Corriere della Sera, 5 marzo 2024
Intervista a Elly Schlein
Elly Schlein, la prossima sfida per lei è l’Abruzzo.
«Sì. Mi sento fiduciosa perché lì c’è una coalizione che tiene insieme tutte le forze alternative alla destra con una bella candidatura che è quella di Luciano D’Amico, un competente, che dovunque è stato, all’azienda dei trasporti o all’università di Teramo, ha sempre messo insieme delle “fabbriche di futuro”. È quello che serve dopo questi 5 anni di malgoverno da parte di Marsilio e della destra».
Lei ha avuto l’impressione che la destra, dopo la Sardegna, sia più preoccupata per queste elezioni in Abruzzo?
«Fanno bene a essere preoccupati perché hanno governato male. Noi abbiamo scelto il candidato per competenza, non per appartenenza e nemmeno per obbedienza. Invece Marsilio è stato imposto da Giorgia Meloni. È un candidato che non è nemmeno abruzzese e che di certo non può governare per procura prendendo ordini dalla premier. Ma ora gli abruzzesi possono riprendersi in mano il loro futuro con una persona che li rappresenta e conosce il territorio e le sue problematiche, come D’Amico. Per usare uno slogan: l’Abruzzo guidato dagli abruzzesi».
Il centrodestra non intende mollare, però.
«Io non mi nascondo che è una sfida molto dura. Loro, proprio perché sanno che hanno governato molto male, ora stanno facendo promesse alla Achille Lauro. In questo senso è emblematica la vicenda della Roma-Pescara. Il governo prima taglia le risorse dal Pnrr per quella tratta ferroviaria, poi, a pochi giorni dal voto, dice di averle ritrovate e che metterà in campo 727 milioni dai fondi per lo sviluppo e la coesione, che toglierà ad altri progetti che comunque spettavano all’Abruzzo. Insomma, un furto mascherato, un clamoroso gioco delle tre carte. Io credo che gli abruzzesi il 10 marzo possano veramente reagire a questa presa in giro e a questi cinque anni di malgoverno».
Accuse, le sue, basate su fatti concreti?
«L’Abruzzo è una regione molto verde. Il 37 per cento del territorio è composto da aree protette e questi in una notte hanno fatto un blitz in Consiglio regionale e hanno ridotto la riserva del Borsacchio da 1100 a 22 ettari. Vuole un altro esempio? Nei miei giri in Abruzzo sono andata a visitare un ponte che è crollato un anno fa. La regione non ha mosso un dito perché Marsilio guarda prima al colore politico dei sindaci che alla loro fascia tricolore, ma non è così che si amministra un territorio. E poi non abbiamo mai visto Marsilio alzare la voce quando il governo nazionale ha scelto di tagliare enormi risorse del Pnrr all’Abruzzo, né lo abbiamo mai sentito proferire una parola sull’autonomia differenziata. Lui obbedisce a Meloni, per questo una nostra vittoria rappresenterebbe anche un bel segnale contro l’atteggiamento arrogante di Meloni».
In Abruzzo state tutti insieme in un campo larghissimo, ma in Basilicata e in Piemonte Giuseppe Conte respinge i vostri tentativi unitari. Come la mettete voi del Pd?
«Io continuo a pensare che uniti si vince e che occorra testardamente costruire le ragioni dell’unità sui temi. Lo abbiamo fatto in Abruzzo aiutati dall’intelligenza e dall’empatia di D’Amico, possiamo farlo anche altrove. Naturalmente, ogni territorio ha una sua storia ma soprattutto là dove si è fatta opposizione insieme gli argomenti per stare insieme non mancano. Il Partito democratico continuerà a lavorare in questa direzione».
Rimanendo sul tema dei vostri rapporti con Conte: il leader del Movimento 5 stelle dice che il Partito democratico sull’Ucraina sbaglia. Cosa gli risponde?
«Noi non costruiamo la nostra posizione in relazione a quella degli altri ma per quello che crediamo sia giusto fare. Io penso che il sostegno a Kiev non sia in contraddizione con la richiesta di più sforzo europeo per una pace giusta, perché se non fosse arrivato un supporto all’Ucraina a quest’ora staremmo già discutendo di come Putin abbia riscritto i confini europei manu militari, cioè attraverso l’uso della forza e per noi questo non e accettabile».
Conte dice anche che non bisogna più fornire aiuti militari a Kiev e che non si deve tifare per una vittoria dell’Ucraina. Perché voi che accusate Matteo Salvini di filo-putinismo «salvate» invece il leader dei 5 stelle? Due pesi e due misure?
«Mi pare che anche i 5 stelle abbiano come obiettivo la pace giusta, al pari di noi. Ma noi pensiamo che le condizioni di quella pace le stabiliranno gli ucraini. Ci possono essere delle divergenze su come arrivare a questa pace ma l’obiettivo è lo stesso».
Il Partito democratico voterà a favore della missione Aspides, al contrario dei 5 stelle e dei rosso-verdi di Avs. Un’altra differenza di posizioni...
«È una missione difensiva per tutelare la libertà di navigazione, decisa unitariamente dall’Ue sulla base di una risoluzione Onu. La sosterremo, ma chiediamo un impegno diplomatico molto maggiore del governo per il cessate il fuoco a Gaza e per evitare l’allargamento del conflitto, così come più aiuti umanitari».
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«Sì, abbiamo una delegazione che in queste ore è in visita a Rafah per ribadire il nostro impegno per un cessate il fuoco, per fermare l’inaccettabile massacro di civili e per liberare gli ostaggi detenuti da Hamas».
Lei crede che la tensione tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini che ogni tanto fa fibrillare la maggioranza alla lunga possa portare a una crisi di governo, magari dopo le elezioni europee?
«Anche se sono più bravi di noi a nascondere le loro divisioni, la tensione c’è e si vede, ma non sta portando alla caduta del governo bensì alla paralisi del Paese. E questo ci preoccupa. Loro sono bravi a spartirsi le poltrone e si muovono solo per quello, ma rinviano tutti i problemi da affrontare perché non sanno come fare».
Maurizio Landini ha annunciato l’avvio di una grande stagione di referendum contro il governo. E voi?
«Noi guardiamo con interesse alle iniziative della Cgil anche se il nostro è un ruolo diverso. E non escludo che si possano mettere in campo anche delle nostre iniziative».
Schlein, è soddisfatta per il Congresso del Partito socialista europeo che si è chiuso domenica a Roma?
«È stato un grande onore ospitare la nostra famiglia socialista. Dopo che abbiamo visto Salvini e Meloni portare in Italia nazionalisti, estremisti di destra e nemici del nostro Paese, noi siamo contenti di aver accolto leader che hanno lavorato con noi per la Next generation Eu».