Domenicale, 3 marzo 2024
Sorteggiare le cariche pubbliche
Come assegnare gli uffici pubblici? Come ammettere i fruitori ai servizi pubblici? Prima che nascesse lo Stato moderno, quando lo Stato era ancora considerato patrimonio del monarca, le cariche pubbliche erano assegnate ad arbitrio del capo dello Stato, oppure spettavano per diritto di successione, oppure ancora venivano vendute. Ancora più arbitraria era la selezione di chi ammettere ai servizi pubblici.
Più tardi, dopo la Rivoluzione francese, affermatosi il principio di eguaglianza, si è pensato che le cariche pubbliche e i servizi pubblici non potessero essere ad accesso privilegiato. Si è quindi provveduto in altro modo, prima mediante il patronato politico, poi ricorrendo all’elezione, poi al concorso. Ma per un certo numero di cariche o di servizi pubblici si fa ancora ricorso ad un sistema sperimentato già nell’Atene del quinto secolo a.C., quello del sorteggio. Ad esso è dedicato questo libro, che contiene un esame dei precedenti storici ed espone il dibattito intorno ad essi, dall’antica Grecia ai collegi tardomedievali e rinascimentali in molti Paesi, facendo ricorso ad una bibliografia ampia (ma in qualche parte incompleta).
Il libro non contiene un’apologia del sorteggio ma un’analisi dei casi in cui può essere utile una selezione casuale, che rinunci al discernimento. Per l’autrice vi sono alcuni casi nei quali può essere utile ricorrere a sorteggio. Quando si tratta di prendere “decisioni tragiche”, per assegnare risorse limitate. Quando bisogna ricorrere a metodi di scelta neutrale, per contrapporsi alla forza del numero. Per esempio, per selezionare chi curare, chi mandare al fronte, chi ammettere agli studi, oppure per operare selezioni impossibili in altro modo, ad esempio in caso di parità tra candidati o come scelta sussidiaria per escludere interessi estranei alla funzione, oppure per la formazione di collegi, per escludere tutti i “cattivi condizionamenti”.
Molti problemi rimangono aperti. Il primo riguarda l’investitura del sorteggiato, cioè la risposta alla domanda: per chi parla il sorteggiato? Il secondo riguarda il punto di intreccio tra democrazia per sorteggio e democrazia deliberativa, un tema sul quale Astrid Zei si sofferma a lungo, mostrando la varietà dei modelli di democrazia partecipativa o deliberativa e analizzando le varie formule di assemblee dei cittadini e la loro componente critica dell’elitismo. L’autrice invece non si sofferma su un altro profilo critico, quello del rapporto tra democrazia per sorteggio e democrazia rappresentativa per cercare di sfatare la mitologia implicita nell’uso del termine rappresentanza politica che, come dimostrato nel famoso discorso di Edmund Burke ai suoi elettori di Bristol, è tutto fuorché una rappresentanza.
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Astrid Zei
Il diritto e il caso.
Una riflessione sull’uso
del sorteggio del diritto
pubblico
Jovene, pagg. 318, € 33