La Lettura, 3 marzo 2024
La stanza al Cern dove si vede l’origine dell’universo
Tornare indietro, di tanto. A 13,8 miliardi di anni fa. Toccare il passato e immaginare il futuro. Creare la propria stella e proiettarla nello spazio; intrappolare l’antimateria; osservare il Cosmic Microwave Background, la rappresentazione del muro che divide l’Universo osservabile da quello primordiale; giocare con la bilancia dei protoni; indagare la formazione delle onde gravitazionali e la distorsione dello spazio-tempo. Capire e rimanere trafitti da tanta bellezza, concentrata in 200 metri quadrati di scoperta. Arte, musica, poesia della scienza: si possono trovare al Cern diretto da Fabiola Gianotti. Dove una stanza-esposizione, Back to the Big Bang, introduce al mistero. E lo svela.
La sala del ritorno all’orgine dell’Universo si trova all’interno del Cern Science Gateway, la «porta» del mega laboratorio di fisica dedicata alla divulgazione scientifica. Progettato da Renzo Piano, ispirato ai tunnel dell’acceleratore (star del Cern), lo spazio è stato inaugurato lo scorso 7 ottobre: è composto da due maxi tubi collegati da un ponte per un totale di ottomila metri quadrati creati per ospitare mostre multimediali, tour con gli esperti, lezioni per visitatori di tutte le età (le esposizioni interattive sono consigliate dagli 8 anni, ma ci sono laboratori anche per bambini di 4 e 5 anni), oltre a un auditorium da 900 posti, un negozio e un ristorante. Esperienza «immersiva» in un percorso che, «saltellando» tra i due tubi, rende più immediata ed efficace la comprensione di fenomeni scientifici e di teorie astratte. Complesse.
Meyrin, Svizzera, Canton Ginevra, al confine con la Francia. Futuro e passato si vedono qui. Dopo la reception, il primo tubo del Gateway invita a «scoprire il Cern» (Discover Cern s’intitola lo spazio), mentre il secondo racconta Our Universe. Ed è qui, sul lato sinistro, che sorge Back to the Big Bang, esposizione permanente realizzata e allestita grazie al finanziamento della Fondazione Carla Fendi, sostenitrice del legame indissolubile tra scienza e creatività.
Schermi e strumenti, immagini che si muovono sui soffitti. Solo entrare è un’esperienza seducente: un’animazione all’ingresso segue lo schema evolutivo dell’Universo, si scorrono le fasi temporali che passano dell’Era oscura alle supernove. La scansione del tempo è decisiva, e infatti avanzando in Back to the Big Bang (la grande stanza è suddivisa in tre ambienti) si trova, lungo le pareti laterali, una «Timeline» tattile, pensata anche per gli ipovedenti, che aiuta a comprendere lo sviluppo di galassie e nebulose. Prima lezione: «Tutto ciò che vediamo, incluso il nostro corpo, è fatto di particelle e proprio qui si può capire come le particelle dell’Universo primordiale siano diventate quello che siamo oggi».
Installazioni sui perimetri interni della sala, su un tavolo al centro. È divertente ed emozionante seguire le scintille create dai raggi cosmici e ascoltare il rumore che fanno, vederli mentre attraversano le nostre mani. E intercettare con un puntatore laser le galassie più lontane, interagire con la materia oscura per osservarne i cambiamenti, notare cosa accade alla luce sotto l’influenza della gravità. Sembrano giochi, e per certi aspetti lo sono, ma ad alto contenuto scientifico, espressione vivace e concreta di anni di studio e ricerca: schermi interattivi consentono di creare la propria stella, conoscere la sua durata prevista e gli elementi che la compongono, lanciarla nel cosmo riprodotto sulla volta. C’è anche l’Isolde Target, e cioè un apparecchio cubico – protetto da una scatola in plexiglass – che riproduce la tecnologia Isolde (Isotope Separator On Line Device) che il Cern ha sviluppato per produrre radioisotopi, fondamentali nella diagnostica e terapia della medicina nucleare.
Scala «atomica»: uno schermo rappresenta i primi atomi di idrogeno ed elio. Postazioni interattive consentono di usare quark per creare protoni e neutroni; di esplorare l’antimateria. Poco più in là si spiegano gli effetti dei campi di Higgs (il Bosone di Higgs è stato scoperto proprio qui, nel 2012, all’interno del Large Hadron Collider, l’acceleratore più grande e potente al mondo) e si incontra un altro muro, quello dell’Inflazione cosmica, che segna il primo momento dell’Universo che possiamo ricreare sperimentalmente. Uno spazio «contemplativo» mostra l’aggregazione delle prime particelle, mentre un video, il Big Bang Film, riproduce i primi tre minuti di esistenza dell’Universo.
Emma Sanders è l’appassionata responsabile delle mostre, Head of Exhibitions, del Cern. Spiega: «Ai visitatori diciamo: questa è la tua storia. Li invitiamo a tornare indietro nel tempo, all’esplosione delle prime stelle, perché davvero siamo fatti di polvere di stelle». Stupire con la scienza. «E ispirare, provocare, travolgere, perché chiunque a un certo punto della vita ha alzato lo sguardo al cielo e detto wow...». Insiste sulla bellezza la scienziata a capo dell’area espositiva del Cern. «Per noi era fondamentale progettare uno spazio gradevole, accogliente, per molte ragioni. La prima è il fatto che i fisici sono ossessionati dalla bellezza, spesso parlano di ricrearla, di simmetria... Ecco perché per spiegare i nostri contenuti abbiamo lavorato anche sull’impatto estetico dello spazio espositivo. Coinvolgendo tra l’altro una serie di attori: servivano voci calde e amichevoli per sottolineare la bellezza e la poesia di questo viaggio».
Fisica e arte. Astrofisica e stupore. Maria Teresa Venturini Fendi, presidente della Fondazione Carla Fendi (creata nel 2007) che ha sponsorizzato Back to the Big Bang, precisa il senso di queste «interazioni»: «Quando mi chiedono perché una Fondazione che affonda le sue radici nella tradizione della moda e del design dovrebbe occuparsi di scienza, la mia risposta è che credo che scienza e creatività non siano universi separati. Entrambi hanno bisogno del pensiero astratto e di un’idea che prenda forma. Entrambi ci permettono di vivere dell’emozione della scoperta, dell’energia che deriva dal trovarsi di fronte all’inaspettato. Per questa ragione ho seguito le orme di Carla Fendi per quanto riguarda la promozione della bellezza e dell’arte, ma ho fortemente voluto collegare questo mondo con la scienza».
Tre i pilastri su cui insiste Venturini Fendi: la scienza come «uno dei diritti umani fondamentali che dovrebbe essere universalmente accessibile»; il Cern Science Gateway come «un’ottima occasione per valorizzare il ruolo delle donne nella società»; il Cern come «hub educativo aperto al mondo e crocevia di culture capaci di fare squadra per il bene comune».
Dall’apertura al pubblico dell’8 ottobre al 6 febbraio scorso, Cern Science Gateway ha accolto 100 mila visitatori (l’ingresso è gratuito, le mostre interattive sono anche in italiano). Ora ne ha già raggiunti 120 mila. «La cosa di cui vado più fiera – conclude Emma Sanders – è captare lo sguardo dei bambini di fronte alle nostre mostre, toccare con mano l’impatto che queste hanno su di loro. Li incoraggiamo alla scienza. Vederli cogliere questa opportunità divertendosi è un’autentica soddisfazione».