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 2024  marzo 06 Mercoledì calendario

Italia in cassa integrazione

 
Se la ricchezza del Paese cresce di poco il lavoro riprende a soffrire e a calare, con la cassa integrazione che (purtroppo) riprende a correre. Nel quarto trimestre del 2023 il prodotto interno lordo è infatti aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% sul 2022, in lieve rialzo rispetto allo 0,5% registrato in via preliminare. Un piccolo aggiustamento che, fa sapere l’Istat, fa sì che per quest’anno la crescita già acquisita sia dello 0,2 anziché dello 0,1. Lo spread tra i nostri titoli di Stato decennali ed il bund tedesco scende a quota 137 punti, ma non c’è da brindare perché nei fatti l’economia italiana sta rallentando: tra i settori, infatti, nell’ultimo quarto dell’anno solo le costruzioni hanno fatto segnare una buona crescita. Ancora giù (-1,4%) i consumi delle famiglie scesi di ben 4 miliardi di euro, mentre sul fronte del lavoro le ore lavorate sono aumentate dello 0,8% e le posizioni lavorative appena dello 0,5. A gennaio, come è noto, l’occupazione però è tornata a calare e soprattutto è aumentato molto il ricorso agli ammortizzatori sociali.
La frenata di gennaio
Nel primo mese dell’anno le imprese italiane hanno chiesto poco meno di 50 milioni di ore di cassa integrazione, che corrispondono a oltre 6 milioni di giornate lavorative sottratte alla produzione. È come se in aggiunta ai 34 mila posti in meno certificati venerdì scorso dall’Istat l’Italia ne avesse persi altri 266 mila, stima il Centro Studi di Lavoro&Welfare in un report realizzato in collaborazione con Studio Labores di Cesare Damiano.
«Il mese di gennaio – scrive Giancarlo Battistelli nella presentazione della ricerca – si apre con un consistente aumento nella richiesta di ore di cig, in tutte le sue tipologie. La richiesta si concentra con forza nella cassa integrazione ordinaria (cigo) e nella cassa straordinaria (cigs), tipologie nelle quali, in questo inizio 2024, si registra il 90% delle ore autorizzate». In tutto, compreso il ricorso ai fondi di solidarietà, sono state autorizzate 49.112.597 ore (+68,56% rispetto a dicembre 2023, +16,75% su gennaio 2023). In dettaglio parliamo di poco più di 24 milioni di ore di cassa ordinaria, in crescita del 16,35% rispetto a dicembre e del 44,41% rispetto a gennaio di un anno fa; di 23 milioni di ore di cassa straordinaria (+219,24% rispetto a dicembre e +0,57% sul 2023) e di 134 mila ore di cassa in deroga (+22,29% rispetto a dicembre e + 498,11% sul 2023) mentre i fondi di solidarietà (1,17 milioni di ore) crescono del 35 rispetto a dicembre e calano del 34,58% sul 2023.
I settori che soffrono
«Il livello di richiesta – spiega Battistelli – si è mantenuto alto, sia per l’influenza degli eventi climatici, che hanno aggiunto un’alta variabilità mensile, sia per le crescenti difficoltà economiche e produttive in alcuni settori produttivi». A gennaio il settore meccanico è quello che ha richiesto più ore: oltre 16 milioni (-16,54%). Seguono il settore metallurgico, con oltre 8 milioni di ore (+143,73%), quindi trasporti e comunicazioni con oltre 4 milioni di ore (+184,03%), il settore tessile con oltre 3 milioni di ore (+85,87%), il commercio, con oltre 3 milioni di ore (+148,55%) ed il comparto chimico con oltre 2 milioni di ore (-31,28%). Se si guarda solo la cigs, strumento che misura meglio il livello di crisi delle nostre imprese e che viene utilizzato soprattutto per ridurre l’orario di lavoro attraverso contratti di solidarietà ( 70,93% del totale) o per sospendere/ridurre l’occupazione, i settori più «colpiti» sono il comparto della metallurgia che ha visto la cigs crescere del 301% a 6 milioni di ore il ricorso alla cassa straordinaria, la meccanica (+331% a quota 6,6 milioni di ore), il legno (+325%), trasporti e comunicazioni (4,5 milioni di ore e +1.358%) ed il settore carta e stampa (+115%).
La fotografia delle regioni
A livello regionale a soffrire sono praticamente tutte le regioni economicamente più importanti. Rispetto al 2023, infatti, la somma delle ore di cassa integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, è aumentata del 120% in Emilia Romana, del 90,03% in Veneto, del 51,59% in Friuli Venezia Giulia, del 48,17% in Piemonte e dell’8,77% in Lombardia. La Valle d’Aosta fa segnare un +1.658% passando però da un utilizzo quasi nullo degli ammortizzatoti (1.496 ore a gennaio 2023) a 26.314 ore, la Liguria invece fa segnare un – 29%, bene anche Trentino Alto Adige, Molise, B asilicata. Al centro le Marche fanno segnare un +125,75% (a 1,3 milioni di ore) ed il Lazio +8,66% a quota 5,15 milioni di ore. Mentre al Sud spicca il +322,74% della Puglia che passa da 2,7 a 9,61 milioni di ore di cassa integrazione.
Gli effetti sugli occupati
Se consideriamo le ore totali di cig equivalenti a posti di lavoro con lavoratori a zero ore si arriva ad un totale di 266.916 persone totalmente assenti dal lavoro: di queste, in particolare, ben 52.237 riguardano la Puglia, 42.307 la Lombardia, 33.162 il Veneto, 28.172 il Lazio, 24.726 l’Emilia Romagna e 17.945 il Piemonte. Pesante anche il conto pagato direttamente dai lavoratori: in media, un lavoratore in cig a zero ore nel mese di gennaio, ha perso 529 euro di reddito netto per un totale complessivo di 140 milioni di euro. —