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 2024  marzo 06 Mercoledì calendario

Palombari e robot Così l’Italia protegge i cavi sui fondali dal pericolo attentati


Il presente ricorda ancora Jules Verne ma diventerà rapidamente un racconto di Philip K. Dick: oggi palombari negli scafandri; un domani molto prossimo droni-guardiani pilotati dall’intelligenza artificiale. La protezione dei fondali è diventata la sfida per salvaguardare l’economia globalizzata e la società digitale: sotto il mare corrono le autostrade che trasportano energia e cavi, le risorse fondamentali per la vita di tutti. Sono infrastrutture fragili e indifese, costruite nella stagione di pace che ci siamo lasciati alle spalle: il nervo scoperto dell’Occidente. Lo hanno dimostrato i sabotaggi dei gasdotti nel Baltico e lo stanno confermando i danni ai cavi in fibra ottica nel Mar Rosso attribuiti agli Houti, tali da amputare un quarto del traffico internet tra Europa e Asia.
Nell’ottobre 2022, all’indomani della distruzione dei tubi Nord Stream 2, la Marina italiana è stata la prima a pattugliare le arterie sottomarine. L’operazione “Fondali Sicuri” si concentra sui tre snodi per la sopravvivenza della Paese: le due condotte Transmed e Greenstream nel Canale di Sicilia più quella del Tap in quello di Otranto. Non a caso, anche negli anni precedenti l’invasione dell’Ucraina navi spia e sommergibili russi si sono spesso aggirati proprio in queste zone.
Adesso la sorveglianza è affidata soprattutto ai cacciamine, quelli che una volta rimorchiavano draghe e scandagli mentre adesso sono centrali naviganti con apparecchiature sofisticate per scrutare le profondità: hanno mini-sottomarini filoguidati “MultiPluto” dotati di telecamere e di un braccio meccanico per rilevare ogni presenza anomala. Il timore infatti è che qualcuno possa avere nascosto da tempo trappole esplosive, da attivare nei momenti di crisi. E quando i sonar di bordo o i visori dei battelli telecomandati individuano un oggetto sospetto, spesso tocca ai palombari andare a verificare. Sono gli operatori del Comsubin, il reparto di sommozzatori più famoso formato da uomini e dall’unica donna che ha superato finora le durissime selezioni: con lo scafandro rigido A.D.S. possono scendere addirittura a seicento metri.
Le cose cambieranno presto. Sta per venire completata una nuova nave dal look avveniristico, la “Olterra”, progettata per interfacciarsi con automi sottomarini: droni-ispettori che compiranno il monitoraggio delle condotte obbedendo all’intelligenza artificiale. Già oggi la Marina dispone di due sistemi “Hugin”, uno dei quali si spinge a tremila metri: una vedetta robot nell’abisso. Anche i sottomarini U212 NFS – il primo è in costruzione – avranno la stessa capacità: restando in immersione, sguinzaglieranno sciami di droni a cui delegare ricognizioni, sminamenti e lotta contro gli intrusi.
Il problema è che i cavi in fibra ottica sono più vulnerabili delle condotte energetiche: sono grandi come un tubo per innaffiare e possono essere divelti dall’ancora di un peschereccio o da una robusta cesoia. E sono infinitamente più diffusi: nel Mediterraneo si estendono per centinaia di migliaia di chilometri e smistano quasi un quinto del traffico web mondiale, collegando trecontinenti. Sulla mappa l’intera Penisola sembra avvolta in un gomitolo di linee subacquee, che si fa fittissimo intorno alla Sicilia. Non basta presidiare la superficie e il cielo per allontanare le minacce: ci vuole una rete di allerta sotto le onde.
L’embrione è stato allestito nel bunker di Santa Rosa, il quartier generale alle porte della capitale: nella sala situazione arrivano le informazioni top secret sui movimenti sottomarini trasmesse dalla Nato e dagli alleati, a partire da francesi e americani. E sempre lì confluiscono i dati forniti dalle aziende che gestiscono cavi e condotte, oltre a quelli dei ministeri interessati: un grande fratello orwelliano che veglia sul profondo dei mari.
Gli sviluppi invece saranno concepiti in un laboratorio creato a La Spezia per mettere insieme forza armata, industrie, università e dicasteri. Tra i protagonisti c’è Fincantieri: «Nei fondali ci sono le radici della globalizzazione: per questo è molto importante proteggerle – sottolinea l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero –. Il nostro Paese sta svolgendo un ruolo chiave in questa sfida. A dicembre è stato lanciato il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea, un hub strategico per sviluppare mezzi e competenzeper esplorare, conoscere, difendere e valorizzare il mondo subacqueo in modo sostenibile e consapevole. Fincantieri sta puntando con determinazione sull’ underwater : dal 1929 abbiamo costruito 180 sottomarini e vogliamo continuare a essere una locomotiva di questa nuova filiera». I progettisti lavorano su una vasta gamma di automi, piccoli e grandi, in superficie o in immersione, destinati a dialogare tra loro, coordinandosi con navi-madre senza equipaggio. La battaglia navale del futuro sarà tutta dei robot: ventimila droni sotto i mari. E la posta in gioco è colossale: i fondali sono il nuovo Eldorado, dove si trovano giacimenti di idrocarburi e di minerali rari. Lì ci sono tesori che stanno già cambiando la geopolitica della ricchezza, a partire proprio dal Mediterraneo.