il Fatto Quotidiano, 8 marzo 2024
Merkel, Sarkò e B.: quando l’Nsa spiava gli alleati degli Usa
Sarkozy avrebbe detto a Berlusconi che, mentre le affermazioni di quest’ultimo sulla solidità del sistema bancario italiano, in teoria, potevano anche essere vere, le istituzioni finanziarie italiane potrebbero presto ‘saltare in aria’ come il tappo di una bottiglia di champagne e che ‘le parole non bastano più’ e Berlusconi ora ‘deve prendere delle decisioni”. Questa intercettazione, che risale all’ottobre del 2011, non è stata eseguita né dalla magistratura né dai presunti spioni italiani di politici e vip, di cui si parla in questi giorni. È parte di una serie di intercettazioni top secret, eseguite da quella che la rivista The New Yorker ha definito come “la più grande, la più costosa e la più tecnologicamente sofisticata organizzazione di spionaggio che il mondo abbia mai conosciuto”: la National Security Agency (Nsa). Grande tre volte la Cia, assorbe da sola un terzo del budget che gli Usa destinano all’intelligence e che nel 2023 è stato di 99,6 miliardi di dollari.
A rivelare questa e altre intercettazioni della Nsa è stata WikiLeaks, in partnership con chi scrive, nel febbraio 2016. Il documento permise di scoprire che, nel 2011 – pochi giorni prima che Berlusconi si dimettesse, tra scandali sessuali e spread altissimo, e gli subentrasse il governo non eletto di Mario Monti – l’ex Cavaliere era spiato dalla Nsa. Non era l’unica volta che era stato spiato, né era l’unico: i file di WikiLeaks rivelavano lo spionaggio di molti leader mondiali da parte della Nsa.
Ben tre presidenti francesi, Jacques Chirac, Nicolas Sarkozy e l’allora presidente Hollande e i loro più stretti collaboratori, erano stati presi di mira per anni. Per non parlare dei vertici della Repubblica tedesca: dall’era di Helmut Kohl a quella di Gerhard Schröder e dell’allora cancelliera Angela Merkel, la Nsa aveva intercettato sistematicamente i telefoni della cancelleria tedesca, arrivando ad ascoltare Merkel dalla linea fissa degli uffici del suo partito, la Cdu, negli anni della Repubblica federale tedesca, e anche dal telefonino, che la cancelliera aveva avuto intestato fino al 1° gennaio 2014. Né si erano salvati i vertici del governo giapponese e quelli del Brasile, allora guidato da Dilma Rousseff.
I super-poteri dell’agenzia che non esiste
È la più segreta tra le agenzie di intelligence Usa: l’acronimo Nsa viene tradotto ironicamente con No such agency, “l’agenzia che non esiste”. Il mondo ha conosciuto i suoi programmi di sorveglianza di massa solo grazie a un giovane americano: Edward Snowden, che lavorava per la Nsa e che nel 2013 consegnò una serie di documenti top secret a due giornalisti americani, Glenn Greenwald e Laura Poitras, e al reporter del Guardian, Ewen MacAskill, rischiando la testa, come l’aveva rischiata, prima di lui, Chelsea Manning, passando i 700 mila file segreti del governo americano a WikiLeaks.
I documenti rivelati da Snowden permettevano di scoprire i dettagli dei programmi orwelliani della Nsa. “Potevo seguire i droni mentre sorvegliavano persone che avrebbero potuto uccidere. Potevo osservare interi villaggi e qualsiasi cosa facessero i loro abitanti”, aveva raccontato Snowden a Greenwald, aggiungendo: “Vedevo la Nsa monitorare le attività degli utenti su Internet, mentre digitavano sulla tastiera”.
La minaccia globale alla democrazia
Snowden aveva deciso di rivelare quelle informazioni top secret perché riteneva che il leviatano della sorveglianza di massa, creato dalla Nsa, fosse un pericolo per la democrazia, in quanto anche in democrazia si possono eleggere brutte persone e se quei sistemi di controllo fossero finiti nelle mani di un governo senza scrupoli, determinato a eliminare gli oppositori, quello sarebbe stato l’ultimo governo eletto. Gli Usa invece, giustificavano la sorveglianza di massa della Nsa come necessaria a combattere il terrorismo.
Quando i file top secret di Edward Snowden furono pubblicati, nel 2013, non furono rivelati i contenuti delle intercettazioni della Nsa, che pure in alcuni casi erano presenti nei documenti. Furono rivelati gli obiettivi e i programmi software che permettevano alla Nsa di accedere a telefonate, email, video, post sui social di praticamente tutti gli individui del pianeta. Fu WikiLeaks a rivelare alcune intercettazioni. Allora fu innegabile che lo spionaggio Nsa andava ben oltre la caccia ai terroristi: aveva obiettivi politici ed economici. A oggi, non si conosce la fonte di WikiLeaks per i file top secret della Nsa: non sembrano provenire dai file di Edward Snowden.
Palazzo Chigi cercò di negare per anni
Quando emersero le rivelazioni di Snowden, il governo italiano, allora guidato da Enrico Letta, dichiarò che non risultava che gli Usa spiassero un governo alleato come quello italiano. Tre anni dopo, quando WikiLeaks rivelò il testo delle intercettazioni Nsa diventò pressoché impossibile negare. Oltre a Berlusconi, l’agenzia aveva preso di mira alcuni dei suoi più stretti collaboratori: Valentino Valentini, Stefano Stefanini, rappresentante permanente dell’Italia alla Nato dal 2007 al 2010, il consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, Marco Carnelos, e il consigliere per la sicurezza nazionale, Bruno Archi.
L’ambasciatore convocato e l’inchiesta della Procura
I documenti di WikiLeaks permettevano di scoprire che Berlusconi era stato spiato non solo nel 2011, ma anche nel marzo 2010, mentre parlava con il leader israeliano Benjamin Netanyahu e lo rassicurava: “Berlusconi ha promesso di mettere l’Italia a disposizione di Israele, nell’aiutare a rimettere a posto le relazioni di quest’ultimo con Washington”.
Le rivelazioni di WikiLeaks sullo spionaggio dei leader mondiali fecero il giro del mondo, la Procura di Roma aprì un’inchiesta e l’allora ambasciatore americano a Roma, John Phillips, fu convocato dalla Farnesina per fornire spiegazioni. Ma tutto finì nel nulla. Con le informazioni esplosive in mano alla Nsa, chi vuole mettersi contro l’Agenzia che non esiste?