Corriere della Sera, 7 marzo 2024
Intervista a Charles Leclerc
Dalle parti della Red Bull l’aria resta elettrica, pochi metri più in là Charles Leclerc siede rilassato. Parla e gesticola osservando nella notte il circuito cittadino più veloce del mondo. Due anni fa qui, in Arabia Saudita, aveva tenuto testa a Verstappen in un duello spettacolare risolto dall’olandese in volata. Ci dà qualche motivo per avere fiducia in questa Ferrari? Ha firmato un contratto lungo, perché ritiene che sia la squadra giusta?
«La determinazione di Fred (Vasseur ndr) nell’individuare i profili giusti e nel tirare fuori da ogni persona il meglio. E la sua visione sull’obiettivo da raggiungere e sul come arrivarci. È chiaro a tutti che bisogna vincere, la differenza è nel modo in cui sta costruendo una squadra vincente. Io sono completamente “onboard”, a bordo con lui».
Quando parla di profili migliori a chi si riferisce? Agli ingegneri?
«Sicuramente agli ingegneri, ma anche ad altri: abbiamo tanta gente capace. La bravura di Fred è nell’andare a cercare le persone che finora non hanno utilizzato tutto il loro potenziale».
E quale sarebbe il suo metodo?
«Con le parole giuste sblocca quel potenziale».
Che tipo di capo è, quando si arrabbia diventa cattivo?
«Non cattivo, ma onesto. Non usa giri di parole o strade alternative per dire la verità. È un suo punto forte, aiuta tantissimo perché non perdiamo tempo. In F1 il tempo è tutto, con lui andiamo dritti al punto».
Avete capito che cosa è successo ai freni in Bahrein?
«Ci abbiamo lavorato e spero non si presenti ancora. Non era mai successo prima».
A proposito di tempo, si è dato un limite per tornare a vincere?
«Il limite sarà quando non crederò più nel progetto. E io ci credo al 200%».
Ventitrè pole, come fa a essere così veloce sul giro singolo?
«Non saprei, non ci ho lavorato in modo particolare. Mi viene naturale, funziono sentendo il feeling della macchina, con le gomme nuove in qualifica mi sento sempre a mio agio. Ma ho lavorato anche in tanti altri aspetti».
Cinque Gp vinti, senza inconvenienti, errori, sarebbero stati forse 10-11. Crede nella sfortuna?
«Non ci voglio credere, perché se inizi a crederci sei condizionato a livello mentale. Mai avuto riti scaramantici, mi concentro soltanto su quello che vedo e conosco. Ignoro le cose superficiali».
Che cosa ammira di Lewis Hamilton oltre il pilota?
«Non è soltanto “Lewis il pilota”, è diventato un personaggio molto più importante. Non è da tutti, c’è chi preferisce restare nell’ambito della F1, lui ha allargato gli orizzonti. E il modo in cui ci è riuscito è impressionante».
Sarà un confronto intenso con un sette volte campione del mondo. Si sente pronto a batterlo?
«Sarà un bel duello, a me piacciono la competizione, le sfide, soprattutto quelle nuove. Sono l’essenza della Formula 1».
Max Verstappen, dicono che faccia la differenza a prescindere dalla macchina. È d’accordo?
«Per diventare campione del mondo c’è bisogno della migliore combinazione mezzo-pilota. Max senza la Red Bull non so cosa farebbe e neanche la Red Bull senza Max. Oggi è un’accoppiata che stravince, ma tocca a noi andare a riprenderli».
Come?
«Sono fiducioso, la Ferrari ha le migliori chance per recuperare. Rispetto al 2023 abbiamo fatto un salto in avanti, la distanza resta perché era grande. Ma guardando alla prima gara siamo cresciuti più noi di quanto non siano cresciuti loro».
Con il presidente John Elkann che vi dite?
«Con John ci vediamo spesso per aggiornamenti sulla F1, ma poi ci prendiamo tempo per parlare anche di altro».
Lei ama l’arte, Basquiat è uno dei suoi pittori preferiti. Come nasce questa passione?
«Purtroppo non ho molto tempo da dedicarci, ma ho sempre avuto un lato creativo molto forte: amo l’arte, la musica e l’architettura. Quando smetterò di correre troveranno molto più spazio nella mia vita».
Frequenta i musei?
«Eh, ma andarci adesso è un po’ più complicato di qualche anno fa. Mi fermerebbero tutti».
Le piacerebbe essere invisibile per passare una giornata «normale»? Spesa al supermercato, cinema, passeggiata?
«Non lo so. A volte mi piacerebbe tornare a essere una persona “normale”, mi piacerebbe restare nell’ombra. Ma poi ci penso e dico che vivo nel mio sogno realizzato, essere un pilota di F1, e non lo cambierei con nulla».
Se ha un problema personale con chi ne parla?
«Con la mia famiglia, con Andrea (Ferrari, il preparatore che lo segue da sempre, ndr), con i miei sette amici d’infanzia che sono sempre gli stessi. Mi diranno sempre le cose come stanno, senza filtri».
Cinque stagioni in Ferrari (con questa appena cominciata sei), la più bella?
«L’esordio nel 2019 per l’emozione. E il 2022 perché ho cominciato alla grande, anche se poi è stato più difficile accettare il calo delle prestazioni».
Sainz è un compagno tosto, che cosa le piace di lui?
«È un simpatico, abbiamo lo stesso senso dell’umorismo. In pista è sfida al limite ma c’è rispetto e non rischiamo. Fuori ci divertiamo».
Ha visto il film «Ferrari» di Michael Mann?
«Ancora no...»
Le sarebbe piaciuto correre ai tempi di Enzo Ferrari?
«Sicuramente. Piero (il figlio del Drake ndr) tante volte ci racconta aneddoti che ci fanno sognare».
Se potesse affrontare in pista un grande pilota del passato?
«Senna, mio papà me ne parlava sempre. Era il suo idolo. E poi Michael Schumacher».
Se diventasse capo della F1 cosa cambierebbe?
«Riporterei i motori V12, in una forma eco-sostenibile con benzine speciali. Soltanto per sentire quel rumore che ci manca tanto».
La vacanza dei sogni?
«Un safari in Africa con la mia famiglia. Mai stato lì».
Ha conosciuto Elton John a un concerto, che cosa vi siete detti?
«Eravamo a Venezia. Non mi aspettavo che mi riconoscesse. Sono rimasto sorpreso dai suoi complimenti: primo perché arrivavano da una leggenda della musica, secondo perché non sapevo che guardasse la F1».
Dove sono i miglioramenti sulla nuova macchina, la SF-24?
«Si guida meglio e non è sensibile al vento. La vettura dell’anno scorso era incostante e per adattarci dovevamo scegliere soluzioni sottosterzanti, e a me le macchine sottosterzanti piacciono zero».
Dica la verità: c’è stato un momento in cui ha pensato di lasciare la Ferrari, di provare nuove esperienze?
«No, mai».
Con il rinnovo la Ferrari è la sua vita?
«Lo era già prima, lo è sempre stata».