la Repubblica, 6 marzo 2024
Lo scoop che accusa il regista premio Oscar
BERLINO – Un soldato americano alza le braccia al cielo pochi istanti dopo che una pallottola lo ha colpito alle spalle: generazioni di cinefili hanno impressa nella memoria quella sequenza iconica, incredibile. Quarant’anni fa la magistrale interpretazione di Willem Dafoe e la pirotecnica regia di Oliver Stone trasformarono un film sul Vietnam come Platoon in un potente manifesto contro la guerra. In quegli anni il regista newyorchese cementò la sua reputazione di cantore della “cattiva coscienza dell’America” con Assassini nati eNato il 4 luglio.
Stone nutriva anche un giudizio pessimo del turbocapitalismo imperante degli anni ’80, e lo dimostrò in un’altra pellicola diventata leggendaria, Wall Street.
Ma dal 2001, dall’attentato alle Torri gemelle, l’antiamericanismo del regista newyorchese ha cominciato ad assumere tratti morbosi, esasperati. Stone commentò che l’attacco di Bin Laden al cuore dell’America era stato «una ribellione contro la globalizzazione e l’American Way». Da allora ha iniziato a sviluppare un amore imbarazzante, dichiarato, per i dittatori comunisti, da Chavez a Fidel Castro. Infine, per i dittatori tout court. Per la sua vergognosa intervista a Vladimir Putin, Stone andò al Cremlino una dozzina di volte tra il 2015 e il 2017. E con il film di propaganda Le interviste a Putin, Stone sembrava già aver toccato il fondo. Ma stando a un clamoroso scoop di alcuni media internazionali tra cui Spiegel, Standard e Vlast, il regista d vincitore di tre premi Oscar continua a scavare. La sua passione per autocrati e dittatori è diventato un mestiere.
Stone e il suo partner in affari, il regista di origine ucraina Igor Lobatonok, hanno offerto a vari autocrati di girare pseudo documentari con il marchio del regista americano, ovviamente dietro compenso milionario. Tra i nomi per i quali i due soci avrebbero preparato dei “pitch”, delle offerte-pilota per girare un film che si sarebbe poi fregiato del marchio “Oliver Stone Documentary” figurano il dittatore bielorusso Alexsander Lukascenko, l’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan e quello azero Ilham Alijev. Secondo Spiegel, solo nel caso della marionetta del Cremlino Lukashenko il regista americano avrebbe avuto qualche riserva. E nel frattempo uno di questi film agiografici mascherati da documentari è già stato prodotto: Qazaq. History of the Man illustra le gesta dell’ex dittatore kazakoNursultan Nazarbaev. Sulla copertina nera e oro si vedono Oliver Stone, il suo socio Lopatonok e il dittatore. Un imbarazzo sin dalla locandina. Tuttavia anche le riprese del film e la sua presentazione pubblica meritano di essere raccontate.
Gli sceneggiatori, se così si possono definire, hanno preparato 130 domande che sono state mandate allo staff del dittatore per l’approvazione. E i desiderata di Nazarbaev sono stati poi accolti alla lettera da Stone, che ha rivolto le domande concordate quasi alla lettera all’ex presidente kazako. Una fonte che ha partecipato alle riprese racconta che «Nazarbaev ha continuato a chiedere modifiche al film e aggiustamenti per migliorare la sua immagine». E qualsiasi argomento spinoso, dai problemi dell’economia kazaka alla condizione precaria dei cittadini e alle violazioni dei diritti umani, è stato rigorosamente“dimenticato”. Alla prima mondiale ad Astana, nella capitale del Kazakhstan, Stone ha mentito spudoratamente sostenendo di aver potuto rivolgere «qualsiasi domanda» all’ex dittatore. E si è dimenticato di fare accenno alle violazioni dei diritti umani, come aveva promesso in una mail tra soci citata dallo Spiegel.
Le riprese di “Qazak” sono cominciate nel 2020 e terminatel’anno dopo, il documentario è stato poi diffuso in due versioni: un film e una miniserie. Ed è stato presentato nel 2021 soltanto negli Stati Uniti e in Italia, segnatamente alla Festa del cinema di Roma. Dove Stone ha avuto modo di delirare sulle ragioni del suo fascino per il dittatore kazako: «Mi ha molto colpito quest’uomo: 40 anni al potere in un Paese come quello non era possibile gestire le cose senza pugno duro. In più occasioni è stato messo alla prova. A differenza di quanto accaduto in Ucraina che ha perso la propria onestà intellettuale e dove chi è contro il regime viene preso per traditore, lui si è mantenuto calmo... Non è successo lì quello che è successo in Ucraina». Quanto cinismo.