Domenicale, 3 marzo 2024
Il ritorno dell’amaro
Il grande ritorno degli amari italiani è da anni nell’aria, dopo la parentesi di grande successo di whisky, vodka, gin che dagli anni 90 in poi lo hanno sostituito come fine pasto e finalmente sono riapparsi nei locali etichette locali, regionali e perfino di quartiere. All’improvviso dalle vecchie credenze sono comparse bottiglie d’antan, magari impolverate, con il digestivo della nonna che il nipote appassionato di cocktail e di marketing magari comincia riprodurre e a distribuire. Si può ben affermare che non solo
siamo un paese dei centomila campanili ma di centinaia di amari, definiti dallo scrittore Paolo Monelli: «le piccole medicine degli uomini sani».
Gi amari si ottengono, di fatto, mediante l’aromatizzazione dell’alcool etilico con le varie erbe. Solo intorno alla metà dell’800 l ’amaro, in precedenza elisir curativo come infuso di erbe, ha cominciato ad acquistare importanza come bevande del piacere, con la comparsa sul mercato di prodotti commerciali.
Nel 1845 Bernardino Branca depositò la ricetta segreta dell’amaro Fernet Branca, che tuttora è presente nel mondo; nel 1848 in un bar nei pressi della Scala a Milano fu servito per la prima volta un amaro commerciale, il Ramazzotti, poi reso noto dalla «Milano da bere». Nel 1984 a Matera venne creato l’Amaro Lucano, divenuto noto con il claim: «cosa vuoi di più dalla vita». Nel 1920 a Bologna fu creato l’Amaro Montenegro (il preferito di Gabriele D’Annunzio) e a Caltanisetta, nello stesso periodo, venne creato
l’Amaro Averna. Da allora
la storia di questa bevanda è stata un up and down di successi e di ritorno nell’ombra.
Una svolta importante è avvenuta nel dopoguerra con il boom economico, quando sempre più aveva successo l’opulento pranzo di famiglia, che necessitava di un qualcosa che aiutasse la digestione. Poi di nuovo il declino con l’arrivo sul mercato dei distillati internazionali, a seguito di un adeguamento a nuovi modelli di consumo, che hanno spiazzato l’amaro nostrano. Ancora una volta però negli ultimi anni è il nostro amato amaro è tornato protagonista come bitter nella miscellazione, con vecchie e nuove ricette, ribadendo
di essere un fiore all’occhiello della liquoristica italiana.
Così è se mi piace!