la Repubblica, 6 marzo 2024
Arbitri, come si sbaglia Agitatori, timori e una battaglia politica
«Con questo clima è impossibile lavorare sereni». L’Associazione italiana arbitri si sente sotto attacco, ma gli attacchi partono dall’interno: «Impossibile lavorare sereni». Se ogni partita diventa una corrida, se ogni arbitro in campo dà l’impressione di combattere una battaglia e ogni allenatore legge un torto in ogni fischio, è perché da mesi si alimenta una tensione strisciante. Il dirigente di una squadra che vuol restare anonimo confessa di ricevere a ogni designazione una telefonata da chi gli arbitri li conosce bene, e vuole metterlo sull’allerta: «Se ti hanno mandato questo arbitro, sei spacciato». Provate voi ad accettare serenamente un fischio contrario dopo un messaggio del genere. Anche tra gli addetti ai lavori circola il sospetto che qualcuno voglia avvelenare i pozzi. Il target sono ovviamente le elezioni dell’Associazione arbitri tra meno di un anno. Da una parte il partito di Duccio Baglioni e Alfredo Trentalange (ex presidente dimesso nel 2022 in seguito allo scandalo del procuratore arbitrale imputato per traffico di stupefacenti) punta a tornare in pista, magari per il tramite della delfina Katia Senesi. Dall’altro c’è chi vuol convincere il designatore Rocchi a lasciare l’incarico e candidarsi alla presidenza. Tutto questo influenza il rendimento degli arbitri. Che, tra il weekend e lunedì, ha toccato forse il punto più basso.
Le due giornate di squalifica al laziale Guendouzi sono la coda di questa giornata nera. La sua espulsione è certamente l’errore più marchiano della sciagurata notte di Di Bello. Non che sia andato meglio lunedì sera Ayroldi, capace di assegnare all’Inter un rigore visto solo da lui, e di confermarlo contro il parere del Var che aveva provato invano a convincerlo a cambiare idea persino dopo averlo rivisto al monitor. A completare la triade di partite maledette l’espulsione frettolosa di Ricci in Torino-Fiorentina da parte di Marchetti, che non giustifica il gestaccio del tecnico Juric (due giornate pure a lui) al collega Italiano ma alimenta il sospetto che ci sia un malessere sotterraneo che striscia tra gli arbitri.
Le rivelazioni di questi mesi hanno alimentato altre tensioni (l’inviato delle Iene è stato cacciato malamente da un evento Aia la settimana scorsa). Anche perché l’organico è larghissimo – 47 arbitri per 20 partite a weekend – ridurlo potrebbe essere una necessità e tutto ruota intorno alle valutazioni. Il sistema funziona così: un osservatore e un organo tecnico valutano ogni arbitraggio. I giudizi vanno da 8.7 (eccellente) a 8.2 (molto insufficiente). Basta nulla per perdere uno 0.1, con poco si può passare da 8.5 (buono) a 8.4 (sufficiente). A fine stagione i due più in basso nelle graduatorie sono dismessi. E le graduatorie restano segrete fino a fine campionato, anche se ogni arbitro sa il suo voto a fine partita e, il primo di ogni mese, riceve la sua media e la posizione in classifica (non degli altri). Domani la riunione organizzata a Roma su richiesta del presidente Figc Gravina servirà anche per provare a fare squadra. E capire come uscire dalle sabbie mobili.