la Repubblica, 6 marzo 2024
Intervista a Gherardo Colombo
MILANO – Dottor Gherardo Colombo, lei è con Giuliano Turone il magistrato che trovò gli elenchi della Loggia P2. Secondo il generale Roberto Jucci, si tratta di elenchi parziali. E per il senatore Giovanni Pellegrino, ex commissione Stragi, la P2 rappresentava l’oltranzismo atlantico. Ma lei, dai tempi della perquisizione di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi (1981) a oggi, che idea s’è fatto?
«Ho letto le interviste. Una parte della documentazione venne trovata in una valigia, dettaglio spesso dimenticato. Significa che stava chiaramente per essere portata altrove. Infatti, l’archivio della P2 era conservato in Uruguay».
E che fine avrebbe fatto?
«Ci sono voci secondo le quali sarebbe stato acquistato in blocco da un servizio segreto di un altro Paese, e si accenna alla Cia. Altre voci assicurano che le carte siano ancora in Uruguay. In ogni caso, resta più che probabile che negli elenchi ci fossero, oltre quelli scoperti, altri nomi. Non scordiamo nemmeno che alcune appartenenze alle logge massoniche sono all’orecchio del Gran maestro, cioè sono conosciute solo da quest’ultimo, per cui ci può essere più d’un nome che non è mai emerso. Aggiungerei che la P2 era uno strumento, e che non era necessario che chi utilizzava lo strumento vi fosse iscritto».
Che cos’era, a suo giudizio, la Loggia P2?
«Un’organizzazione occulta che aveva uno scopo politico, quello di conservare la situazione politica e istituzionale italiana nelle condizioni degli anni ’50 e dei primi anni ‘60. La Costituzione entra in vigore nel 1948, ma a lungo non è del tutto applicata.
Bisogna aspettare, per esempio, il 1963 perché le donne siano ammesse alla magistratura. Gli scioperi, che sono esplicazione di un diritto costituzionale, negli anni ’60 vengono pesantemente repressi dalla polizia, che a volte spara e uccide i dimostranti».
A Licata, a Reggio Emilia, a Palermo, Genova, Battipaglia, Avola…
«Quando a partire dal 1968 la spinta verso l’attuazione della Costituzione diventa più marcata, cominciano le stragi.
Non scordiamo che la loggia P2 ha molto, ma davvero molto, a che fare con le stragi e con la gestione politica del “dopo”, che passa attraverso i depistaggi – nascondere le prove, costruirne di false – compiuti da persone con una doppiaappartenenza, servizi segreti e loggia P2».
Il senatore Pellegrino parla della P2 come espressione dell’oltranzismo atlantico…
«C’era stato nel 1967 il colpo di stato in Grecia; prima e dopo (1966 e 1976) in Argentina, nel 1973 in Cile. Se per oltranzismo intendiamo l’estremismo radicale, questa era una chiara scelta di politica estera occidentale. Che aveva di fronte altrettanto oltranzismo da parte dell’Unione sovietica, con l’invasione dell’Ungheria nel 1956, quella della Cecoslovacchia nel 1968, il rischio della guerra nucleare. Verso la fine della Guerra mondiale Stati Uniti, Gran Bretagna e Unione Sovietica si sono ripartiti a Yalta territori e zone d’influenza, e il controllo sulle zone “proprie” è diventato sempre più rigido con il passare del tempo. In questo contesto, la P2 ha svolto un servizio sotterraneo che ha contribuito alla gestione di questapolitica dei blocchi in Italia – e forse non solo – anche attraverso le bombe e la gestione degli effetti delle bombe».
A Castiglion Fibocchi vennero trovate anche delle buste sigillate, giusto?
«Erano oltre una trentina di buste, che contenevano, ad esempio, carte relative a una specie di finanziamento occulto della Rizzoli – la cui catena di comando era composta da piduisti – alla Democrazia Cristiana, ed al famoso conto “Protezione”, un conto svizzero sul quale erano pervenuti milioni di dollari destinati al Partito socialista. A mio parere il contenuto delle buste erano armi di ricatto. La P2 era in condizione di gestire la politica con la messa in opera o la prospettazione di forme di ricatto anche soltanto insinuate».
In questa prospettiva, Aldo Moro, leader dc rapito e poi ucciso, è un nemico della P2?
«Sì, senza dubbio, perché lavorava per il superamento della conventio ad excludendum del Partito comunista italiano in una prospettiva di occidentalizzazione del medesimo che lo avrebbe definitivamente sganciato dall’Unione Sovietica. Quando il generale Jucci dice che la morte di Moro andava bene a tutti, non fa una affermazione irragionevole».
Jucci ricorda quanto Cossiga soffrisse per la morte di Moro…
«Stimola a riflettere la sua descrizione di un Cossiga che si dimette e che continua a tormentarsi col dire “potevo fare di più”. Mi chiedo se l’afflizione di Cossiga non derivasse dalla consapevolezza che per salvare Moro fosse stato fatto veramente poco».
Cossiga sembrava avere le mani legate. E quindi era difficile ottenere un risultato diverso, o no ?
«Temo anch’io che non ci fossero alternative. Chi ha scelto i membri del comitato di crisi che ha gestito la vicenda, infarcendolo di aderenti alla P2? È stato il ministro dell’interno, gli sono stati “suggeriti”?. Insomma, Cossiga era libero di scegliere? Libero dalle influenze altrui (ed anche dalle convinzioni politiche proprie)? Il suo tormento dipende dall’aver messo davanti al salvataggio della vita di Aldo Moro altre esigenze che il salvataggio impedivano?».
Voi trovate le carte della P2, ma ve le tolgono…
«Il processo venne spostato a Roma molto celermente, dati i tempi della giustizia. Stavamo lavorando su aspetti che riguardavano Michele Sindona e il crac del suo impero economico, i suoi rapporti con Gelli, l’omicidio di Giorgio Ambrosoli… Il 17 marzo 1981 scopriamo le carte di Licio Gelli e a inizio settembre la Cassazione dice che per le indagini sulla P2 è competente la procura di Roma. Al momento della scoperta temevamo che i Servizi sarebbero venuti a riprendersi furtivamente le carte, per questo avevamo fotocopiato e nascosto le copie dei documenti più importanti; non se le sono prese in quel modo, il sistema ha fatto sì che diventassero innocue solo qualche mese più tardi».
Ha mai immaginato una realtà distopica, nelle quali le carte restano a Milano?
«Avremmo scoperto il sistema della corruzione una decina d’anni prima del 1992. Ma allora non sarebbe stato possibile, non era ancora caduto il muro di Berlino...».
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