donna Marella. Ferrero lo teneva in cantina ed è un particolare che colpisce: dalle perquisizioni saltano fuori altri documenti scottanti in luoghi simili, dal “caveau” della villa in collina di John al “vano caldaie”. Nell’ufficio della segretaria di Elkann viene trovata una tabella con le presenze esatte, in Italia e all’estero, di Marella, che sembrerebbe confermare quanto sostenuto dalla figlia Margherita nelle cause civili (e cià che passava gran gran parte del tempo in Italia). Il fascicolo ha come titolo: “Una vita di spostamenti”. Viene intercettata poi una telefonata di Carla Cantamessa, assistente di Elkann, a Ferrero, che “mostra timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto nascondere”.
Quel memorandum – “riassunto della situazione” – non è firmato, né viene indicato a chi è rivolto. Ma un’idea gli investigatori se la sono già fatta: “Sebbene priva di elementi che consentano, al momento, di attribuirne la paternità, è stato evidentemente redatto da uno o più soggetti dotati di specifiche competenze tecniche (e rinvenuto, comunque, presso l’ufficio di Ferrero); ha richiesto una molteplicità di adempimenti (per quanto ricostruito sinora effettivamente attuati) la cui realizzazione ha richiesto senz’altro il coinvolgimento di una pluralità di soggetti che vi hanno concorso fornendo un indispensabile contributo”. Da quella carta sembrerebbe tutto preparato a tavolino: l’apparenza da dare agli ultimi anni di vita di Marella e le successive iniziative legali per disinnescare le possibili rivendicazioni di Margherita.
“Finché la signora X è viva il nostro obiettivo principale deve essere quello di mantenere e proteggere il suo permesso permanente in Svizzera – si legge – una volta revocato, non saremo più in grado di affermare che il suo ultimo domicilio sia stato in Svizzera”. La vedova di dell’Avvocato è ancora viva, ma la si immagina già morta: “Di seguito (se cioè quel permesso fosse revocato, ndr), il suo patrimonio sarà molto probabilmente distribuito secondo le leggi italiane e qualsiasi litigio con l’eredità sarà deciso da tribunali italiani”. Cioè, salterebbe in aria tutta la successione.
Per evitare questa eventualità, si spiega ancora, va rinnovato alle autorità elvetiche la richiesta del “Permesso C”: “Poiché la Signora X, per ragioni di salute, non può più vivere a St. Moritz, il miglior arrangiamento per lei sarebbe affittare una casa a Gstaad e di trascorrervi una parte sostanziale del tempo insieme al personale (come faceva a St. Moritz). Tuttavia, mi è stato comunicato che, almeno per il momento, ciò non le risulta possibile, ma che la signora trascorrerebbe l’estate del 2010 e 2011 nella casa di un amico a Gstaad. Ho supposto che questo era una decisione della signora X, basata su motivi emozionali (…) ovviamente non è la soluzione ideale”. L’amico in questione sarebbe il marchese Antonio Antinori, indicato come “A”. E, sebbene l’ospitalità sia fornita in amicizia, i consulenti di famiglia chiedono altri “arrangiamenti”, che potrebbero apparire stravaganti: l’amico dovrebbe consentire a X “di installare una sua linea telefonica personale nell’appartamento”; di “registrare il suo indirizzo a proprio nome all’ufficio postale”; e di consentirle di portare con sé “proprio personale”. Queste indicazioni sono in inglese, come se a fornire il parere fossero professionisti stranieri. In calce c’è una bozza di lettera, che avrebbe dovuto essere firmata dall’amico ospitante, e cioè Antinori: una missiva che sembra una sorta di certificazione degli “arrangiamenti” – telefono, corrispondenza e personale – finalizzati al permesso di residenza.
Il passo successivo, sempre contenuto nel memorandum, sono le iniziative legali: “Redarre un nuovo testamento in cui si indica come domicilio Gstaad” e incaricare un avvocato locale come esecutore testamentario (Urs von Grunigen, ndr). Poi giocare in contropiede contro la “signora Y”, e cioè Margherita Agnelli: il permesso C, “fungerà da prova prime facie del domicilio svizzero” e la successione si radicherà qui; “se la signora Y mette in dubbio la giurisdizione”, “è verosimile che trascorra un lungo periodo prima di una decisione finale (…) ritardi di questo tipo potrebbero essere per la nostra parte vantaggiosi”. Nel vademecum, sono indagate altri due passi, che verranno effettivamente compiuti: l’avvio di una causa di Marella contro la figlia e, dopo la sua morte, dei nipoti John, Lapo e Ginevra contro la madre. I pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Giulia Marchetti contestano a Elkann, in concorso con Ferrero e von Grunigen una frode fiscale milionaria, e a i tre fratelli Elkann, John, Lapo e Ginevra, di aver aggirato oltre 40 milioni di euro di tassa di successione. Tutto grazie a quella residenza falsa della nonna.