il Fatto Quotidiano, 9 marzo 2024
Milano-Cortina già in rosso. Il “buco” è di 500 milioni
Al 44esimo piano della Torre Allianz, il grattacielo dove si trova la Fondazione Milano-Cortina (ancora per poco: ci resterà solo la sede di rappresentanza), chiuso nel cassetto dell’amministratore delegato Andrea Varnier c’è un report riservato che ha mandato nel panico gli organizzatori. Le spese sono fuori controllo, i conti non tornano. Il Fatto è in grado di svelare i veri numeri del Comitato organizzatore: le Olimpiadi invernali non ci costeranno 1 miliardo e mezzo, quasi tutti privati come raccontato fino a oggi, ma circa 2 miliardi. Nel bilancio c’è una voragine di oltre 500 milioni, e per colmarla sarà quasi inevitabile l’intervento dello Stato.
Negli ultimi mesi il dibattito si è concentrato quasi tutto intorno alla famosa pista da bob e i ritardi di Simico, società pubblica, il cui cda è stato appena azzerato dal ministro Salvini che deve costruire infrastrutture per quasi 2 miliardi e mezzo, spesso non strettamente legati ai Giochi (a parte lo sliding center di Cortina sono per lo più strade, varianti, ecc.). Poi c’è la Fondazione, il Comitato organizzatore vero e proprio, che si occupa dello svolgimento dell’evento sportivo: l’ad è Andrea Varnier, scelto dal governo Meloni nell’autunno 2022 per rimediare ai ritardi della precedente gestione Novari. Il presidente è sempre stato Giovanni Malagò, sia prima quando si perdeva tempo, sia adesso che si prova a recuperarlo. All’inizio si era parlato di un budget di 1,3 miliardi: il Cio avrebbe coperto il 75%, il resto gli sponsor. Poi il conto è salito a 1,5 miliardi, piccolo scostamento confermato lo scorso anno dal Cda. Ora la situazione è sfuggita di mano.
Il Fatto è entrato in possesso dell’ultimo budget della Fondazione. Le uscite hanno superato la soglia, non solo psicologica, dei due miliardi. Ci sono addirittura più di 300 milioni per il personale, che continua ad aumentare nonostante la crisi. Infatti la Fondazione presto traslocherà, lasciando la Torre Allianz (affittare altri piani sarebbe troppo costoso) in favore di un nuovo stabile più grande, per far spazio ai nuovi assunti. Le entrate invece sono ferme sotto quota 1,5 miliardi. Non basteranno i contributi Cio per diritti tv (400 milioni) e partner internazionali (200 milioni), e neanche gli sponsor domestici che dovrebbero sfiorare i 500 milioni, gonfiati dalle principali partecipate statali che sono state arruolate dal governo alla causa olimpica. Il previsionale non è ancora definitivo, i tecnici cercheranno di limarlo fino all’ultimo in vista dell’approvazione prima di Pasqua. Ma i numeri sono quelli. E sono inquietanti.
Le Olimpiadi italiane non stanno in piedi e la Fondazione è indecisa. C’è chi vorrebbe riavvicinarsi il più possibile al budget iniziale, impresa improba perché se i costi sono tutti concreti, i ricavi certi sono fissi e i nuovi si rivelano fumosi. Così l’orientamento preponderante sembra quello di rassegnarsi allo sforamento, cercando semmai di abbellirlo con una narrazione diversa, per edulcorare la pillola al governo e all’opinione pubblica. In fondo, è abbastanza oggettivo che negli ultimi anni ne sono successe di tutti i colori, e i costi sono schizzati anche per ragioni non imputabili alla Fondazione: una pandemia, due guerre, il caro energia e materie prime. Non a caso, di recente la consulenza dell’onnipresente Deloitte è stata spostata dalla redazione del bilancio vero e proprio a uno studio sui fattori esogeni degli aumenti, per corroborare la tesi dell’auto-assoluzione collettiva. Scorporando l’inflazione, quantificata in circa 120 milioni, il passivo assume contorni più gestibili. Per ridurlo ancora, verranno abbassati gli standard di alcuni servizi, come le campagne promozionali, la frequenza dei mezzi, l’allestimento delle venue. Tagli, insomma. Un’Olimpiade di serie B. E nonostante ciò, ormai è quasi scontato che alla fine ci vorrà comunque l’intervento dello Stato per ripianare le perdite. In previsione, ad agosto 2022 il governo era entrato nella Fondazione, per sollevare gli enti locali dal salasso di quelli che avrebbero dovuto essere i “Giochi dell’autonomia” di Lombardia e Veneto: nelle tabelle del budget compare infatti un’apposita voce chiamata “contributo governativo”. Per il momento è ferma a zero. È destinata a riempirsi.